GARINO, Maurizio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
GARINO, Maurizio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Ploaghe
Data di nascita
November 1 1892
Luogo di morte
Torino

Biografia / Storia

Nasce a Ploaghe (SS) il 1° novembre 1892 da Michele e Nicoletta Chiglioni, operaio. Nel 1895 la famiglia si trasferisce a Torino e nel 1900 a Cassine (AL). Dopo le scuole elementari e una breve permanenza in un collegio religioso G. inizia a lavorare come apprendista falegname, diventando poi modellista meccanico. Ritornato a Torino nel 1906, nel 1908 aderisce al Fascio Giovanile Socialista Torinese. Di orientamento astensionista, si avvicina all’anarchismo durante l’agitazione pro Ferrer, nell’autunno 1909. Agli inizi del 1910 F. è, con Ferrero, uno dei fondatori della Scuola Moderna, una sorta di circolo culturale finalizzato alla formazione culturale e politica dei militanti operai, che pubblica anche un proprio bollettino semestrale. Attivo nella campagna contro la guerra tripolina, dopo la firma della convenzione tra la FIOM e il Consorzio automobilistico torinese (gen. 1912) duramente contestata dai disorganizzati perché in cambio del “sabato inglese” aboliva le tolleranze e introduceva la trattenuta sindacale obbligatoria, G. aderisce al nuovo SUM, sorto per opera dei sindacalisti rivoluzionari, e partecipa allo sciopero proclamato dal SUM, risoltosi dopo più di due mesi con una grave sconfitta. L’esperienza negativa della divisione sindacale lo induce a farsi portatore nell’ambito del Fascio Libertario Torinese, insieme con Ferrero, della scelta unitaria a favore della FIOM, anche dopo la costituzione, nel novembre 1912, dell’USI. Il grande conflitto nel settore d’auto della primavera 1913, risoltosi favorevolmente per la FIOM, segna l’eclissi del sum, a cui farà seguito una sezione torinese dell’usi guidata da Ilario Margarita. Nel giugno 1914 G. ha un ruolo di primo piano negli scioperi della Settimana rossa. Arrestato per “violenza privata, minaccia e porto d’arma”, viene tuttavia prosciolto. Lo scoppio della guerra lo vede su posizioni rigidamente antiinterventiste. Il suo attivismo politico e sindacale lo costringe a cambiare continuamente posto di lavoro (Fonderie Subalpine, Acciaierie FIAT, Officine Savigliano ecc.). Dichiarato abile (anche se riformato alla visita di leva), ottiene l’esonero come “operaio specialista”. Contrario alla partecipazione al Comitato di mobilitazione industriale, la sua intensa partecipazione ad azioni rivendicative gli costa l’esonero (ma verrà poco dopo nuo-vamente riformato) e il posto di lavoro. Tra un licenziamento e l’altro, è sempre in prima fila nelle agitazioni e partecipa ai moti torinesi dell’agosto 1917. All’interno della Sezione torinese della fiom è, con Ferrero, tra gli oppositori della linea sia della segreteria sezionale che di quella federale e lo scontro di tendenze si fa così acceso che, in occasione del Convegno Regionale Metallurgico del 22 settembre 1918, si deve ricorrere al referendum di lista per la nomina dei delegati. Ma, soprattutto, ai riformisti appare “strano che nei delegati a questo convegno si debba includere dei compagni anarchici (quale Garino) che non possono essere favorevoli che alla assoluta autonomia della Organizzazione” (C. Artesani, Ai compagni, «La Squilla», 12 set. 1918). Preoccupazione principale dei riformisti è la possibile saldatura tra il “gruppo libertario”, fautore dell’autonomia sindacale ma a loro avviso deciso a “nascondere dietro il paravento dell’unità sindacale il [suo] sogno di conquista”, e la corrente massimalista, i cosiddetti “rigidi”, convinta della subalternità del sindacato al partito (G. Gotta, Ognuno al suo posto, «La Squilla», 19 ott. 1918). In effetti, agli inizi del 1919 l’opposizione alla linea del Comitato Direttivo si va coagulando in un blocco anarco-massimalista. Le Commissioni interne, riconosciute dall’accordo del 20 febbraio 1919, tendono superare le proprie prerogative sfuggendo al controllo dell’organizzazione e in qualche modo sostituendosi ad essa. Dall’agosto 1919, a iniziare dalla FIAT Centro, le Commissioni interne procedono alla elezione dei commissari di reparto che danno vita ai Consigli di Fabbrica, ciascuno dei quali nomina un Comitato esecutivo che a sua volta assume le funzioni di Commissione interna. Il 17 ottobre la prima riunione dei Comitati esecutivi dei Consigli costituisce un Comissariato centrale dei Consigli. Il 1° novembre l’assemblea della Sezione torinese della FIOM approva “a grande maggioranza” l’odg. Boero-Garino, favorevole alla “costituzione dei Consigli operai di fabbrica, mediante l’elezione dei Commissari di reparto” (p. t. [P. Togliatti[, L’Assemblea della Se-zione Metallurgica Torinese, «L’Ordine nuovo», 8 nov. 1919), mettendo in minoranza il vecchio Consiglio Direttivo ed eleggendone uno nuovo, provvisorio, al cui interno Ferrero, pare su indicazione di G. che declina un primo invito, assume le funzioni di segretario. Contestualmente, viene istituita una Commissione di studio sui consigli, alla quale partecipano anche G. e Ferrero, e che tiene spesso le sue riunioni nei locali de «L’Ordine nuovo». Da qui nasce anche la consuetudine con gli ordinovisti e con Gramsci, che scriverà dei due anarchici in termini estremamente positivi (Cosa intendiamo per demagogia, «Avanti!», ed. piemontese, 28 ago. 1920), e una collaborazione che si esprimerà nel manifesto Per il Congresso dei Consigli di fabbrica, apparso ne «L’Ordine nuovo» del 27 marzo 1920. Al Convegno straordinario della FIOM a Firenze (9-10 nov.1919) Boero e Garino riescono a ottenere che i vertici federali consentano all’“esperimento dei Consigli di fabbrica” intesi come “la continuazione dell’opera delle Commissioni interne coordinata con quella dell’organizzazione” (M. Antonioli, B. Bezza, p. 575). Nell’aprile 1919 G. è, come rappresentante degli anarchici torinesi, tra i fondatori dell’Unione Comunista Anarchica Italiana (UCAI) al Congresso di Firenze, dove è designato quale membro del Consiglio generale. Nel dicembre dello stesso anno partecipa al Congresso straordinario della cdl di Torino e presenta una mozione a favore dei Consigli, ritenuti “ai fini dei principi comunisti-antiautoritari, organi assolutamente anti-statali e possibili cellule della futura gestione della produzione agricola e industriale”. Quando, nel maggio 1920, si tiene a Genova il Convegno nazionale della FIOM, difende la linea conflittuale dei metallurgici torinesi e “deplora la mancanza di solidarietà del Comitato centrale e della Confederazione del lavoro” (ivi, p. 590). Nel giugno successivo interviene con Ferrero al Congresso anarchico piemontese proponendo il medesimo odg del Congresso camerale e se ne farà portatore anche al Congresso bo-lognese dell’UAI (1°-4 lug. 1920). Protagonista dell’occupazione delle fabbriche, nel settembre 1920, al Congresso nazionale della fiom tenuto a Milano, all’Umanitaria, appoggia l’odg Ferrero e rimprovera ai dirigenti nazionali di avere in qualche modo illuso “la massa operaia che non distingue se il movimento fosse sindacale o politico, aveva creduto che voi sareste andati fino in fondo, che voi l’avreste condotta al gran gesto rivoluzionario”’(ivi, p. 625). Nel 1921 entra a lavorare in una cooperativa, di cui poi diventerà dirigente e che sarà trasformata in seguito in società per azioni per evitare di essere fascistizzata. Durante il ventennio, infatti, rimane a Torino subendo continui arresti e persecuzioni. Dopo l’8 settembre 1943 riorganizza il movimento anarchico torinese e dà vita al Circolo di Studi Sociali. Prende parte alla guerra di liberazione; arrestato nell’ottobre 1944, viene rilasciato grazie a uno scambio di prigionieri. Dopo la Liberazione partecipa alla vita del movimento libertario piemontese ricostituendo la Scuola Moderna, che pur svolgendo un’intensa attività culturale con l’organizzazione di diverse conferenze sui più svariati temi, non avrà più quel carattere formativo dei militanti che aveva avuto in passato. Dirigente dell’ANPPIA, muore a Torino nell’aprile 1977. (M. Antonioli – T. Imperato)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; U. Marzocchi, Maurizio Garino, «Umanità nova», 19 giu. 1977.
 
Bibliografia:
scritti di G.: L’occupazione delle fabbriche nel 1920, «Era nuova», 1° apr. 1950; L’incendio della Camera del Lavoro di Torino (1922), in Dall’antifascismo alla resistenza. Trenta anni di storia italiana, Torino 1961.
Scritti su G: P.C. Masini, Anarchici e comunisti nel movimento dei Consigli a Torino, Torino 1951;Un trentennio di attività anarchica. 1914-1945, Cesena 1953; G. L[attarulo] - R. A[mbrosoli], I consigli operai. Un’intervista con il compagno Maurizio Garino, «A rivista anarchica», apr. 1971; M. Antonioli, B. Bezza, La Fiom dalle origin al fascismo, 1901-1924, Bari 1978, ad indicem; EAR, ad nomem; Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomem; M. Revelli, Maurizio Garino: storia di un anarchico, «Mezzosecolo», n. 4, 1980/82.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Michele e Nicoletta Chiglioni

Bibliografia

2003

Iconografica

Persona

Collezione

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