CAGLIONI, Alessandro Domenico Giacomo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
CAGLIONI, Alessandro Domenico Giacomo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Bergamo
Data di nascita
February 23 1881
Luogo di morte
Torre Boldone

Biografia / Storia

Nasce a Bergamo il 23 febbraio 1881 da Giovanni e Lucia Messi, operaio meccanico. Possiede la licenza elementare e lavora presso la Società Elettrica Val Brembana. È attivo propagandista socialista rivoluzionario e sindacalista. Il 28 maggio 1893, giovanissimo, partecipa alla costituzione della Lega di resistenza fra gli operai meccanici, metallurgici e affini di Bergamo e alla stesura del relativo Statuto. Agli inizi del secolo diventa dirigente della CdL di Bergamo e riferimento al Gruppo per la propaganda socialista il quale è in relazione con Arturo Labriola e con la rivista milanese «Avanguardia socialista». Il 25 luglio 1903 entra a far parte della nuova Commissione esecutiva della CdL di Bergamo. Nel dicembre 1906 C. risulta iscritto al PSI, ma le sue posizioni rivoluzionarie e sindacaliste evolvono in una prospettiva anarchica. Agli inizi di aprile 1907 lavora provvisoriamente presso la CdL di Milano. Dopo un breve periodo di crisi della CdL di Bergamo, questa viene ricostituita agli inizi di agosto da 18 rappresentanti di 12 organizzazioni sindacali locali, e in tale circostanza C. tiene la relazione introduttiva. Il 28 ottobre, “cappotto a cencio e cravatta rossa”, come scrive il prefetto di Bergamo al questore di Bologna per segnalarne l’arrivo, C. parte alla volta di Bologna per partecipare al congresso FIOM, che in quel momento è in crisi organizzativa e programmatica, in forte calo nel numero degli iscritti. Il 26 novembre C. viene condannato a 20 giorni di reclusione per il reato di oltraggio ai RRCC. Tra le iniziative più significative dell’attività della CdL e di C. è da annoverare il tentativo, tra il gennaio e il marzo del 1908, di sottrarre, anche se senza successo, al sindacalismo cattolico locale la guida delle lotte operaie e contadine attivatesi spontaneamente a Villa d’Adda (Bg). Lo scarso livello organizzativo del proletariato industriale bergamasco induce C. a un forte impegno propagandistico, anche se non mancano insuccessi e sconfitte. Il 6 aprile, insieme all’anarchico Sante Arzuffi, al sindacalista Agostino Rocchi e agli operai A. Paratico e Zanardi, C. viene colpito da mandato di cattura per oltraggio e resistenza a forza pubblica. Per questo C. si dà alla latitanza in Svizzera, analogamente a Paratico e Rocchi. Inizialmente C. si reca a Bellinzona sotto il falso nome di “Alessandro Giordani”, cioè con il cognome della moglie, ottiene la carta di soggiorno e lavora per qualche mese tra Bellinzona e Lugano. Il 2 maggio, in contumacia, il Tribunale di Bergamo lo condanna a 20 giorni di reclusione per oltraggio alla forza pubblica e il 17 giugno, C. riceve un’altra condanna in contumacia a quattro anni e 15 giorni di reclusione per resistenza all’autorità e violenza privata. Dopo la sentenza la Prefettura di Bergamo intensifica le sue ricerche per rintracciarlo e catturarlo e il fiduciario del Console italiano cerca più volte di indurre C. ad accompagnarlo per diporto in qualche comune italiano limitrofo, per poterlo così arrestare, ma C. non cade nella trappola. Nell’ottobre tiene a Biasca una conferenza intitolata Abbasso il coltello. Il ruolo di C. a Biasca è significativo, dato che, in collaborazione con Giacinto Menotti Serrati, che a Lugano dirige «L’Avvenire del lavoratore», e con il medico di Biasca Vittorio Montemartini (fratello dei più noti Giovanni e Luigi), cerca di organizzare i lavoratori delle cave, numerosi in quell’area, con l’obiettivo di costituirvi una CdL, prestandosi anche all’attività di propagandista nella Svizzera interna, in particolare a Zurigo. Tuttavia, in seguito ad amnistia, C. rientra in Italia nel febbraio 1909 e immediatamente ricomincia su di lui la sorveglianza poliziesca. Nel corso del 1910 a Bergamo il gruppo dei sindacalisti rivoluzionari costituisce il Fascio Operaio. Tra i promotori, oltre a C., il tramviere Aristide Piccinini, Federico Luraschi, il tappezziere Rocchi, cioè le figure che due anni dopo daranno luogo alla costituzione dell’Unione Sindacale Bergamasca. Nel gennaio 1910 a C. viene rilasciato il passaporto per la Svizzera, in primavera tiene conferenze in provincia, mentre il 1° maggio 1910 parla a Sarnico (Bg) in occasione della festa proletaria locale e, nella stessa occasione, recita nel teatro locale interpretando i bozzetti di P. Gori Senza patria e 1° Maggio. Nel mese di novembre del 1911 interviene a un comizio in occasione dell’arrivo a Bergamo di alcuni bambini figli degli scioperanti di Piombino. C. è anche autore di un breve testo teatrale (Notte d’angoscia. Bozzetto in due quadri Bergamo 1912). Nel 1913, probabilmente grazie alla mediazione del sarto Teodoro Piazzoni, che ne è il gerente e che nel luglio 1903 era entrato, con C., nella Commissione esecutiva della CdL di Bergamo, C. collabora al giornale umoristico-satirico di Bergamo «Giop», fondato nel 1894, espressione dell’area democratico-radicale. C. è tra gli organizzatori e tra i più attivi partecipanti alle manifestazioni tenute a Bergamo nel giugno 1914 in seguito ai fatti di Ancona e alla Settimana rossa. In particolare, il 21 giugno, in un comizio improvvisato davanti a un caffé del centro cittadino di Bergamo, esorta gli operai a opporre al disprezzo borghese la loro violenza. Nel contesto delle attività sindacali bergamasche, molto forte è il conflitto – sul piano organizzativo e ideologico – tra l’area socialista e quella sindacalista. In tale contesto, C. radicalizza la sua posizione sindacalista in senso più libertario e, non accolto nel gruppo dirigente dell’USI bergamasca, in agosto, insieme ad altri anarchici bergamaschi, fonda il Gruppo Libertario Bergamasco il quale, sempre per iniziativa di C., pubblica anche una propria rivista di quattro pagine, «Libertà» “quindicinale di propaganda libertaria”, uscita con soli due numeri successivi. C. fa parte anche di un Comitato di Agitazione contro la guerra e in difesa dei lavoratori. Nel luglio 1915 viene nominato segretario della CdL a Lecco. Il 12 novembre 1916 si reca ad Ancona presso la locale CdL portando con sè il rendiconto del proprio operato come segretario della CdL di Lecco. Riformato alla visita di leva per “debole costituzione persistente”, alla fine di dicembre viene richiamato alle armi. Al suo posto, come segretario della CdL, subentra il socialista rivoluzionario lecchese Pasquale Bernabeo. C. si presenta al distretto militare di Bergamo, dove viene assegnato al 35° fanteria 9a compagnia di stanza a Budrio (bo), poi inserito nella brt Pistoia. Congedato nel febbraio 1919, ritorna a Lecco riprendendo il posto di segretario della CdL, attivandosi subito nei comuni del circondario con comizi e conferenze. Il 23 gennaio 1920 il sottoprefetto di Lecco consegna a C. il foglio di via obbligatorio per Bergamo. Agli inizi di febbraio sostituisce per alcuni giorni a Magenta Giovanni Bensi nella direzione della locale CdL, per poi tornare a Lecco, dove nel frattempo è potuto tornare alla direzione della CdL. Il 24 febbraio, il prefetto di Como decide di munire di nuovo C. del foglio di via obbligatorio, ma proprio lo stesso giorno il lecchese Aloisio Berrettini, proprietario di un’officina meccanica, dichiara di assumere C. come aggiustatore di biciclette, il che comporta la revoca a C. del foglio di via. La stessa situazione si verificherà ancora in seguito. In occasione delle celebrazioni del 1° maggio a Bergamo, in piazza Pontida, davanti alla lapide dei tramvieri caduti posta su di un carro, C. prende in mano la medaglia commemorativa della guerra che teneva appuntata sulla giacca e la chiama “palanca mata” (cioè moneta senza valore) sputandole addosso, imitato in questo dal sindacalista socialista Aristide Piccinini. In estate è ormai definitivamente tornato a Bergamo da Lecco ed è sempre impegnato come organizzatore sindacale nell’azione di propaganda. In ottobre è segretario provinciale del sindacato edile aderente alla CdL di Bergamo e, in tale qualità, interviene nelle principali vertenze fra le ditte costruttrici e le maestranze. Si interessa inoltre delle agitazioni di carrettieri, interviene nei comizi degli operai metallurgici, incitandoli alla resistenza. È anche organizzatore di circoli vinicoli, nonché segretario della sezione muratori. Nell’ambito delle attività della locale CdL, tra il 1920 e il 1921 partecipa con il fratello Luigi, anarchico, alla costituzione della sezione di Bergamo dell’Associazione Antialcoolica Proletari Escursionisti, che si contrappone all’associazionismo borghese che ormai caratterizza l’Unione Operaia Escursionisti Italiani, da cui si scinde su una rigida base classista, per l’autonoma emancipazione civile, morale e culturale del proletariato, soprattutto contro la diffusissima piaga dell’alcoolismo. Benché non sia ben chiaro attraverso quali contatti ed esperienze, risulta tuttavia che, agli inizi del 1923, C. è segretario della federazione di Bergamo del PCdI. Una perquisizione in casa sua nel mese di febbraio da parte degli agenti di Pubblica sicurezza porta al rinvenimento di circolari del PCdI – Sezione dell’Internazionale Comunista per la convocazione dei congressi federali del partito. In seguito a ciò viene arrestato e tratto in carcere insieme ad altri esponenti comunisti locali. Al posto di C., come segretario federale comunista di Bergamo subentra Achille Stuani. A luglio 1923 C. risulta ancora detenuto nelle carceri di Bergamo. Il 1° dicembre 1926, per tutti i suoi precedenti, viene condannato a tre anni di confino a Lampedusa. Nella stessa circostanza vengono arrestati, processati e condannati altri 11 militanti, bergamaschi, ritenuti i più pericolosi sul piano politico. Contro l’assegnazione al confino, C. oppone ricorso argomentando di aver cessato da tempo ogni attività politica per dedicarsi solo a lavoro e famiglia, ma nonostante il ricorso, parte per Lampedusa il 22 dicembre. Il 14 febbraio 1927 viene prosciolto dal confino e la pena residuale viene commutata in due anni di ammonizione fino al 2 dicembre 1929. Il 21 gennaio 1928 muore a Parigi il fratello Luigi, rifugiatosi in Francia per sfuggire all’arresto con l’accusa di detenzione di esplosivi. Nel dicembre 1932 lavora a Bergamo come decoratore, ma è spesso disoccupato anche a causa delle cattive condizioni di salute per l’aggravarsi dei sintomi artritici. Negli anni Trenta C. viene sempre vigilato ed è incluso nell’elenco delle persone da fermare in determinate circostanze, ma nell’ottobre 1940, in seguito a nulla osta ministeriale, gli viene tolta la qualifica di schedato, anche se rimane incluso nel novero dei sovversivi per vigilanza generica. Pur dovendosi sottoporre a continue cure, nell’autunno 1940 viene assunto come meccanico dalla S.A. Caproni Aeronautica di Ponte S. Pietro (bg), dove ancora risulta occupato nel giugno 1942. Muore a Torre Boldone il 20 febbraio 1952 in una casa di riposo per anziani.
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio dello Stato - Bergamo, Fondo Questura - Sovversivi, b. 20, ad nomen;

Bibliografia: A. Bendotti, G. Bertacchi, Liberi e uguali. La Camera del Lavoro di Bergamo dalle origini alla prima guerra mondiale, Bergamo 1985; A. Bendotti, G. Bertacchi, G. Della Valentina, Comunisti a Bergamo. Storia di dieci anni (1943-1953), Bergamo 1986; A. Buttarelli, Metallurgici, meccanici ed affini. Per una storia della Fiom di Bergamo dalle origini all’avvento del fascismo, Bergamo 1998; B. Curtarelli, Liberamente tra i monti. L’Associazione proletari escursionisti di Bergamo 1921-1979, Bergamo 1999.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giovanni e Lucia Messi

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

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