CANTINI, Astarotte
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- CANTINI, Astarotte
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Livorno
- Data di nascita
- 30 maggio 1903
- Luogo di morte
- Russia
Biografia / Storia
- Nasce a Livorno il 30 maggio 1903 da Milziade e Natalina Parenti, manovale, operaio; fratello di Alessandro, schedato come comunista. Anarchico “convinto e di azione”, abitante nella popolare via S. Stefano, strada dove risiedevano numerosi altri sovversivi. Ardito del popolo, viene arrestato il 26 giugno 1922, intento a fabbricare degli ordigni esplosivi da impiegare contro i fascisti, assieme ad altri tre anarchici (Virgilio Fabbrucci, Ilio Scali e Bruno Guerri) e condannato, il 25 agosto, a due anni e sei mesi di carcere dal Tribunale penale di Livorno. Uscito di carcere, per amnistia, dopo tredici mesi di reclusione, viene sottoposto a vigilanza sino al 28 settembre 1924. Dopo aver svolto servizio militare in Marina, presumibilmente, nel luglio 1926 emigra in Francia – sotto la falsa identità di Bruno Baroni - mentre nello stesso mese sul giornale anarchico «Fede!» compare quale sottoscrittore assieme ad altri anarchici livornesi.
Nel settembre 1926 fa parte di una delegazione operaia che per tre mesi visita l''Urss, quindi rientra in Francia.
Nel marzo 1927, secondo fonti di polizia, vive a Parigi. In maggio si sposta nel Lussemburgo e svolge, a Esch-sur-Alzette, un’intensa propaganda anarchica. Ritenuto “uno dei caporioni” del movimento antifascista, scrive più volte ai livornesi Bruno Guerrieri [recte: Guerri] e Athos Ricci per avere notizie sulla situazione economica locale, da pubblicare nella stampa anarchica. Espulso dal Lussemburgo il 25 ottobre 1928, insieme a Giuseppe Morini, Adone Franchi e Luigi Sofrà, ripara in Belgio e il 13 novembre viene schedato dalla Prefettura di Livorno, che ne segnala la militanza libertaria, il contegno sprezzante verso le autorità e gli stretti rapporti con altri anarchici pericolosi. Tornato in Francia, C. abita a Pavillons-sous-Bois e a Livry Gargan nel 1929, frequenta l’esponente livornese del PCdI Natale Vasco Iacoponi e si accosta ai comunisti, diffonde la stampa della Terza Internazionale. Secondo alcune fonti soggiorna anche a Marsiglia.
Nel corso del 1929 invia a Menotti Gasparri – un altro comunista livornese – una copia del giornale «Fronte antifascista» e quattro talloncini, in cui si invitano gli operai a esigere il 20 per cento di aumenti salariali. Qualificato dalla polizia politica ancora come anarchico e incluso, nel 1931, tra i sovversivi attentatori. Tra marzo e aprile 1931 avviene il suo secondo trasferimento in Urss per frequentare la Scuola leninista a Mosca, quindi è inviato a Tuapse, porto sulla costa settentrionale del Mar Nero, a lavorare come operaio, e successivamente a Lugansch (poi Voroscilovgrad) nel Donbass, presso una fabbrica di locomotive.
Nella sua scheda, compilata nel 1935 a Mosca dall'Ufficio quadri del Partio comunista italiano viene menzionato il suo arresto nel '22 “per attività terroristiche” e la sua precedente “tendenza anarchica” sino al 1927, tanto che il Partito comunista bolscevico si riserva di accettare la sua adesione.
L'utilizzo del falso nome di Bruno Baroni, per un certo tempo riesce a trarre in inganno l'OVRA che ne perde le tracce. Il 18 giugno 1933, la madre riceve a Livorno una sua falsa lettera proveniente da Le Havre in cui annuncia che presto lascerà la Francia “per ragioni di lavoro”, nel tentativo di depistare la polizia fascista che solo nel l'aprile 1935 sarà certa della sua presenza in Unione sovietica. Nell'aprile 1936, in una lettera alla madre, menziona un altro profugo in Russia, certo Tamburi, più tardi identificato nel sovversivo livornese Decio Tamberi, già entusiasta del paradiso sovietico, che vorrebbe rimpatriare, non potendo vivere fra gente così diversa dagli italiani.
Nel febbraio del 1937 sarebbe stato ipotizzato il suo invio a combattere in Spagna, insieme a Iacoponi e a Mazzino Chiesa, ma la notizia non ha seguito e C. rimane a Voroscilovgrad (Ucraina), da dove esprime, il 5 giugno 1937, il proprio dispiacere per l’uccisione, nella penisola iberica, di Menotti Gasparri, livornese già esule in Russia: “Quanto a me, mia moglie [Lina o Zina] e Gino, siamo in ottima salute e speriamo che Gino cresca bene, così un bel giorno lo potrai vedere ed abbracciare. Mia moglie si trova in ferie per ancora due mesi dopo il parto con paga completa, e più 95 rubli per la nascita di Gino. La nostra vita è buona in tutto e per tutto, non si pensa al domani ecc.”.
Cantini viene arrestato dalla polizia politica nella tarda primavera del 1938, travolto dalle purghe staliniane, e il 25 settembre dello stesso anno la troika dell'Nkvd di Voroscilovgrad lo condanna a pena ignota “per spionaggio”. Il suo nome figura tra i circa 250 comunisti e antifascisti italiani inghiottiti dall'apparato repressivo sovietico. Ucciso in data e circostanze non note, verrà “riabilitato” dallo Stato sovietico il 20 luglio 1956. (F. Bucci, R. Bugiani, G. Piermaria, e agg. M. Rossi)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Bibliografia: Antifascisti nel Casellario politico centrale, 18 v., ROMA 1988-1995 , ad nomen;
R. Caccavale, Comunisti italiani in Unione Sovietica. Proscritti da Mussolini, soppressi da Stalin, Milano 1995, pp. 243-244, 312;
M. Tredici, Gli altri e Ilio Barontini. Comunisti livornesi in Unione Sovietica, Pisa, ETS, 2017.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Milziade e Natalina Parenti
Bibliografia
- 2003
Link esterni