​GAGLIARDI, Antonio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​GAGLIARDI, Antonio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Biogno
Data di nascita
May 15 1866
Luogo di morte
Locarno

Biografia / Storia

Nasce a Biogno Breganzona (Ticino - Svizzera) il 15 maggio 1866 da Luigi e Teresa Boffa, commerciante in vini. Di famiglia patrizia di Biogno, studia all’istituto Landriani di Lugano e già dal 1885 frequenta l’ambiente anarchico luganese, in cui conosce numerosi esuli italiani. Titolare di una ditta di vini a Melide, con l’arrivo a Lugano nel 1890 di Francesco Cini e Mario Paoletti li associa alla propria attività e costituisce con loro, Isaia Pacini e Attilio Panizza il nucleo base del gruppo anarchico luganese. Partecipa all’organizzazione del Congresso di Capolago (gen. 1891) e nell’occasione conosce Amilcare Cipriani, F.S. Merlino, E. Malatesta, E. Molinari e P. Gori. È tra i fondatori e i membri del Comitato direttivo del Circolo “Humanitas”, costituito nel febbraio 1891 che cela, “sotto le apparenze di una società istruttiva, una sezione del nuovo partito anarchico creato a Capolago” (Binaghi, p. 503). Dopo l’uccisione di Sadi Carnot viene indicato dalla stampa francese, insieme con Edoardo Milano, come il promotore delle conferenze alla quali, nel suo soggiorno luganese (mar.-lug. 1893), Sante Caserio “deve il delirio di assassinio che lo ha condotto alla ghigliottina” (ivi, p. 575). Certo è che G., sempre con Milano, è il principale referente degli anarchici italiani che sostano in Ticino. Nel 1894 gestisce con Arturo Boffa il caffé Rossini, abituale ritrovo degli anarchici fino a che nel settembre dello stesso anno gli viene intimato di “cessare le riunioni anarchiche” (ivi, p. 570). Legato a Gori, dopo l’attentato di cui questi è oggetto il 15 settembre 1894, G. e Panizza vengono notati, “armati di grossi bastoni”, svolgere una sorta di servizio di vigilanza presso l’abitazione dell’avvocato anarchico. Dopo l’espulsione di Gori e degli altri “cavalieri erranti”, la sua attività politica subisce una pausa forzata. Nella seconda metà degli anni Novanta conosce a Bellinzona Rosalia Fagandini, con cui va convivere. Con la compagna e la figlia di lei, Antonietta, si trasferisce nella Svizzera tedesca, a Basilea e a Zurigo, sempre commerciando in vini e sempre attivo nel movimento anarchico elvetico, in contatto con L. Bertoni e per alcuni anni segretario dell’Ufficio di corrispondenza per gli anarchici italiani in Svizzera. Rientrato in Ticino negli ultimi anni del conflitto europeo, lavora prima in una tenuta agricola e poi, nel 1921, apre a Bellinzona una ditta di vini con Giuseppe Bonaria (1891-2 dic. 1930), che l’anno successivo sposa Antonietta. Quando nel 1922, Bertoni si fa promotore di un convegno per il cinquantesimo del Congresso di Saint-Imier, G., coadiuvato da Bonaria e Giuseppe Peretti, nel settembre fa transitare clandestinamente Malatesta, ancora colpito da un vecchio decreto di espulsione. Della circostanza sono testimonianza alcune fotografie che ritraggono Malatesta tra Bertoni e G. e con G. e Antonietta (cfr. G. Bottinelli). Quando, durante il fascismo, gli anarchici elvetici rea-lizzano una rete di soccorso alla quale partecipano principalmente i gruppi basilesi, zurighesi, ginevrini e ticinesi, G., con la compagna Rosalia, Carlo Vanza, Clelia Dotta, Bonaria con Antonietta, Giuseppe Peretti, Franz Moser e Savino Poggi aiutano molti fuorusciti a fuggire dall’Italia con passaporti falsi o accompagnandoli clandestinamente dalle montagne del Gambarogno per indirizzarli a Zurigo, Ginevra, Basilea. In ques’ultima città, ad esempio, è attivo Ferdinando Balboni che aiuta gli esuli a passare clandestinamente in Francia, mischiati agli operai di una cava situata alla frontiera franco-elvetica. È presso la “famiglia Gagliardi” che L. Fabbri, poi seguito dalla moglie e dalla figlia, trova accoglienza dopo essere espatriato, nell’autunno 1926, lungo i sentieri del contrabbando. Poco dopo, il 6 maggio 1927, G. muore a Locarno. “Debbono essere migliaia i compagni sparsi per il mondo che han conosciuto Antonio Gagliardi nei momenti più penosi e in cui più si ha bisogno di un aiuto materiale e di una buona parola di solidarietà”, scrive «Remember!», alla suo morte. (M. Antonioli – G. Bottinelli)
 
GAGLIARDI, Antonio
Nasce a Biogno Breganzona (Ticino - Svizzera) il 15 maggio 1866 da Luigi e Teresa Boffa, commerciante in vini. Di famiglia patrizia di Biogno, studia all’istituto Landriani di Lugano e già dal 1885 frequenta l’ambiente anarchico luganese, in cui conosce numerosi esuli italiani. Titolare di una ditta di vini a Melide, con l’arrivo a Lugano nel 1890 di Francesco Cini e Mario Paoletti li associa alla propria attività e costituisce con loro, Isaia Pacini e Attilio Panizza il nucleo base del gruppo anarchico luganese. Partecipa all’organizzazione del Congresso di Capolago (gen. 1891) e nell’occasione conosce Amilcare Cipriani, F.S. Merlino, E. Malatesta, E. Molinari e P. Gori. È tra i fondatori e i membri del Comitato direttivo del Circolo “Humanitas”, costituito nel febbraio 1891 che cela, “sotto le apparenze di una società istruttiva, una sezione del nuovo partito anarchico creato a Capolago” (Binaghi, p. 503). Dopo l’uccisione di Sadi Carnot viene indicato dalla stampa francese, insieme con Edoardo Milano, come il promotore delle conferenze alla quali, nel suo soggiorno luganese (mar.-lug. 1893), Sante Caserio “deve il delirio di assassinio che lo ha condotto alla ghigliottina” (ivi, p. 575). Certo è che G., sempre con Milano, è il principale referente degli anarchici italiani che sostano in Ticino. Nel 1894 gestisce con Arturo Boffa il caffé Rossini, abituale ritrovo degli anarchici fino a che nel settembre dello stesso anno gli viene intimato di “cessare le riunioni anarchiche” (ivi, p. 570). Legato a Gori, dopo l’attentato di cui questi è oggetto il 15 settembre 1894, G. e Panizza vengono notati, “armati di grossi bastoni”, svolgere una sorta di servizio di vigilanza presso l’abitazione dell’avvocato anarchico. Dopo l’espulsione di Gori e degli altri “cavalieri erranti”, la sua attività politica subisce una pausa forzata. Nella seconda metà degli anni Novanta conosce a Bellinzona Rosalia Fagandini, con cui va convivere. Con la compagna e la figlia di lei, Antonietta, si trasferisce nella Svizzera tedesca, a Basilea e a Zurigo, sempre commerciando in vini e sempre attivo nel movimento anarchico elvetico, in contatto con L. Bertoni e per alcuni anni segretario dell’Ufficio di corrispondenza per gli anarchici italiani in Svizzera. Rientrato in Ticino negli ultimi anni del conflitto europeo, lavora prima in una tenuta agricola e poi, nel 1921, apre a Bellinzona una ditta di vini con Giuseppe Bonaria (1891-2 dic. 1930), che l’anno successivo sposa Antonietta. Quando nel 1922, Bertoni si fa promotore di un convegno per il cinquantesimo del Congresso di Saint-Imier, G., coadiuvato da Bonaria e Giuseppe Peretti, nel settembre fa transitare clandestinamente Malatesta, ancora colpito da un vecchio decreto di espulsione. Della circostanza sono testimonianza alcune fotografie che ritraggono Malatesta tra Bertoni e G. e con G. e Antonietta (cfr. G. Bottinelli). Quando, durante il fascismo, gli anarchici elvetici rea-lizzano una rete di soccorso alla quale partecipano principalmente i gruppi basilesi, zurighesi, ginevrini e ticinesi, G., con la compagna Rosalia, Carlo Vanza, Clelia Dotta, Bonaria con Antonietta, Giuseppe Peretti, Franz Moser e Savino Poggi aiutano molti fuorusciti a fuggire dall’Italia con passaporti falsi o accompagnandoli clandestinamente dalle montagne del Gambarogno per indirizzarli a Zurigo, Ginevra, Basilea. In ques’ultima città, ad esempio, è attivo Ferdinando Balboni che aiuta gli esuli a passare clandestinamente in Francia, mischiati agli operai di una cava situata alla frontiera franco-elvetica. È presso la “famiglia Gagliardi” che L. Fabbri, poi seguito dalla moglie e dalla figlia, trova accoglienza dopo essere espatriato, nell’autunno 1926, lungo i sentieri del contrabbando. Poco dopo, il 6 maggio 1927, G. muore a Locarno, dove viene cremato. “Debbono essere migliaia i compagni sparsi per il mondo che han conosciuto Antonio Gagliardi nei momenti più penosi e in cui più si ha bisogno di un aiuto materiale e di una buona parola di solidarietà”, scrive «Remember!», alla suo morte. (M. Antonioli – G. Bottinelli)
 

Fonti

Fonti: Archivio Comunale Locarno; Antonio Gagliardi è morto, «Remember!», numero unico, 22 mag. 1927.
 
Bibliografia: L. Fabbri, Luigi Fabbri. Storia d’un uomo libero, Pisa 1996, ad indicem; G. Bottinelli, Luigi Bertoni. La coerenza di un anarchico, Lugano 1997; M. Binaghi, Addio, Lugano bella. Gli esuli politici nella Svizzera italiana di fine Ottocento, Locarno 2002.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Luigi e Teresa Boffa

Bibliografia

2003

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Collezione

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