​FORNASARI, Savino

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​FORNASARI, Savino

Date di esistenza

Luogo di nascita
Mortizza
Data di nascita
21/02/1882
Luogo di morte
Piacenza
Data di morte
16/09/1946

Attività e/o professione

Qualifica
Ferroviere

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Mortizza (PC) il 21 gennaio 1882 da Eliodoro e Giuseppina Mazzoni, ferroviere. Proveniente da una famiglia di contadini fittavoli nel 1910, dopo essere stato dispensato dal servizio militare, è assunto come manovale nelle Ferrovie. Poco tempo dopo aderisce alla cdl sindacalista e al movimento anarchico. Nel 1914 è segretario della Sezione ferrovieri di Piacenza, membro della Commissione esecutiva della cdl sindacalista e collaboratore del giornale camerale «La Voce proletaria». Per la sua attività politica e sindacale è trasferito nel giugno dello stesso anno a Isola della Scala (VR) e poi a Poggio Rusco (MN). Nel settembre 1917, sempre per ostacolare la sua attività sovversiva e antimilitarista, è trasferito in un piccolo centro del Meridione, Praia d’Aieta di Tortora (RC). Dalla Calabria invia periodicamente comunicati e sottoscrizioni a «L’Avvenire anarchico» di Pisa.

Dopo due brevi trasferimenti a Maratea e Sapri, rientra a Piacenza nel maggio 1919. In occasione dei moti contro il caroviveri fa parte della Commissione popolare per la compilazione dei calmieri dei prezzi. Rieletto nella Commissione esecutiva della Camera del lavoro, è tra i suoi più attivi propagandisti, spostandosi ogni domenica nei vari comuni della provincia per comizi e conferenze. Denunciato varie volte, è arrestato dopo un comizio nel novembre 1919. Liberato nel febbraio 1920 riprende il suo posto, e il 10 aprile è presente al comizio di E. Malatesta a Piacenza, che si conclude con l’ennesimo eccidio proletario (due morti). Nello stesso periodo è anche segretario dell’Unione anarchica piacentina, che si costituisce il 22 febbraio 1920 con l’adesione di sedici gruppi anarchici. All’affermarsi dello squadrismo diventa uno dei possibili bersagli della violenza fascista, ed è, in effetti, bastonato in due occasioni e minacciato più volte. In seguito a questi episodi chiede il trasferimento da Piacenza, che gli viene però negato. Solo nel novembre 1922 è trasferito allo scalo di Faenza.

Il 1° settembre 1923 è licenziato dalle ferrovie per “scarso rendimento”, ma le stesse fonti di polizia sono esplicite nel rilevare che la sua rimozione è dovuta al fatto che continua a svolgere propaganda anarchica e a impegnarsi in campo sindacale. Dopo il licenziamento è assunto dalle Fabbriche riunite di ceramiche e paste alimentari faentine. Sottoposto a stretta sorveglianza e inserito nell’elenco delle persone da arrestare “in caso di turbamento dell’opinione pubblica”, nel 1925 la sua casa è perquisita alla ricerca di documenti riguardanti il sindacato dei ferrovieri. Il 2 luglio 1925 espatria in Francia, a Tolosa, dove risiede già il fratello Giuseppe, poi si stabilisce definitivamente a Sartrouville, nella regione parigina. In Francia s’impegna da subito nell’organizzazione dei profughi dell’USI – fin dal 1922 esiste a Parigi una Sezione sindacale piacentina del sindacato rivoluzionario – partecipando nel settembre del 1925 a un convegno che si tiene a Parigi. Il suo impegno maggiore è però dato nel movimento anarchico.

Nel 1929 è nella Commissione di corrispondenza dell’UAI, costituita due anni prima, e ha la responsabilità dei rapporti con i compagni rimasti in Italia. Quando l’Unione entra in crisi, si impegna a fondo nella sua riorganizzazione, entrando nella Commissione di corrispondenza dell’Unione comunista anarchica dei profughi italiani, costituita nel 1930. Nel 1933 è protagonista di una piccola polemica con C. Berneri, perché l’UCAPI aveva espresso parere favorevole alla creazione di un tavolo di confronto con gli altri partiti antifascisti presenti nell’esilio, proposta lanciata dai dirigenti del PSI. In effetti, Fornasari, oltre a essere esplicitamente favorevole alla creazione di una solida organizzazione anarchica, è pure orientato a una politica di alleanze con le altre forze antifasciste, e per tali motivi incorre in frequenti polemiche con gli anarchici anti-organizzatori. È il caso, ad esempio, delle discussioni che nel 1935 sono causate dal suo impegno a ricercare un accordo con GL.

Alla costituzione della Federazione anarchica dei profughi italiani (1934), la nuova organizzazione che occupa il posto dell’UCAPI, entra a far parte del Comitato federale e della redazione del giornale della Federazione «Lotte sociali». È nel Comitato organizzatore del Convegno d’intesa degli anarchici italiani emigrati in Europa che si tiene a Sartrouville nell’ottobre 1935. Nel 1936 è tra gli esponenti della FAI, da poco costituita in Francia, diventando responsabile della Federazione regionale anarchica parigina. Nel gennaio 1937 entra a far parte del Comitato anarchico pro-Spagna, muovendosi diverse volte tra Parigi e Barcellona. Dal 1938 attenua il suo impegno militante, trasferendosi in un piccolo paese presso Tolosa.

Ritornato a Parigi alla fine del 1939, è arrestato dalla polizia nazista il 17 novembre 1940. Dopo sedici mesi trascorsi prima in carcere in Francia e poi nel campo di concentramento di Treviri in Germania, è consegnato nel marzo 1942 alle autorità italiane, che lo condannano a due anni di confino da passare a Ventotene. Rientrato a Piacenza nel 1943, per le sue precarie condizioni di salute, aggravate dal periodo di permanenza in campo di concentramento, non prende parte attiva alla Resistenza. Dopo la Liberazione è però di nuovo impegnato nella ricostruzione del movimento anarchico piacentino, diventando responsabile dell’Unione comunista libertaria. Muore a Piacenza, a seguito di un incidente stradale causato da una camionetta alleata, il 16 settembre 1946. (C. Silingardi)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Sitografia: Dictionnaire international des militants anarchistes, versione on-line, http://militants-anarchistes.info

Bibliografia: Convegno d’intesa degli anarchici italiani emigrati in Europa (Francia-Belgio-Svizzera) ottobre 1935, Pistoia 1980; C. Silingardi, Emilio Canzi e Savino Fornasari dall’emigrazione libertaria in Francia alla rivoluzione spagnola, «Studi piacentini», n. 1, 1987; L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal Biennio rosso alla Guerra di Spagna, 1919-1939, Pisa, BFS, 2001, ad indicem; F. Bertolucci, Gli anarchici italiani deportati in Germania durante il Secondo conflitto mondiale, «A : rivista anarchica», aprile 2017, pp. 63-98.

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