​FRANCIA, Giacinto Agostino Vittorio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​FRANCIA, Giacinto Agostino Vittorio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Minervino Murge
Data di nascita
August 29 1869

Biografia / Storia

Nasce a Minervino Murge (BA) il 28 agosto 1869 da Luigi e Raffaella Camerino. La famiglia, di estrazione medio borghese, lo destina a seguire le orme del padre, che esercita l’avvocatura a Trani, ma il giovane F., pur completando gli studi, si mostra ben più interessato all’attività politica. Iscritto al circolo repubblicano di Trani, aderisce in seguito al PSI, su posizioni massimaliste. Guadagnatosi un discreto ascendente, F. dirige per anni (fino alla sua cessazione, nel dicembre 1901) il giornale «Il Sordello», organo della sezione socialista di Trani, e collabora successivamente a numerosi altri fogli d’indirizzo socialista rivoluzionario. In conseguenza della sua prosa incendiaria, subisce molteplici condanne per istigazione a delinquere. La sua conversione all’anarchismo matura a partire dal 1903. Decisiva, in questo senso, appare la frequentazione di P. Gori, che F. invita a tenere una serie di conferenze a Trani e in altri comuni della provincia di Bari nel gennaio di quell’anno. “Il Francia” annota la Prefettura barese qualche mese dopo “in questi ultimi tempi milita nel Partito Socialista con idee molto avanzate ed intransigenti che rasentano l’anarchismo”. In effetti, F. risulta abbonato ai principali giornali libertari e sembra ormai aver abbandonato il socialismo, anche se la nuova fede anarchica del rivoluzionario pugliese appare tutt’altro che ortodossa, com’è soprattutto testimoniato dalla collaborazione ch’egli intraprende con «Il Libertario». Negli articoli di F. per il giornale spezzino, caratterizzati da un linguaggio insieme estremo e ricercato, spiccano, infatti, la memoria dei suoi trascorsi repubblicani, che si traduce in una conclamata avversione alla Germania (la cui “egemonia marziale” sull’Europa è tanto più inaccettabile in quanto esercitata da un’“accolita di pervertiti”, i quali fanno rivivere “sotto i baffi augusti del tonante Guglielmone i misteri di Sodoma”, L’impero di Sodoma, «Il Libertario», 21 nov. 1907), e un certo culto apocalittico/soreliano della violenza (la vita politica italiana, ridotta a una “fogna immonda”, attende la redenzione sovvertitrice dal basso, mercé “un Attila vendicatore”, Febbre gialla, ivi, 6 dic. 1907). L’empito risorgimentale traspare con maggiore evidenza là dove F. si scaglia contro i gendarmi romani che, istigati dal governo reazionario e triplicista, hanno spietatamente disperso nel sangue un corteo di lavoratori che accompagnava il feretro di un compagno “caduto nella battaglia del lavoro”, per impedire che i manifestanti si avvicinassero all’ambasciata d’Austria. “No” scrive F. “la civiltà nuova non soffrirà mai che si vieti al popolo di onorare i propri morti, non soffrirà mai che una politica vassalla faccia omaggio del sangue nazionale all’Impero del Capestro, all’afforcatore di Oberdan, al fucilatore di Ciceruacchio e degli eroi [di] Belfiore e delle cinque giornate” (Camorra rossa, ivi, 9 apr. 1908). Del medesimo tenore anche gli articoli che F. invia a «Pagine libere», la rivista di Paolo Orano e Angelo Oliviero Olivetti, tempio del sindacalismo teorico, ove semmai le sue simpatie soreliane trovano un ambiente più favorevole. Non meraviglia più di tanto, dunque, che allo scoppio della Grande Guerra F. sia tra i primi “sovversivi” a prendere posizione a favore dell’intervento contro gli Imperi Centrali. In un nuovo violentissimo articolo per il giornale di P. Binazzi (L’apocalisse storica, ivi, 27 ago. 1914) F. evoca in toni vociani “il tragico lievito rosso” rigeneratore, profetizzando la tanto sospirata rovina di Austria e Germania, e dicendosi convinto (secondo il più tipico assunto dell’interventismo rivoluzionario) che dalla “terribile conflagrazione di fuoco e di sangue” originerà una nuova era di progresso. Così, mentre altri collaboratori del foglio spezzino, come Alighiero Tanini e Marino Baldassarre – che pure, in articoli non meno veementi, hanno espresso idee simili –, finiscono per attenuare le proprie posizioni (anche per le pressioni dello stesso Binazzi), egli continua a professare un acceso interventismo. Si arruola quindi volontario nei reparti garibaldini di stanza in Francia, combattendo nelle Argonne. Nel dopoguerra F. aderisce al nascente fascismo, persuaso che esso rappresenti la sola forza autenticamente rivoluzionaria, e – su queste posizioni di “sinistra” – prende parte, in rappresentanza dei Fasci di combattimento pugliesi, al Primo congresso nazionale fascista di Firenze. Tuttavia, la repentina involuzione reazionaria del movimento mussoliniano, lo induce a prenderne risolutamente le distanze. Pur senza mai assumere un atteggiamento di aperta opposizione al fascismo, preferendo l’isolamento (anche in ragione di un’indole fattasi – con l’avanzare dell’età – oltremodo bizzarra e incline alla misantropia), F. non perde occasione per manifestare in pubblico la propria ostilità al regime, tanto che nel gennaio del 1932 è arrestato dietro mandato del Tribunale speciale per avere pesantemente offeso “la persona di Sua E. il Primo Ministro”. Conduce perciò il resto della sua vita sotto l’attenta vigilanza della polizia fascista, nella pressoché totale indigenza. S’ignorano data e luogo di morte. (A. Luparini)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
 
Bibliografia: M. Antonioli, Gli anarchici italiani e la Prima Guerra mondiale. Lettere di Luigi Fabbri e di Cesare Agostinelli a Nella Giacomelli (19141915), «Rivista storica dell’Anarchismo», gen.giu. 1994, pp. 12-13; A. Luparini, Anarchici di Mussolini. Dalla sinistra al fascismo, tra rivoluzione e revisionismo, Montespertoli 2001, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Luigi e Raffaella Camerino

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

città