GALLINELLA, Giovanni
Intestazione di autorità
- Intestazione
- GALLINELLA, Giovanni
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Roma
- Data di nascita
- 14/03/1903
- Luogo di morte
- Mauthausen
- Data di morte
- 1945
Attività e/o professione
- Qualifica
- Fucinatore
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
Nasce a Roma il 14 marzo 1903 da Pio e Assunta Cappannini, fabbro. Schedato come anarchico a partire dal Primo dopoguerra, tra il 1919 e il 1922 si mantiene in piena attività segnalandosi per la sua “discreta influenza” tra gli anarchici romani. Partecipa agli Arditi del popolo di A. Secondari. Negli anni Venti, e almeno fino al 1930, non ricopre cariche all’interno del movimento, non risulta in contatto con gruppi che non siano quelli romani, e non collabora con giornali e periodici libertari. Viene tuttavia disegnato come un “fervente propagandista” e un “irriducibile avversario del regime”; più volte fermato per motivi politici dichiara – sotto interrogatorio – di “professare teorie anarchiche”. Questi precedenti inducono le autorità fasciste a inserirlo nelle persone da arrestare in determinate circostanze, perché ritenuto capace di “commettere atti diretti a sovvertire l’ordine nazionale”.
Il 15 giugno 1930 viene sorpreso mentre partecipa a una delle riunioni che periodicamente alcuni esponenti dell’anarchismo romano svolgono in un’osteria nella zona di Borgo Pio per discutere della situazione e per raccogliere fondi per le vittime della repressione politica. Arrestato assieme a G. Luzzi, A. Simmi, N. Capecchi, D. Cesarini, A. Paradisi, e ad alcuni esponenti repubblicani e comunisti, riesce a evitare il confino perché ritenuto meno pericoloso degli altri. Viene comunque ammonito e diffidato.
Nel gennaio 1931 viene fermato per gli stessi motivi e condannato a tre mesi di carcere, scontati i quali non viene rilasciato ma proposto per il confino. Il 27 aprile 1931 viene condannato a tre anni e destinato a Ponza. Liberato per fine pena il 20 luglio 1934 riprende immediatamente i suoi contatti politici conservando “tenacemente” le sue idee politiche. Si impegna (anche con i fuorusciti anarchici italiani in Francia) nel sostegno del Comitato pro-vittime politiche e riprende anche qualche forma di propaganda diretta. Sempre vigilato viene nuovamente proposto e assegnato al confino (Ventotene) per quattro anni. Più volte indicato come uno degli elementi più indisciplinati della colonia dell’isola pontina, viene ripetutamente punito. Sconta anche questo periodo ma viene trattenuto come internato durante il periodo bellico. Liberato solo il 31 agosto 1943 rientra a Roma e partecipa immediatamente alla lotta partigiana clandestina ed alla riorganizzazione del movimento nella Capitale.
È arrestato da agenti di PS del Commissariato Ponte il 19 dicembre 1943 e il giorno dopo trasferito nel Carcere di Regina Coeli (n. di matricola: 13213). Il 4 gennaio è caricato, insieme ad altri «292 individui, rastrellati tra elementi indesiderabili» in realtà 326, su un treno alla Stazione di Roma Tiburtina diretto in Germania (Trasporto n. 16). Tra i prigionieri trasferiti oltre a D. vi sono altri anarchici romani. Il viaggio di trasferimento dura nove giorni, attraverso l'Italia e la Germania, con una sosta nel Lager di Dachau, e si conclude nel Campo di Concentramento di Mauthausen, in Austria, il 13 gennaio 1944. N. di matricola: 42098. Classificato con la categoria Pol. Successivamente è trasferito a Schwechat-Floridsdorf (Mauthausen) poi nuovamente a Mauthausen, dove muore nei primi mesi del 1945. (P. Iuso e redazione DBAI)
Luoghi di attività
- Luogo
- Roma
Fonti
Fonti: Arolsen Archives. https://arolsen-archives.org, ad nomen; Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Così caddero i nostri compagni, «L’Impulso», 15 aprile 1955, p. 2.
Sitografia: Dictionnaire international des militants anarchistes, versione on-line, http://militants-anarchistes.info
Bibliografia: I. Rossi, La ripresa del movimento anarchico italiano e la propaganda orale dal 1943 al 1950, Pistoia 1981, ad indicem; Antifascisti nel casellario politico centrale, 18 voll., Roma 1988-1995, ad nomen; I. Tibaldi, Compagni di viaggio. Dall’Italia ai lager nazisti. I «trasporti» dei deportati 1943-1945, Milano-Torino, F. Angeli-Consiglio regionale del Piemonte-ANED, 1994, pp. 41-42; E. Francescangeli, Arditi del popolo. Argo Secondari e la prima organizzazione antifascista (1917-1922), Roma 2000, ad indicem; G. Sacchetti, Sovversivi agli atti. Gli anarchici nelle carte del Ministero dell’Interno. Schedatura e controllo poliziesco nell’Italia del Novecento, Ragusa, 2002, ad indicem; Il libro dei deportati, ricerca del Dipartimento di storia dell’Università di Torino diretta da B. Mantelli e N. Tranfaglia, promossa da ANED Associazione nazionale ex deportati, Milano, Mursia, 2009, Vol. 1, tomi 1-3, p. 949; E. Iafrate, Elementi indesiderabili. Storia e memorie di un «trasporto» Roma-Mauthausen 1944, a cura di E. Guida, Roma, Chillemi, 2015, pp. 73 e 112; F. Bertolucci, Gli anarchici italiani deportati in Germania durante il Secondo conflitto mondiale, «A : rivista anarchica», aprile 2017, pp. 63-98.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Bibliografia
- 2003