​FRANCOLINI, Domenico

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​FRANCOLINI, Domenico

Date di esistenza

Luogo di nascita
Rimini
Data di nascita
March 10 1850
Luogo di morte
Rimini

Biografia / Storia

Nasce a Rimini il 10 Marzo 1850 da Luigi e Marianna Pani, impiegato. Di condizioni agiate (il padre è possidente e amministratore dei beni del conte di Leuchtemberg, nell’anconetano), compie gli studi ginnasiali e liceali per poi trovare impiego presso la Banca di Sconto della sua città. Aderisce fin da ragazzo al movimento repubblicano e in particolare alla Consociazione Democratica di Rimini. Letterato, poeta ed epigrafista, nel gennaio 1872 detta la lapide collocata dagli internazionalisti riminesi nel cimitero in memoria dei concittadini caduti a Digione, episodio mal digerito dai repubblicani e che dà luogo a due cerimonie d’inaugurazione separate. Sante Cenci, amico e compagno di una vita, segnala la presenza di F. nella Conferenza di Rimini del 4-6 agosto 1872 di fondazione della Federazione Italiana dell’AIL: è comunque certo che il giovane si lascia progressivamente contaminare dalla forte presenza degli internazionalisti in Romagna e nella sua città. Nel 1873 è tra i fondatori de «Il Nettuno», giornale che ha per scopo la promozione del turismo balneare riminese ma che, grazie a F. (che ricopre la carica effettiva di direttore), assume progressivamente connotazioni politiche anticlericali e a favore di riforme radicali anche di stampo sociale, pur mantenendo un orientamento mazziniano. Partecipa come delegato della sua città al XIII congresso del Partito Repubblicano che si tiene a Roma tra il 29 e il 31 marzo 1874, dove si schiera con la minoranza a favore dello strumento dello sciopero, anche ad oltranza. È tra i principali promotori dell’incontro tra i maggiorenti repubblicani di Villa Ruffi (RN) con il probabile scopo di decidere l’adesione al moto insurrezionale degli internazionalisti dell’8 agosto 1874; tuttavia la prefettura forlivese, con un eccesso di zelo, spedisce i carabinieri che il 2 agosto fanno irruzione nella villa arrestando i convenuti per poi tradurli nelle carceri di Spoleto. «Il Nettuno» pubblica come supplemento una dichiarazione sdegnata degli arrestati il 3 agosto ed un manifesto di protesta il 9, poco prima di essere costretto a sospendere le pubblicazioni. Solo alla fine dell’anno F. e gli altri riottengono la libertà con sentenza della Corte d’appello di Bologna del 23 dicembre “di non luogo a procedere per il reato di cospirazione al fine di cambiare la forma di governo”. L’anno successivo F. partecipa attivamente alla campagna elettorale in favore di Agostino Bertani; tuttavia, anche a causa della grossa delusione causata dal governo della Sinistra parlamentare (che tante aspettative aveva suscitato con la vittoria elettorale e che aveva pure polemizzato con la Destra per la retata di Villa Ruffi), F. radicalizza le sue posizioni politiche e si distacca dal movimento repubblicano: già nel 1876 risulta essere tra i membri del gruppo internazionalista riminese. Il 25 luglio 1877 riprende a pubblicare «Il Nettuno» imprimendogli un forte orientamento socialista, con la caratteristica di propugnare l’edificazione in un partito e di accettare ogni forma di lotta del proletariato, compreso il voto. Nonostante la linea del giornale (più simile a quella degli evoluzionisti Bignami e Gnocchi Viani), la sezione riminese resta sotto l’egemonia costiana: lo stesso Andrea Costa collabora al giornale di F. e rappresenta la sezione di Rimini al Congresso di Gand (Belgio) del 1877. A parte l’eclettismo, in questo periodo spiccano in F. gli accenti fortemente critici rivolti agli ex compagni repubblicani. Va poi sottolineata la sua intima amicizia con Giovanni Pascoli che collabora anche al giornale. A causa dell’ondata repressiva che colpisce il movimento internazionalista, nell’aprile del 1878 «Il Nettuno» è costretto a cessare definitivamente le pubblicazioni. Nello stesso periodo le carte di polizie segnalano la presenza di F. in giro per varie regioni italiane e più volte a Imola, dove si incontrerebbe con i costiani Francesco Baldi e Angelo Negri al fine di organizzare un congresso e reperire fucili. L’8 dicembre 1878 viene arrestato – contemporaneamente ad altri rivoluzionari romagnoli tra i quali Caio Zavoli, Secondo Cappellini, Giuseppe Pedrizzi, Gallo Galli, Alfonso Leonesi, Alceste Faggioli – dopo una perquisizione presso la sua abitazione durante la quale vengono trovate armi, “corrispondenze compromettenti” e fotografie di Giovanni Passannante. Dopo dieci mesi di detenzione, con sentenza del 7 ottobre 1879 gli arrestati sono assolti dal Tribunale di Forlì dal reato di associazione di malfattori, cospirazione contro la forma di governo e la sicurezza interna. Con il ritorno alla vita politica, F. conclude il suo originale percorso ideologico assumendo quelle posizioni anarchiche che Andrea Costa stava abbandonando, come lui farà la grande maggioranza del movimento riminese che – con in testa Zavoli e Alceste Cipriani – non segue la svolta parlamentarista dell’imolese. F. viene arrestato il 28 dicembre a Firenze e ricondotto a Rimini con foglio di via obbligatorio. Il 24 aprile ed il 1° maggio 1881 viene nuovamente arrestato a Bologna (dove si ritiene pericolosa la sua presenza) e riportato nella città natale. Nello stesso anno sposa la contessa Costanza Lettimi, di famiglia facoltosa e amante delle arti. Nel reciproco tentativo di una riconciliazione, è tra gli anarchici che partecipano ai lavori preparatori del congresso costituente del Partito socialista rivoluzionario di Romagna costiano. Oramai la prefettura forlivese considera F. “il capo degli anarchici riminesi”, essendo anche in stretta corrispondenza con i principali esponenti italiani (E. Malatesta, F. Natta, C. Cafiero, F. Saverio Merlino). Aderisce a tutte le campagne di liberazione dell’amico Amilcare Cipriani (al quale spedisce in carcere libri e riviste) anche tramite le candidature di protesta. Tuttavia nel 1889 si oppone decisamente alla proposta dell’unione dei popoli latini avanzata dall’ex deportato. Il 13 ottobre 1890 è tra i fondatori, in rappresentanza degli anarchici riminesi, della Federazione Romagnola della Lega d’Azione Socialista Rivoluzionaria Internazionale che si tiene a Faenza presso l’albergo dell’Aquila d’Oro. Secondo la polizia si reca anche al Congresso di Capolago (46 gen. 1891); è comunque tra i fondatori della Federazione Romagnola del psar che ha luogo presso una locanda di Ronco (frazione di Forlì) ed entra nella Commissione di corrispondenza regionale in rappresentanza dei riminesi. Organizza a Rimini due conferenze di P. Gori e fa nascondere Malatesta (secondo la polizia in più di un’occasione) e tutti i compagni anarchici di passaggio a Rimini e ricercati dalle forze dell’ordine. Nel 1893 fonda e dirige il periodico anarchico riminese «La Forca», continuamente sequestrato e infine soppresso. Nuovamente arrestato il 28 agosto 1894, viene inviato al domicilio coatto alle Tremiti; accetta la candidatura di protesta offertagli dalla Lega Riminese per la Difesa della Libertà. Mentre si trova al domicilio coatto viene anche spiccato mandato di cattura per una sua presunta complicità nell’attentato di Paolo Lega. Tradotto a Roma il 18 febbraio 1895, è assolto il 30 novembre dalla Corte di appello della capitale e rispedito al domicilio coatto; riesce però a ottenere la libertà condizionale forse anche grazie all’interessamento dell’ex compagno repubblicano Alessandro Fortis, membro del governo crispino, dietro pressione della crescente indignazione dei cittadini riminesi. Provato dalle esperienze giudiziarie e dall’età, col nuovo secolo F. si distacca progressivamente dall’agone politico, senza tuttavia perdere la lucidità del suo punto di vista. Polemizza duramente con l’amico Pascoli, il quale pubblicamente si era dichiarato favorevole alla Guerra di Libia. Il 30 settembre 1913 interviene a un comizio pubblico a Rimini, insieme a E. Malatesta e Domenico Zavattero, nel quale invita a disertare le urne in occasione delle elezioni politiche generali. Continua sempre a collaborare con il movimento anarchico compilando epigrafi, poesie e commemorazioni. “Signor Domenico” per la tradizione popolare, viene chiamato anche “l’anarchico francescano” per la mitezza del carattere, l’affabilità dei modi e il continuo sostegno finanziario alla causa e ai compagni. Con l’avvento del fascismo si rifugia nella Repubblica di S. Marino. Resta sorvegliato fino al momento della sua morte, che avviene a Rimini il 10 dicembre 1926. Fino agli ultimi anni aveva sempre continuato a ricevere la stampa anarchica italiana dall’estero, che ne piange la scomparsa («Il Monito», «Il Risveglio Anarchico» ecc.). (T. Marabini – R. Zani)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Biblioteca Gambalunghiana di Rimini, fondo Lettimi Francolini; Sezione Archivio di Stato Imola, GSP.
 
Bibliografia: R. Zangheri, “Il Nettuno” (1873-1877) e il suo direttore Domenico Francolini in Studi riminesi e bibliografici in onore di Carlo Lucchesi, Faenza 1952; L. Faenza, La Retata, Rimini 1974; S. Sozzi, La sezione riminese dell’Internazionale nei documenti riservati del gabinetto della prefettura di Forlì, in Anarchismo e Socialismo in Italia (18721892), Roma 1974; Il Movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomen; S. Sozzi, Gli inizi del movimento socialista nella Romagna (1870–1872), Cesena 1978; Id., La sezione cesenate della fiail, Cesena 1981; Andrea Costa nella storia del socialismo italiano, a cura di A. Berselli Bologna, 1982; G. Galzerano, Giovanni Passannante, Casalvelino Scalo 1997, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Luigi e Marianna Pani

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

città