​FOSSI, Egidio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​FOSSI, Egidio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Fiesole
Data di nascita
01/12/1891
Luogo di morte
Piombino
Data di morte
05/02/1969

Attività e/o professione

Qualifica
Operaio

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Fiesole (FI) il 1°dicembre 1891 da Gustavo e Isolina Marilli, operaio, macellaio. Trasferitosi a Piombino con la famiglia, va a lavorare in una fabbrica di mattoni refrattari, dopo aver frequentato le elementari: “Sono entrato nel movimento anarchico fin da ragazzo, qui a Piombino. A quell’epoca sono stato poco a scuola, perché bisognava andare a lavorare. Poi vennero le agitazioni del 1910 e Piombino cominciò ad agitarsi. Allora c’erano socialisti e anarchici, fu organizzata l’Unione sindacale e io ci entrai. Da ragazzo andavo con la bicicletta a fare la guardia alla stazione di Campiglia perché arrivavano i crumiri da Napoli e la polizia cominciò a prenderci di mira, a noi ribelli. Poi venne lo sciopero del 1911 – quello del 1910 venne in parte accomodato – e la famiglie cominciarono a mandare via i figli a Ravenna, Bologna e in altre parti, nei paesi rossi. Ma noi rimanemmo qui e bisognava procurarsi da vivere. Anche le donne ci aiutavano nelle campagne, perché lo sciopero continuasse: durò sette mesi. Nel periodo dello sciopero facevamo la staffetta per poter meglio bloccare i crumiri. Quando questi arrivavano si andava a fermarli in un posto chiamato S. Bartolomeo e la notte facevamo la guardia. Fu in questo periodo che entrai nel movimento anarchico”.

Nell’estate del 1914 Fossi è membro del Comitato provvisorio di propaganda del Gruppo giovanile sindacalista di Piombino, insieme ad Anchise Balestri, Pietro Rossi, Attilio Longoni e Gino Magnani, poi partecipa alle proteste di piazza contro l’intervento italiano. Richiamato alle armi nel maggio 1915, diserta e viene condannato dal Tribunale militare di Firenze a 15 anni di carcere. Rilasciato dopo l’amnistia del 2 settembre 1919, è accusato di aver preso parte all’insurrezione anarchica di Piombino del luglio 1920 e arrestato, insieme ad Angelo Rossi, Adriano Vanni e altri sovversivi. Nel marzo 1922 Fossi inizia, con gli altri compagni detenuti, un duro sciopero della fame per protestare contro i rinvii del processo, che inizia soltanto in giugno. Condannato a 12 anni, sei mesi e sei giorni di reclusione e a due anni di vigilanza speciale, Fossi trascorre 28 mesi a Porto Longone, poi viene tradotto nel reclusorio di Nisida (na), dove rimane fino al 1925, quando un’amnistia gli restituisce la libertà.

Qualche giorno dopo Fossi viene fermato, insieme a Vanni, alla vigilia dell’arrivo del re a Piombino, e incarcerato per una settimana. Il 20 gennaio 1926 la Corte di Cassazione accoglie l’appello della Procura generale di Firenze e sentenzia che Fossi non aveva i requisiti per beneficiare dell’amnistia. Di conseguenza un nuovo mandato di cattura viene spiccato contro di lui il 29 gennaio, ma le ricerche – subito attivate – si rivelano infruttuose, perché Fossi nel frattempo è emigrato in Francia, con un documento di identità rilasciatogli dal sindaco di Piombino il 20 ottobre 1925. Giunto a Modane, Fossi prosegue a piedi, e “senza l’aiuto di nessuno”, fino a Nizza, quindi continua il viaggio in treno fino ad Argenteuil, dove trova ospitalità presso la sorella e il cognato, poi si rifugia in Belgio, abitando a Grivegné e a Montigny-le-Tilleul sino ad agosto, quando si trasferisce a Lille.

Iscritto il 12 dello stesso mese nel «Bollettino delle ricerche» per l’arresto, torna in Belgio nel febbraio 1927 e risiede, sino all’aprile 1929, a Montigny-sur-Sambre e a Charleroi, lavorando in un’officina e in una fabbrica di mattonelle. Poi rientra in Francia, insieme alla sua compagna Marthe Delaplace, e a Parigi conosce Louis Lecoin, Camillo Berneri e Nestor Machno. Nella primavera del 1934 è segnalato dalla polizia fascista a Parigi, dove frequenta Emilio Strafelini. Il 13 marzo 1936 prende parte, nella capitale francese, ai funerali di Giovanni Sabbatini, insieme a Berneri, Tintino Rasi ed Emilia Buonacosa, e in maggio assiste, insieme a Lorenzo Gamba e a Ernesto Bonomini, alla conferenza, che Rasi tiene sulle Possibilità di realizzazione di un esperimento di comunismo libertario. In giugno interviene a una riunione di anarchici, insieme a Rasi, Angelo Diotallevi e Angelo Bruschi, e nella prima metà di agosto raggiunge Barcellona, con l’aiuto di Carlo Rosselli.

Nella capitale catalana si arruola nella Sezione Italiana, comandata dal repubblicano Mario Angeloni, aggregata alla Colonna “Ascaso” della CNT-FAIb e partecipa alla battaglia di Monte Pelato, in cui vengono uccisi Angeloni, Fosco Falaschi e altri antifascisti. Nel mese di novembre assiste alle solenni esequie di Buenaventura Durruti a Barcellona e combatte a Almudévar. Il 5 marzo 1937 Fossi viene schedato dal prefetto di Firenze, che lo descrive come un uomo robusto, di corporatura grossa, dalle spalle larghe e dai capelli castani: dedito al lavoro, – continua il funzionario – ha fatto l’operaio in una fabbrica di mattoni refrattari di Piombino, poi è stato fermato durante uno sciopero e “rimpatriato” a Fiesole. In aprile Fossi combatte al Carrascal de Huesca, poi, a fine mese, torna in Francia. Colpito da un “arrête d’expulsion” nel luglio 1938, resta illegalmente a Parigi, insieme all’anarchico Giuseppe Vari, fino al 29 novembre, quando viene arrestato per inosservanza della misura.

Il 4 marzo 1939 è ancora in carcere, allorché si sparge la voce di una sua imminente espulsione dalla Francia, insieme agli ex “miliziani rossi” Vittorio Scalcon, Corrado Perissino, Italo Ragni, Alfredo Rusconi, Celso Persici e Umberto Marzocchi. Internato, in seguito, nel campo di Gurs, Fossi viene aggregato, nella primavera del 1940, a una compagnia di lavoratori stranieri, incaricata di fortificare la frontiera francobelga. Catturato dai tedeschi, e ferito a un polso alla stazione di Bredume, durante un bombardamento aereo, è ricoverato a Bruges, poi, nel gennaio 1941, è internato nell’ex ospedale di Reims, trasformato in campo di concentramento, insieme a Leonardo Rizzotto, Pietro Aureli, Faustino Braga e altri antifascisti italiani. Deportato in Germania, insieme a Augusto Mione, Arturo Buleghin e Silvio Schettini, viene rinchiuso nella prigione di transito di Trèves, dalla quale passa, il 25 giugno 1941, insieme a Diotallevi, nel campo ss Sonderlager Hinzert-Hunsrück post Hermeskeil (Mosel), dove i prigionieri sono costretti a eseguire lavori gravosissimi e vengono maltrattati e torturati.

Consegnato, il 9 marzo 1942, ai fascisti italiani al Brennero, e interrogato a Firenze il 27 marzo, Fossi nega di essersi occupato di politica all’estero e di aver conosciuto altri antifascisti fuori dall’Italia. Per quanto riguarda la permanenza in Spagna, sostiene – senza essere creduto – di essersi limitato a fare l’infermiere di un veterinario, tale Álvarez, e il manovale edile per i sindacati socialisti fino all’aprile 1937. Assegnato, il 2 maggio 1942, al confino per cinque anni e deportato a Ventotene, rimane nell’isola fino all’agosto 1943, quando viene trasferito al campo di concentramento di Renicci d’Anghiari (AR), insieme ad altri antifascisti, in prevalenza anarchici. Rilasciato il 5 settembre, si rifugia a Barberino di Mugello (FI), restandovi fino alla liberazione di Firenze. Segnalato nel capoluogo toscano il 27 luglio del ’45, torna, poi, a Piombino, dove dà “un contributo fattivo, insieme ai vecchi compagni, alla costituzione della Federazione anarchica e alla diffusione delle idee”. Muore nella città del ferro il 5 febbraio 1969. (F. Bucci – R. Bugiani – A. Tozzi)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; La requisitoria del procuratore generale del re in Lucca pei moti del 26 giugno a Piombino, «Il Giornale del Tirreno», 23 lug. 1921; Archivio privato F. Bucci, Testimonianza di E. Fossi, Piombino, 1966; U. Marzocchi, Egidio Fossi, «Umanità nova», 15 feb. 1969.

Bibliografia: P. Bianconi, Il movimento operaio a Piombino, Firenze 1970, ad indicem; Id., L’insurrezione anarchica del 1920 a Piombino, [s.l. s.d.]; Antifascisti nel casellario politico centrale, 18 voll., Roma, 1989-1994, ad nomen; La Spagna nel nostro cuore, 1936-1939. Tre anni di storia da non dimenticare, Roma 1996, ad nomen; Né dio né padrone: cenni storici sul movimento anarchico a Piombino e dintorni / a cura della FAEM, Piombino 2000; F. Bertolucci, Gli anarchici italiani deportati in Germania durante il Secondo conflitto mondiale, «A : rivista anarchica», aprile 2017, pp. 63-98.

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