​GARDI, Leone

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​GARDI, Leone

Date di esistenza

Luogo di nascita
Conselice
Data di nascita
August 3 1895
Luogo di morte
Bologna

Biografia / Storia

Nasce a Conselice (RA) il 3 agosto 1895 da Giuseppe e Carolina Tirapani, falegname, poi impiegato di ditte private. Detto “Leo”. Cresce in una famiglia numerosa, composta dai genitori e da cinque figli (ha tre sorelle e un fratello). Autodidatta, si forma una discreta cultura, soprattutto politica, attraverso la lettura di Bakunin, Marx, Malatesta e altri teorici dell’anarchismo e del marxismo. È in relazione con altri anarchici della provincia. Per la sua cultura e per l’appassionata difesa dei suoi ideali gode di una notevole influenza tra i suoi compagni tanto da essere considerato dalla polizia il loro ispiratore e capo in ambito locale. Per queste ragioni le Autorità lo ritengono un soggetto pericoloso da tenere sotto sorveglianza. Già in epoca giolittiana, in occasione di particolari avvenimenti e feste civili, viene spesso fermato dai Carabinieri e trattenuto poi per qualche giorno nella Rocca di Lugo che ospita le carceri mandamentali. Nel 1920, per decisione del locale Gruppo anarchico, diventa ufficialmente il corrispondente da Conselice per la stampa libertaria. Nell’anno successivo le fonti di polizia lo indicano come “Segretario” dello stesso Gruppo. Il 15 luglio 1921 è arrestato con altri compagni dai Carabinieri di Lavezzola (Comune di Conselice) per complicità in mancato omicidio politico in persona di militari dell’Arma, nonché per associazione a delinquere e formazione di banda armata. Il Tribunale di Ravenna, con sentenza dell’8 dicembre successivo, pro-scioglie tutti gli imputati per insufficienza di prove. È diffidato nel febbraio 1927, in seguito viene proposto per l’assegnazione al confino di polizia o per l’ammonizione ma l’apposita Commissione Provinciale, esaminando in novembre il suo caso, non rileva elementi sufficienti per infliggergli il provvedimento. Secondo le fonti di polizia (ma la circostanza è decisamente negata dai familiari ancora viventi), verso la fine degli anni Venti sarebbe passato al PCdI. Continua a frequentare “compagnie di elementi politicamente sospetti” e a dare adito a sospetti di svolgere opera di propaganda, per cui nel maggio 1930 viene di nuovo proposto per l’ammonizione ma tutto resta sospeso perché egli nel frattempo si trasferisce per ragioni di lavoro a Torre Cer-chiara in provincia di Cosenza, in una zona di bonifiche. Nel dicembre dello stesso anno ritorna a Conselice, dove prosegue la vigilanza nei suoi confronti. Vive appartato e non frequenta luoghi pubblici ma solo gli amici più intimi. Ancora nel 1936 la polizia segnala che “sebbene non dia luogo a rimarchi politici, conserva sempre le proprie idee”. È radiato per buona condotta dall’elenco dei sovversivi schedati nel 1939. Il 10 giugno 1940, al termine del discorso del Duce per l’entrata in guerra dell’Italia, trasmesso per radio e ascoltato anche a Conselice da gran parte della popolazione in piazza, provoca i fascisti riuniti in un caffè per brindare alla “futura vittoria” dicendo ad alta voce ai presenti: “Mussolini ha firmato la sua condanna a morte!”. La reazione è molto dura, i fascisti lo trascinano in riva a un canale e lo massacrano di botte (dolorante e impossibilitato a muoversi, solo a tarda sera è soccorso dalla vecchia madre e da una sorella che lo riportano a casa su una carriola). Dopo la caduta del fascismo il 25 luglio 1943 si impegna per evitare che avvengano ritorsioni violente e fatti di sangue. Ricercato e in pericolo di vita dopo l’8 settembre, si salva nascondendosi in un tino della cantina vinicola Cortesi a Riolo Terme, uscendone per alcuni mesi solo di notte. È in questo periodo che si ammala di tbc, malattia che gli sarà fatale. Nel periodo finale della guerra e subito dopo è in corrispondenza epistolare con Domenico Zavattero, rientrato dall’esilio e stabilitosi a Ravenna. Muore all’Ospedale Pizzardi di Bologna il 25 giugno 1945. (G. Landi)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Giuseppe Gardi, Testimonianza orale rilasciata a G. Landi a Ravenna il 21 luglio 2003.

Bibliografia: G. Tabanelli, Storia di un anarchico e [G. Gardi], Lo zio Leo, «e’ bafiôn» (Conselice), mar. 1999.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giuseppe e Carolina Tirapani

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

città