FRANCESCOTTI, Primo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
FRANCESCOTTI, Primo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Cavriago
Data di nascita
September 18 1887
Luogo di morte
Cavriago

Biografia / Storia

Nasce a Cavriago (RE) il 18 settembre 1887 da Giuseppe e Brigida Ferrari, bracciante, minatore. Cresciuto in una poverissima famiglia, unico maschio di cinque figli, già a undici anni è proiettato verso il mondo del lavoro. Fa lavori saltuari, specie in agricoltura e in edilizia. Nel 1907 è già all’estero, in una miniera di carbone della Pennsylvania a Plainsville, vicino a Scranton, a nord di Filadelfia. Qui stringe amicizia con diversi emigrati emiliani, soprattutto di Parma. Prima di lui moltissimi altri cavriaghesi avevano preso la strada dell’emigrazione e si erano stabiliti in America, in Francia, in Germania e in Svizzera. Partecipa alle riunioni del locale gruppo anarchico, legge la stampa libertaria, dà tutto se stesso all’impegno politico. Le notizie che giungono dall’Italia parlano di guerra e di grandi movimenti di masse. In particolare i sindacalisti di Parma, già legati a De Ambris, convinti della possibilità di sconfiggere gli imperi centrali, si pronunciano per l’intervento armato. Anche F. nel 1914 si convince, grazie anche alla lettura del giornale «Masses» che circola tra gli immigrati, della possibilità di poter sconfiggere lo Stato borghese attraverso l’intervento del proletariato nella Prima Guerra mondiale. Ne è talmente convinto che nel mese di agosto del 1915 chiede il rimpatrio e l’11 settembre s’imbarca sul piroscafo America alla volta dell’Italia. Appena giunto in patria si arruola, ma ben presto si accorge dell’amara realtà e abbandona ogni velleità interventista. Non trovando altra soluzione per sottrarsi al servizio militare, finge allora d’essere pazzo ed è ricoverato in ospedale militare a Como e a Milano. Il suo pensiero è sempre rivolto alla famiglia che ha lasciato in paese e spesso scrive alla moglie Luigia poesie d’amore firmandosi “Ateop”. Una volta congedato, entra nella Cooperativa Braccianti, diffonde «Umanità nova» ed è uno dei fondatori degli Arditi del popolo di Cavriago. È tra i promotori della manifestazione del 1° maggio 1921 che prevede un comizio di un oratore comunista, i fascisti, dal canto loro, intendono tenere un comizio proprio e fanno giungere rinforzi che, una volta giunti in paese, si abbandonano a provocazioni di ogni genere, specie nei confronti del sindaco socialista detto “il piccolo Lenin”. F. e Pellegrino Mazzali – anch’egli anarchico – sono tra i primi a opporsi a tanta prepotenza. All’improvviso si odono i primi colpi d’arma da fuoco. Mazzali, ferito, si reca dal farmacista per farsi medicare. F. viene invece raccolto sanguinante dalla strada, mentre Stefano Barilli, cattolico, è in un lago di sangue nella piazza vicino al Municipio. Poco dopo giungono rinforzi dei carabinieri e l’ordine viene ristabilito. In paese circola con insistenza la voce che ad uccidere siano stati due fascisti locali. I carabinieri operano alcuni arresti e le indagini vengono svolte in entrambe le direzioni. Il processo si apre presso la Corte d’assise il 4 febbraio 1922 e termina il giorno 11 dello stesso mese. Secondo l’atto d’accusa i socialcomunisti e gli anarchici Mazzali e Ugo Fortunati (di Roma, ritenuto dalle Autorità l’organizzatore della violenza anarchico-comunista) avrebbero fatto fuoco contro i due fascisti, i quali a loro volta avrebbero risposto uccidendo F. e Mazzali. Gli avvocati sono tutti assai noti e di chiara fama: per i fascisti lavorano gli avvocati on. Michele Terzaghi, Sandro Cucchi, on. Alberto Borciani, già socialista; per le vittime gli avvocati F.S. Merlino, Francesco Panizzi, ex vicesindaco socialista, Francesco Laghi, presidente della Amministrazione provinciale di Reggio e Giotto Bonini. Nell’ottica degli opposti estremismi, prevale la tesi dell’assoluzione generale pacificatrice e gli imputati vengono alla fine tutti assolti. I fascisti all’uscita dal tribunale sono portati in trionfo per le strade di Reggio. I compagni d’America di F., una volta venuti a conoscenza dell’accaduto e delle precarie condizioni economiche della vedova, lanciano immediatamente una sottoscrizione per aiutare la moglie Luigia e il piccolo Diano invitandoli a raggiungerli oltre oceano. Un immenso corteo, vigilato da un imponente schieramento di agenti di polizia, accompagna le salme delle due vittime al locale cimitero. E questa diventa una delle ultime manifestazioni antifasciste consentite e tollerate in paese. (F. Montanari)
 

Fonti

Fonti: Archivio privato Famiglia Francescotti; «La Giustizia», 3 mag. 1921; ivi, 7 feb. 1922; «Giornale di Reggio», 3 mag. 1921; ivi, 5 feb. 1922; ivi, 12 feb. 1922.
 
Bibliografia: Un trentennio di attività anarchica, 1914-1945, Cesena 1953; N. Ruini, Cavriago. Cronache di 40 anni di lotte (1882-1922), Cavriago 1975; R. Cavandoli, Cavriago antifascista. Cronache 1922-1946, Cavriago 1975; A. Paterlini, Il sacrificio reggiano per la pace e la libertà 1915-1943, Reggio Emilia 1982; F. Montanari, L’utopia in cammino (Anarchici a Reggio Emilia 1892-1945), Reggio Emilia 1993.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giuseppe e Brigida Ferrari

Bibliografia

2003

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