​FREZZI, Romeo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​FREZZI, Romeo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Jesi
Data di nascita
August 17 1867
Luogo di morte
Roma

Biografia / Storia

Nasce a Jesi (AN) il 17 agosto 1867 da Giovanni e Palmira Felcina, falegname. Non si hanno molte notizie sulla formazione culturale e politica del giovane F. Dalle scarne biografie pubblicate dai periodici nel maggio del 1897 risulta che è una persona dalla “viva intelligenza”, sposato con Assunta Franchi anche lei originaria di Jesi, trasferitosi a Roma nel 1891 probabilmente attratto dalle occasioni di lavoro che la capitale, cantiere a cielo aperto, offre ai molti proletari che vi giungono dalla provincia. “Assiduo lavoratore” presta la propria opera presso la bottega di Oreste Palmieri. Il padrone del laboratorio artigianale, intervistato dall’«Avanti!» (cfr. Un delitto della polizia, «Avanti!», 5 mag. 1897) ricorda che F. “al mattino era puntualissimo ad entrare in bottega e mai ebbe a perdere nessuna giornata di lavoro per negligenza”. Unico precedente penale a carico di F. è una condanna a otto giorni di prigione per una “manifestazione sediziosa” contro il governo Crispi nel 1895. Di lui si sa che in precedenza ha frequentato circoli dell’estrema, da una nota pubblicata dall’«Avanti!» del 4 maggio, ma non confermata da altre fonti, si apprende che F. è iscritto all’Associazione democratica “G. Garibaldi” e al Partito repubblicano. Dopo la sua morte, Eolo Varagnoli su «L’Avvenire sociale» (V. E., Orrendo assassinio!..., 9 mag. 1897) così ricorda il compagno: “Chi scrive fu varie volte compagno di carcere del povero Frezzi, il quale ebbe a manifestargli ripetutamente la sua innata repulsione pel suicidio”. “Era un fiero ribelle. “E ciò spiega perché egli appartenesse al partito repubblicano, a quello socialista, e fosse sempre coinvolto nelle retate degli anarchici, tanto che la polizia per non lambiccarsi il cervello alla ricerca della di lui opinione politica, gli aveva affibbiato il titolo di anarchico pericoloso!”.La sua appartenenza a una precisa formazione politica comunque non è mai stata accertata con sicurezza tanto che nel campo storiografico a volte è definito militante repubblicano, socialista o anarchico. F. diviene noto all’opinione pubblica nazionale dopo la sua tragica morte avvenuta nel pomeriggio del 2 maggio 1897 nel carcere di San Michele di Roma. Nei giorni precedenti durante una perquisizione nella sua abitazione è stata rintracciata una fotografia di alcuni socialisti romani tra cui appare anche Acciarito che pochi giorni innanzi ha attentato alla vita di Umberto i. Questo è un buon pretesto per le autorità per far scattare l’ordine d’arresto per F. che viene eseguito nella serata del 27 aprile. In quei giorni sono numerosi gli anarchici e sovversivi fermati e interrogati dalle autorità romane subito dopo l’attentato. F. viene sottoposto a un duro interrogatorio da parte degli inquirenti che sono convinti dell’esistenza di un complotto anarchico. Le versioni della Questura romana sulla morte di F. sono diverse e contraddittorie. La prima parla di suicidio che F. avrebbe messo in esecuzione “battendo la testa contro il muro”, la seconda afferma che F. è morto per un “aneurisma” mentre in un’altra si accenna al suicidio con il salto di F. da una balaustra di un balcone che da su un cortile interno del primo piano delle carceri. La stampa di opposizione tra cui l’«Avanti!» (cfr. ad es.: Un delitto della polizia?, 4 mag. 1897; Ancora sulla morte di Romeo Frezzi a San Michele, 5 mag. 1897; Ancora del delitto della polizia, 7 mag. 1897; La responsabilità per l’assassinio del Frezzi, 9 mag. 1897) lancia una dura battaglia di denuncia delle responsabilità governative e della Questura di Roma sulla morte di F. I risultati dell’autopsia riportano dei dati agghiaccianti sulla fine del povero F. e dimostrano inequivocabilmente che le cause della morte non si possono far risalire a un tentativo di suicidio ma bensì a un probabile pestaggio a sangue eseguito dagli agenti nel tentativo di estorcere a F. una confessione di complicità nell’attentato Acciarito. Il documento medico con meticolosa precisione parla di “frattura in parte della scatola del cranio, frattura della spalla destra, frattura della colonna vertebrale con distacco completo e rottura delle costole, distacco e lesioni della milza e del pericardio”. Il 9 maggio i funerali di F. si trasformano, nonostante gli ostacoli frapposti dalla Questura di Roma, in una manifestazione popolare contro le autorità e la monarchia. «L’Agitazione» di Ancona, pur non rivendicando F. come anarchico, attacca “gli apostoli dell’inviolabilità della vita” pronti a piangere la sorte di un re ma non di “un oscuro e onesto lavoratore” (L. V. [Vivaldo Lacchini ], Gli apostoli dell’inviolabilità della vita, ivi, 15 mag. 1897). Domenica 22, in Campo dei fiori, davanti alla statua di Giordano Bruno si danno appuntamento 52 associazioni e 15.000 persone per una “pubblica dimostrazione di protesta contro gli assassini morali e materiali del povero Frezzi” («L’Agitazione», 4 giu. 1897). L’eco del caso F. raggiunge anche il Parlamento dove vari esponenti della sinistra estrema, socialisti come Costa e Turati e radicali come Cavallotti impegnano il ministro della giustizia con varie interpellanze nel tentativo di far emergere e denunciare le responsabilità governative ma De Rudinì, capo del governo, in un discorso successivo alla Camera si assume la piena responsabilità politica nella decisione di restringere le libertà individuali e collettive di fronte al pericolo della sovversione. Il questore di Roma viene trasferito, le guardie coinvolte nella morte di F. in un primo tempo vengono arrestate e poco dopo sono estromesse dal corpo e nel processo che si terrà l’anno successivo il 28 maggio verranno prosciolte per “insufficienza di indizi” mentre i vertici della Questura saranno prosciolti per “inesistenza di reato”. Nel novembre del 1897 il processo contro i presunti complici di Acciarito, gli anarchici Pietro Colabona, Cherubino Trenta, Aristide Ceccarelli, Ernesto Diotallevi, Federico Gudino, Ettore Sottovia, Umberto Farina ed Eolo Varagnoli si conclude con un “non luogo a procedere contro tutti gli imputati per difetto e insufficienza di indizi”. (S. Bellofiore)

Fonti

Bibliografia: «Il Pensiero», Un fedele combattente dell’Umanità Ernesto Diotallevi, numero unico a cura del gruppo Il Pensiero, Roma, 1952; A. Coletti, Anarchici e questori, Padova 1971; D. Tarantini, La maniera forte elogio della polizia, Verona 1975, pp. 63-64; M. Felisatti, Un delitto della polizia? Morte dell’anarchico Romeo Frezzi, Milano 1975; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani nell’epoca degli attentati, Milano 1981, ad indicem; F. Cordova, Democrazia e repressione nell’Italia di fine secolo, Roma 1983, pp. 10-11; B. Ceccarelli, Mio padre, l’anarchico, Roma 1984, pp. 27-30.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giovanni e Palmira Felcina

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

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