CALCAGNO, Pietro

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
CALCAGNO, Pietro

Date di esistenza

Luogo di nascita
Fontanetto Po
Data di nascita
November 25 1858
Luogo di morte
Roma

Biografia / Storia

Nasce a Fontanetto Po (Vc) e l’anagrafe del paese registra la nascita di due bambini, con il medesimo nome e con gli stessi genitori, Maurizio, panettiere, e Maria Cedale, contadina. Il primo Pietro Giovanni Bartolomeo vede la luce alle sette del mattino del 25 novembre 1858, il secondo Pietro Bartolomeo, alle quattro del pomeriggio del 24 agosto 1860. Poiché il primo non premuore al secondo, ma si sposa a Torino l’11 maggio 1883 con Luigia Loetta, deve essere l’anarchico in questione. Del resto i vaghi cenni autobiografici (primogenito, congedato nel 1881, ecc.) presenti nell’opuscolo Verso l’esilio, pubblicato da C. nel 1905, sembrano concordare. Perso il padre a 11 anni (“suicidatosi per una meschina questione di proprietà”), C. viene condotto dalle madre a Torino e sistemato come garzone presso un fornaio. Cinque anni di apprendistato, altri tre come salariato e nel ’78 il servizio militare per tre anni. Nel novembre 1881 C. è di nuovo a Torino, dove partecipa allo sciopero dei panettieri e si procura “il battesimo del carcere”. È in questo frangente che ha “l’occasione di udire la parola di A. Costa” e di diventare socialista. Il boicottaggio dei proprietari dei forni lo induce a trasferirsi, nel 1886, a Roma, proprio negli anni della “febbre edilizia” e della crisi successiva. Ed è a Roma che passa “decisamente nelle file anarchiche”. Il nome di C. inizia ad apparire, nei rapporti di polizia e nelle cronache agli inizi nel 1889, quando gli anarchici pongono l’esigenza di una nuova organizzazione dai connotati rivoluzionari al posto della vecchia Federazione Operaia Socialista unitaria e danno il via alla campagna astensionista in occasione delle elezioni amministrative. “I moti operai del 1889 lo portano oratore affascinante e persuasivo ai comizi che si succedevano senza tregua in Piazza Dante e ai Prati di Castello, e la polizia crede bene arrestarlo e inviarlo alle Carceri Nuove” («Il Messaggero», 8 mag. 1906). Processato, viene condannato a 20 mesi. Dopo il Congresso di Capolago (gen. 1891) è particolarmente attivo nell’agitazione dei disoccupati, che vede gli anarchici romani, contrari a ogni forma di mediazione pubblica, prendere la testa del movimento intenzionati a estenderlo anche ad altre regioni. Poco dopo, è con Ettore Gnocchetti e Tito Lubrano, uno dei protagonisti dei preparativi per il 1° maggio, anche se le fonti di polizia offrono versioni contrastanti: da un lato C. e Gnocchetti avrebbero sconsigliato Cipriani e Malatesta, intenzionato a tornare in Italia, dal tentare un’azione di forza, dall’altro C. e Lubrano “avrebbero voluto mostrare che gli anarchici fanno fatti e non parole”, contrariamente alla prudenza di Cipriani. Arrestato dopo i sanguinosi scontri verificatisi durante il comizio di Cipriani in piazza S. Croce in Gerusalemme, C. viene processato, con Cipriani, Galileo Palla e un’altra sessantina di imputati alla fine di ottobre e condannato ad un anno e mezzo di carcere, a cui seguono la sorveglianza speciale prima e il domicilio coatto poi, a Porto Ercole, a Ponza, nelle carceri di Napoli e Ancona. “I figli sono raccolti dalla carità cittadina e ricoverati in un ospizio; stanca, e più debole di quanto la avessi creduta, la moglie mi dimenticava dandosi nelle braccia di un altro, mentre la mamma lontano, a cui giunge l’eco di tanta rovina, soccombe dal dolore” (Verso l’esilio). Una volta liberato, ormai affetto da tbc, ma “ribelle alle infami prescrizioni del libretto”, viene nuovamente incarcerato. Rimpatriato a Fontanetto Po nell’aprile 1897 (cfr. «L’Avvenire sociale», 9 mag. 1897), lascia il paese proprio nei giorni dell’attentato Acciarito (22 apr.) per cercare di emigrare all’estero, ma viene arrestato ad Alessandria e, dopo vari trasferimenti, confinato nel maggio a Varallo Sesia per due anni. Prima della scadenza del periodo di coazione, un nuovo provvedimento gli assegna altri tre anni di domicilio coatto. Nel maggio 1899 C. riesce a fuggire e a raggiungere in treno la Francia, per trasferirsi poi in Inghilterra e (pare su indicazione di Malatesta) negli Stati Uniti, a Tampa (Florida), dove, secondo la tarda testimonianza di Umberto Consiglio, giunge la sera del 29 luglio 1900. A Tampa dirige la parte italiana del periodico «La Voce dello schiavo/La Voz del esclavo». “Malgrado il male che lo affliggeva […] tutto il tempo che fu con noi, spiegò un’attività straordinaria, scrivendo e facendo conferenze”. Certo dell’amnistia, decide di tornare in Italia, ma viene arrestato a Baltimora, avendo l’Associated Press diffusa la notizia della sua intenzione di attentare alla vita di Vittorio Emanuele iii. Costretto a fermarsi negli usa, C. si stabilisce a Barre (Vermont), dove continua “la sua prodigiosa attività di propagandista”. Rientra in patria alla fine del 1901 e, subito arrestato, è inviato a Ventotene per finire di scontare il domicilio coatto. Attorno al suo nome si scatena una intensa campagna di stampa condotta dai giornali anarchici, socialisti e repubblicani, mentre in tutto il paese si tengono comizi e conferenze per la sua liberazione. I deputati dell’Estrema presentano interpellanze parlamentari. Il Comitato cittadino messinese pubblica un numero unico “Pro Calcagno e contro il domicilio coatto” (30 gen. 1902). I repubblicani candidano C. in due collegi milanesi (il iv e il v, quello di Turati) ed egli accetta, sollevando “la più grave censura” negli ambienti libertari (cfr. Calcagno candidato, «L’Avvenire sociale», 17 apr. 1902). A Milano, proprio sull’onda del caso Calcagno, esce «Il Grido della folla», il primo periodico anarchico milanese a essere pubblicato dopo un silenzio quasi decennale. Anche Galleani interviene dagli Stati Uniti (Gesuiti!, «La Questione sociale», 26 apr. 1902) e ugualmente Ciancabilla invia un articolo a «Il Grido della folla» (Questione Calcagno, 10 mag. 1902). Il responso delle urne è negativo per il “relegato di Sant’Anastasia”. Nel v Collegio Turati ottiene 2.886 voti contro i 797 di C. e decide di accettare il seggio parlamentare, dando il via ad altre polemiche, alimentate soprattutto da Giovanni Gavilli sulle colonne de «Il Grido della folla». Nel iv C. ottiene 249 voti contro i 1.700 del monarchico prof. Mangiagalli (che sarà anche il primo rettore dell’Università) e gli 800 del socialista Filippetti. La sconfitta elettorale riconcilia gli anarchici con C., ridando fiato alla campagna per la liberazione sua e di “tutti i condannati per leggi eccezionali d’indole politica” (Riego Cesari, Pilade Cajani, Cesare Sobrito, Pompeo Ognibene ecc.). Lo stesso «Avanti!», per la penna di Enrico Leone (Per Pietro Calcagno, 23 giu. 1902, con un commento del direttore Leonida Bissolati), rilancia l’agitazione. Nel settembre C., gravemente ammalato, viene trasferito all’Ospedale di Pozzuoli, dove, secondo «L’Avvenire sociale» (Per Pietro Calcagno, 1° ott. 1902), “si va lentamente spegnendo”. Un’ordinanza ministeriale del 28 settembre, che gli condona i residui diciotto mesi, permette a C. di rientrare a Roma, dove partecipa all’attività della Federazione socialista anarchica del Lazio. Già l’11 novembre commemora, insieme con Paolo Chiarelli e Aristide Ceccarelli, i Martiri di Chicago. “Ma il male fa progressi continui, ed è costretto a chiedere ospitalità a Santo Spirito, da dove, debole di mente e cadente di corpo, ma forte di animo, esce qualche volta per trovarsi fra i suoi amici nei giorni commemorativi” (Pietro Calcagno, «Il Grido della libertà», giu. 1906). Come, per esempio, in occasione del 1° maggio 1903, quando tiene una conferenza sullo sciopero generale (In giro per Roma. Il Primo Maggio, «L’Azione libertaria», 8 mag. 1903). Muore il 7 maggio 1906 al Sanatorio Umberto i di Roma. La commemorazione è tenuta da Giovanni Forbici per gli anarchici, dall’on. Eugenio Chiesa per i repubblicani, dall’avv. Romualdi per L’Unione Socialista Romana e da Andrea Costa, che gli era amico. Così all’indomani della morte lo ricorda Tito Carniglia, alias “Tito Lubrano”, ne «Il Domani»: “Egli da più di 20 anni a questa parte è stato minuto per minuto, ora per ora, giorno per giorno, continuamente perseguitato. Ha subiti tutti i soprusi, tutte le infamie immaginabili. Anni ed anni di carcere, di domicilio coatto, sorveglianza, fame, disoccupazione, insulti, di disinganni domestici, e quello che più lo indisponeva era il dover sopportare (e questo è durato fino al giorno della sua ultima entrata nel Sanatorio nel quale è morto) la persecuzione continua di una guardia che lo seguiva, come la propria ombra, dovunque ed era incaricata di osservare qualunque cosa egli facesse”.
 

Fonti

Fonti: asc Fontanetto Po, pt. i, faldone 292; P. Gibelli, Calcagno. Triste episodio della democrazia milanese, Milano 1902; R. Sacconi, Corrispondenze. Roma, «Il Grido della folla», 12 mag. 1906; Pietro Calcagno, “«Il Grido della libertà», giu. 1906.

Bibliografia: scritti di C.: Verso l’esilio, Roma 1905, (ripubbl. Pietro Calcagno e i luoghi e i personaggi della Varallo fine Ottocento, Milano 1976); scritti su C.: L. Cafagna, Anarchismo e socialismo a Roma negli anni della “febbre edilizia” e della crisi 1881-1891, «MO», set.-ott. 1952; U. Consiglio, Figure e lotte dell’anarchia. Pietro Calcagno in America, «UN», 30 nov. 1958; Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomen; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani nell’epoca degli attentati, Milano, 1981, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Maurizio e Maria Cedale

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

città