CAFIERO, Carlo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
CAFIERO, Carlo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Barletta
Data di nascita
1 Settembre 1846
Luogo di morte
Nocera Inferiore
Data di morte
17 Luglio 1892

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Bar­letta il 1° settembre 1846 da Ferdinando e Luigia Azzariti. La famiglia, assai facol­tosa, possiede terre e trae redditi dal commercio dei grani. Un fratello maggiore di Cafiero, Pietrantonio (1836-1911), politi­camente conservatore, sarà deputato per tre legislature. Cafiero segue gli studi nel seminario di Molfetta, dove gli fu condiscepolo Emi­lio Covelli, più tardi suo compagno d’idee e di sventura. Il seminario di Molfetta ha una tradizione scolastica prestigiosa (vi aveva studiato Andrea Angiulli e lo frequenterà G. Salvemini), ma Cafiero ne esce, come i nominati, senza continuare la carriera ecclesiastica. A 18 anni è a Napoli dove s’iscrive alla facoltà di giurisprudenza; laureatosi ed entrato in possesso d’un notevole patrimonio in seguito alla morte del padre, si trasferisce a Firenze, allora capitale del regno, per intraprendere la carriera diplomatica. Ma altri interessi – per l’occultismo, l’etnologia, le civiltà orientali – lo attraggono. Dopo una sosta in Francia (1870) presso il pittore Giuseppe De Nittis, suo coetaneo e con­terraneo, si reca a Londra dove i contatti culturali e la conoscenza diretta della con­dizione operaia in una società industriale lo avvicinano alle idee socialiste, in parti­colare all’Associazione internazionale dei lavoratori che a Londra ha la sua sede con il Consiglio generale, fortemente in­fluenzato da Marx e da Engels. Entra per­sonalmente in contatto con il secondo che, allora incaricato dei rapporti dell’orga­nizzazione con l’Europa meridionale nella primavera del 1871, proprio i giorni della Comune di Parigi, affida al Cafiero la missione di recarsi in Italia per coordinare le file dell’Asso­ciazione e contrastare nel movimento ope­raio italiano l’influenza di Mazzini e di Bakunin.

Partito da Londra ai primi di maggio del 1871, Cafiero si ferma anzitutto a Fi­renze dove ha vecchie amicizie (fra gli altri il pittore “macchiaiolo” Telemaco Signorini) e, grazie ad esse, può introdursi nei circoli demo­cratici. Conosce Luigi Castellazzo, presi­dente di una Società Democratica Inter­nazionale che, fra l’altro, ha preso netta­mente posizione a difesa della Comune di Parigi. Dopo un breve soggiorno nella na­tia Barletta, si reca a Napoli per stabilire rapporti diretti con la sezione dell’Inter­nazionale che opera in quella città da al­cuni anni. La sezione si trova in crisi a causa delle scorrettezze del suo presidente Stefano Caporusso, ora esautorato ed e­spulso. Cafiero cerca di rimediare a questa situazione, ricollegando gli elementi mi­gliori, fra i quali Carmelo Palladino, stu­dente pugliese trapiantato a Napoli, quan­do il 20 agosto l’autorità scioglie con de­creto prefettizio la sezione. Cafiero stesso viene arrestato, la sua casa perquisita con sequestro di carte e di documenti. Rila­sciato dopo pochi giorni, mentre si istrui­sce il processo, Cafiero è impegnato nella partecipazione al Congresso operaio di Roma (xii congresso delle Società ope­raie italiane, 1-6 novembre 1871), nel corso del quale guida la esigua pattuglia di op­posizione alla maggioranza mazziniana, fa­cendo sentire la voce dell’Internazionale e poi ritirandosi clamorosamente dall’assemblea. In questo periodo collabora al ­giornale «La Campana» di Napoli, uno dei più importanti fogli internazionalisti. Cu­ra sempre la sua corrispondenza con En­gels, anche se in seguito alla conferenza di Londra (settembre 1871) che ha dato un nuovo indirizzo – nel senso di una maggiore politicizzazione e centralizzazio­ne – all’AIL, i rapporti fra il Consiglio ge­nerale di Londra e la sezione napoletana, influenzata da Bakunin e dai suoi amici, cominciano a guastarsi. Cafiero, rimasto in un primo tempo neutrale nella disputa, si sposta nei primi mesi del 1872 verso le posizioni di Bakunin e, dopo un incontro con questo in Svizzera, ne abbraccia com­pletamente le idee. Da qui la rottura con Engels, giustificata con una lunga lettera nella quale per la prima volta Cafiero enuncia il suo orientamento anarchico (12-19 giu­. 1872).

Intanto in Italia da mesi si parla di un congresso che raccolga tutte le forze democratiche d’estrema sinistra, dai nascenti fasci operai ai circoli del Li­bero pensiero, dalle associazioni raziona­liste alle sezioni dell’Internazionale. L’ini­ziativa è patrocinata da Garibaldi, ma nel suo sviluppo viene a coordinarsi e poi a coincidere con la riunione di fondazione della Federazione italiana dell’ail che si svolge a Rimini nei giorni 4-6 agosto 1872. Di questa “conferenza” costituente Cafiero è il presidente (A. Costa il segreta­rio) e il maggior ispiratore. La conferenza adotta una serie di risoluzioni politiche e organizzative, fra le quali la più importante è quella che proclama la rottura col Con­siglio nazionale di Londra e in pratica la secessione delle sezioni italiane. Cafiero si reca come osservatore al congresso del­l’Aia, promosso dalla maggioranza marxi­sta, nel corso del quale è decisa l’espul­sione di Bakunin e di Guillaume e la con­danna dei dissidenti. Cafiero è ora fra i più intransigenti fautori della scissione e torna in Svizzera presso Bakunin, a Zurigo, per poi partecipare insieme al congresso internazionale di Saint-Imier, nel Giura Svizzero, dove si costituisce la cosiddetta Internazionale “antiautoritaria” (16-17 settembre 1872). Egli entra contemporaneamen­te a far parte, insieme con Costa, Fanelli, Malatesta e Nabruzzi, di una organizza­zione segreta, detta Alleanza Internazio­nale, che è stata promossa da Bakunin fra gli intimi con speciali statuti e con finalità cospirative. Da questo momento la vita di Cafiero si confonde con la storia del movimento in­ternazionalista in Italia. Egli è incaricato anzitutto dalla Federazione italiana di con­durre un’inchiesta sulla condotta dell’in­ternazionalista torinese Carlo Terzaghi, sospettato di essere in relazione con la po­lizia. Si reca a Torino, interroga Ter­zaghi e i suoi accusatori e conclude con una relazione di condanna di Terzaghi che viene espulso dalle file della Federa­zione italiana. In occasione del secondo congresso del­la Federazione italiana dell’ail, convocato a Mirandola ma svoltosi a Bo­logna (15-16 mar. 1873), è arrestato, sot­toposto a interrogatori ma poi prosciolto in istruttoria.

Nella seconda metà del 1873 si reca in Svizzera e intrattiene stretti rapporti con Bakunin, aiutandolo finan­ziariamente per l’acquisto e la sistema­zione della villa detta La Baronata, presso Locarno. La villa avrebbe dovuto servire come rifugio per gli amici del ri­voluzionario russo, impegnati nell’attività cospirativa in vari paesi d’Europa, ma controversie sull’impiego dei fondi messi a disposizione dal Cafiero e sperperati con leg­gerezza da Bakunin finisce per com­promettere i rapporti fra i due. Questa vicenda personale si intreccia con la pre­parazione dei moti dell’agosto 1874 in Ita­lia (Bologna, Toscana, Puglia), alla quale Cafiero partecipa con contributi finanziari e con impegno personale. Ma la crisi in­tervenuta nei suoi rapporti con Bakunin (mentre questi sta per partire per l’Ita­lia) e il successivo fallimento dei moti lo distaccano per qualche tempo dal movi­mento attivo. In autunno Cafiero è a Pietroburgo, dove sposa davanti al con­sole italiano di quella capitale Olimpia Kutusov, una giovane russa conosciuta in Svizzera, sembra per sottrarla, grazie al­l’acquisita cittadinanza italiana, alle per­secuzioni e ai divieti delle autorità russe che vorrebbero impedirle di lasciare il paese.

Tornato in Svizzera, procede a ulte­riori vendite dei suoi averi e nel 1875 è nuovamente in Italia, soggiornando prima a Milano, dove entra in contatto con il gruppo de «La Plebe», poi a Bologna, dove visita gli internazionalisti detenuti per i fatti del ’74, e infine a Firenze e Roma. Le sue condizioni economiche, dopo tante elargizioni, sono critiche e deve, per vivere, lavorare come fotografo. Da Roma invia al «Bulletin de la Fédération Jurassienne» di Chaux-de­-Fonds una serie di corrispondenze, a fir­ma “Gregorio”, sulla situazione italiana, tratteggiando episodi e personaggi della cronaca del tempo. A metà del 1876, conclusisi quasi do­vunque con verdetti assolutori i grandi processi per i fatti del ’74, si inizia una nuova fase di ripresa per la Federazione italiana, con la preparazione e lo svolgi­mento di alcuni congressi regionali e del congresso nazionale di Firenze-Tosi: un’assise che, a causa delle misure re­pressive delle autorità, si tiene in aperta campagna e in forma quasi itinerante per sfuggire alle ricerche della polizia. Cafiero partecipa ai lavori e contribuisce a orien­tare il movimento verso un nuovo impe­gno insurrezionale, nel senso della cosid­detta “propaganda del fatto”: cioè l’or­ganizzazione di azioni dimostrative esem­plari, capaci di attirare, indipendentemen­te dal loro successo, l’attenzione dell’opi­nione pubblica sul programma dell’Inter­nazionale. Cafiero e Malatesta vengono in­caricati di affermare e illustrare questo indirizzo all’imminente congresso inter­nazionale che si svolge a Berna dal 26 al 29 ottobre 1876. Un altro tema dibattuto in questo periodo è la formulazione di un nuovo programma, in sostituzione di quello federalista-collettivista, seguito nei primi tempi dell’Internazionale “antiautoritaria”, ai tempi di Bakunin (che è morto il 1° luglio 1876, dopo che fra lui e Cafiero è intervenuta una riconciliazione). La differenza consiste in un’accentuazione anarchica quanto ai problemi politici e in una impostazione dei rapporti economici che poco più tardi sarà definita “comunista” (“a ciascuno secondo i suoi bisogni”, anziché “a ciascuno secondo il suo lavoro”). Cafiero è il teorico di questo nuovo corso che elaborerà successivamente in modo organico in un discorso rimasto famoso.

Intanto tutto l’inverno fra il 1875 e il 1876 passa nella preparazione del moto insurrezionale progettato per la primavera nella zona appenninica del Matese, fra Caserta e Campobasso: zona prescelta oltre che per le sue caratteristiche geografiche che si prestavano alla guerra per bande, per la sua tradizione di rivolte contadine all’epoca del “brigantaggio”. Cafiero e Malatesta sono promotori, insieme al romagnolo Pietro Cesare Ceccarelli, del tentativo insurrezionale che passerà alla storia con il nome di “banda del Matese”. Cafiero, che è stato uno degli animatori del movimento e che, a turno con Malatesta e Ceccarelli, ha anche tenuto il comando della banda, è imprigionato prima nelle carceri di Santa Maria Capua Vetere e poi in quelle di Benevento. Durante la detenzione si ap­plica alla traduzione e al riassunto del primo libro de Il Capitale di Carlo Marx, che ha potuto avere nell’edizione fran­cese, curata dal Roy e edita in dispense da Lachâtre. Si tratta di un lavoro di buona fattura che lascia trasparire, oltre la forma didascalica, la passione politica dell'autore.

Al processo per i fatti del Matese che si celebra a Benevento nel­l’agosto 1878, Cafiero, difeso dal giovane F.S. Merlino, ha modo di perfezionare l’opera di propaganda avviata sui monti del Matese con la simbolica occupazione di Letino e Gallo, pronun­ciando una accalorata autodifesa politica nel corso della quale illustra il significato dei “termini del nostro programma: comunismo e anarchia”, intendendo per co­munismo non distribuzione di proprietà da privati a privati, ma messa in comune e uso collettivo dei beni e dei capitali, “nella federazione universa delle asso­ciazioni produttrici”, e per anarchia l’op­posto di gerarchia, di centralizzazione e di violenza, “uno stato verso cui tutta l’umanità s’incammina”. Cafiero e i suoi compagni vengono tutti liberati alla fine del processo, in parte per assoluzione, in parte per sopravvenuta amnistia. Cafiero lascia quasi subito l’Italia per la Francia, dove prende dimora nel paese di Les Molières, non lontano da Versailles. Ha consegnato al Bignami il manoscritto di un Compendio del Capitale che esce nella Biblioteca socialista nel 1879. L’autore ne invia due copie a Marx stesso che risponde con benevoli apprezzamenti del lavoro, lodandone l’efficacia divulgativa.

La moglie Olimpia, dopo una dramma­tica fuga dalla Siberia, riesce a tornare in Svizzera. Cafiero partecipa ora al movi­mento in Francia, stante la difficile situa­zione in Italia, dove, dopo l’attentato Pas­sannante, è in corso una dura repressione con nuovi processi contro gli affiliati al­l’Internazionale, che è praticamente messa fuori legge. Per aver preso parte a una riunione pa­rigina, nel corso della quale è malmenato un funzionario di polizia, viene espulso dalla Francia insieme con Malatesta (18 novembre 1879). Si reca prima a Ginevra, dove prende contatto col gruppo del «Revolté», il periodico fondato e redatto da Petr Kropotkin, poi a Berna, e infine si sta­bilisce a Lugano. La vendita de La Ba­ronata gli procura un po’ di denaro con cui contrae un vitalizio con una compagnia di assicurazioni di New York. Il periodo del soggiorno luganese del Cafiero è uno dei più intensi sotto il profilo politico. A Lugano si è infatti raccolto un nucleo di internazionalisti esuli, fra i quali Gaetano Grassi, Florido Matteucci, Egisto Marzoli, Filippo Boschiero, insie­me con altri fuorusciti di varie naziona­lità. Qui egli scrive il saggio Rivoluzione, pubblicato in parte su «La Révolution so­ciale» di Saint-Cloud (dal 20 feb. al 31 lug. 1881), che è, per originalità e or­ganicità, il suo più importante lavoro teo­rico.

Da Lugano si allontana nell’ottobre 1880 per prender parte ai congresso della Fédération Jurassienne a Chaux-de-Fonds (9-10 ottobre), dove pronuncia il discorso su Anarchia e comunismo, più volte ristampato. Presiede poi i lavori del con­gresso della Federazione socialista del­l’alta Italia, svoltosi a Chiasso il 5 e 6 dicembre 1880, sostenendovi una linea con­traria alla partecipazione alle elezioni sia politiche sia amministrative. Il congresso decide peraltro di partecipare, a scopo di agitazione, al movimento per il suffragio universale che sta per tenere a Roma il “comizio dei comizi”, manifestazione na­zionale che fa seguito a convegni e discorsi in molte città italiane. Cafiero, insieme con Cipriani, è delegato da alcuni gruppi a parteciparvi ma, in seguito al rinvio del la manifestazione dal 27 gennaio al 10 febbraio 1881, annuncia il ritiro della sua adesione. A Lugano incontra spesso Anna Kuliscioff e si giova della sua collaborazione per preparare una ristampa dei Saggi di Carlo Pisacane, di cui ha ritrovato un esemplare presso la Biblioteca del liceo cantonale: iniziativa avviata, ma poi caduta. Legge e traduce per suo uso De L’autre rive di Alessandro Herzen. In Italia si rafforzano le tendenze favo­revoli alla partecipazione alle elezioni che trovano il loro punto di riferimento in A. Costa, ormai risolutamente av­viato, fin dalla lettera “agli amici di Ro­magna” (luglio 1879), al superamento della tattica insurrezionale. Contro Costa si leva Cafiero con una veemente lettera agli internazionalisti Vittorino Valbonesi e Ruggero Moravalli, pubblicata sul gior­nale napoletano «Il Grido del popolo», diret­to da Merlino.

Cafiero, Malatesta e Merlino sono ora i maggiori esponenti della tendenza rivoluzionaria e tutti e tre cooperano alla preparazione del congresso internazionale di Londra, ma Cafiero si limita a firmare per l’Italia la circolare di convocazione, senza poi par­tecipare alla riunione. Firma anche, in­sieme con Malatesta e con l’internazio­nalista Vito Solieri, romagnolo esule a Londra, la circolare annunziante l’uscita del giornale «L’Insurrezione», che poi non sarà pubblicato. Le sue idee sono infatti in questo periodo decisamente “insurre­zioniste”, ma per un insurrezionismo spo­radico, spontaneo, volontario, contro la rivoluzione organizzata o l’organizzazione della rivoluzione, come spiega in una let­tera a «Il Grido del popolo», in preparazione del congresso di Londra. Il 4 settembre 1881 Cafiero è arrestato dalla polizia svizzera nella sua casa di Ruvi­gliana (Castagnola), presso Lugano, in­sieme con il giovane greco-rumeno Apo­stolo Paolides e con un gruppo di anarchici piemontesi, suoi ospiti. Rilasciato dopo breve detenzione, lascia la Svizzera e si stabilisce nell’inverno 1881-82 a Londra. In questa città vede spesso Malatesta e Kropotkin. Comincia ad accusare in que­sto periodo disturbi cerebrali e mentali che hanno riflessi sul suo comportamento.

Nella primavera del 1882 rientra in Ita­lia e annuncia, fra la sorpresa generale, la sua adesione alla tattica elettorale. Pren­de contatto con Enrico Bignami e Osvaldo Gnocchi-Viani, redattori de «La Plebe», e invia una lettera ad Alcibiade Moneta, direttore de «La Favilla» di Mantova, di­chiarando che di fronte all’indirizzo preso dalla maggioranza dei socialisti egli ha de­ciso di aderirvi, per evitare l’isolamento e mantenere il contatto col movimento reale: “meglio fare un solo passo con tutti i compagni nella via reale della vita che rimanersene isolati a percorrere centinaia di leghe in astratto” (aprile 1882). Ma il 6 aprile, mentre si intrattiene in Gal­leria con lo Gnocchi-Viani e con l’avv. Grilloni, viene tratto in arresto. In car­cere si verifica il suo primo tentativo di suicidio (o di salasso del sangue?), con un taglio praticato col vetro di un flacone di medicinali. Prosciolto da ogni accusa, viene accompagnato dalla polizia al valico di frontiera di Chiasso, ma, per le sue peggiorate condizioni psichiche, vaga sprovvisto di mezzi e di orientamento, alla ricerca di un alloggio. Respinto da vari al­berghi per le condizioni pietose delle vesti e del portamento, si pratica ancora un taglio a scopo suicida: questa volta alla gola col vetro degli occhiali. Accorre in suo soccorso l’amico Emilio Bellerio, che lo ricovera nella sua casa di Locarno. Cafiero vi trascorre tutto il resto dell’anno 1882 e i primi mesi del 1883, salvo una breve parentesi di villeggiatura a Prato Sornico in Val Maggia. Alterna periodi di relativa quiete a periodi di agitazione e depressione. Ormai è politicamente quasi inerte. Scrive solo qualche lettera agli amici. Interviene in una polemica sulla teoria del valore di Marx, in contrasto con Candelari, su «La Plebe» (1° novembre 1882).

In occasione delle elezioni politiche del­l’ottobre 1882, è portato candidato-pro­testa a Corato, Firenze, Torino e in altri collegi, ma non viene eletto pur riportando numerosi suffragi. Scrive nell’occasione un commosso profilo di Emilio Covelli, an­ch’egli candidato-protesta, per il giornale «Tito Vezio» di Milano; invia una lettera d’incoraggiamento a Giuseppe Barbanti Brodano, candidato a Reggio Emilia; e poi, a elezioni avvenute, rivolge ad An­drea Costa, eletto deputato, l’invito a en­trare senza esitazioni e perplessità in Par­lamento. Nel febbraio 1883, partito improvvisa­mente col treno dalla Svizzera, rientra in Italia e, sceso alla stazione di Firenze, si fa condurre in carrozza a Fiesole dove prende alloggio. Poco dopo esce di casa, come fuggiasco, e viene trovato nudo presso una cava dei monti circostanti. È completamente pazzo. Ricoverato nel ma­nicomio di S. Bonifacio, la diagnosi cli­nica conferma lo stato di follia.

Nel corso della sua lunga degenza si abbandona a una serie di stranezze e vaneggiamenti politico-religiosi, che in parte si riallac­ciano alla sua visione rivoluzionaria del mondo e in parte alle sue inclinazioni mistiche e ascetiche. Si recano a visitarlo alcuni vecchi com­pagni fiorentini come Pezzi e Grassi; viene in Italia anche la moglie Olimpia che si adopera per la liberazione del marito dal manicomio. Ottiene prima il trasferi­mento al manicomio di Imola nel luglio 1886 e due anni dopo, il 16 novembre 1888, in seguito a campagne di stampa e a pro­cedure burocratiche, l’affidamento alla sua custodia. Così Cafiero passa alcuni mesi a Imola, in una casa campestre presso il Santerno, circondato dalle cure della mo­glie e dei compagni. Fa anche una appa­rizione nell’estate del 1889 nella casa pa­terna a Barletta, accolto dal fratello e fe­steggiato da grande concorso di popolo. Ma, dopo un breve soggiorno, che gli consente di riprendere l’ultimo contatto con la sua terra e la sua gente, il riacutizzarsi del male impone un nuovo ricovero, questa volta al manicomio di Nocera Inferiore. Olimpia rientra ancora una volta in Rus­sia. Cafiero muore a Nocera Inferiore il 17 luglio 1892, per tubercolosi intestinale, all’età di 45 anni. Dopo la morte si diffonde nel movimento anarchico e in quello socialista il culto della sua memoria, affidato a scrittori, poeti, pittori e soprattutto alla più umile venerazione degli ambienti popolari, per l’esempio di dedizione materiale e morale che l’uomo aveva dato nei dodici anni in cui la sua esistenza si era consumata attraverso le travagliate vicende della Prima Internazionale. (P.C. Masini)
 

Fonti

E. Zuccarini, Carlo Cafiero, «La Rivendicazione», Forlì, 23 apr. 1887; G. Schiralli, Note su Carlo Cafiero, Trani 1892, ora in G. Schiralli, Note su Carlo Cafiero e altri scritti, Bari 1979; «Carlo Cafiero», n.u. per cura del Fascio Socialista, Ancona, 24 lug. 1892; Carlo Cafiero, «L’Eco del popolo», Cremona, 24 lug. 1892; Carlo Cafiero, «Gazzetta di Napoli», Napoli, 24 lug. 1892; Una nobile esistenza Carlo Cafiero, «L’Etna», Catania, 7 ago. 1892.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

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Bibliografia

Scritti di C.: Il Capitale di Carlo Marx brevemente compendiato da Carlo Cafiero, Milano 1879; Anarchia e comunismoDiscorso tenuto a Chaux de Fonds il 9-10 ottobre 1880, «La Révolte», 13 e 27 nov. 1880; Révolution, «La Révolution Sociale», 20 feb. 1881 e 29 mag. 1881; Bibliografia generale di Carlo Cafiero, a cura di P.C. Masini e G. Bosio, «Movimento operaio», giu.-set. 1951, ora in C. Cafiero, Rivoluzione per la rivoluzione, a cura di G. Bosio, Roma 1970; K. Marx, F. Engels, Corrispondenza con italiani, a cura di G. Del Bo, Milano 1964; Un gruzzolo di lettere familiari di Carlo Cafiero, a cura di F. De Angelis, Piano di Sorrento 1987;

Scritti su C.: M. Nettlau, Michael Bakunin, i-ii, London 1896-1899; J. Guillaume, L’Internationale. Documents et souvenirs, I-IV, Paris, 1905-1910; Id., Carlo Cafiero, «Il Pensiero», Roma, 1° gen. 1911; N. Rosselli, Mazzini e Bakounine. Dodici anni di movimento operaio in Italia (1860-1872), Torino 1927 (rist. 1967); M. Cassandro, Carlo Cafiero nel primo centenario della sua nascita, Barletta 1946; L. Del Pane (a cura di), In memoria di Carlo Cafiero nel primo centenario della nascita, Ravenna 1946; C. Lucarelli, Carlo Cafiero. Saggio di una storia documentata del socialismo, Trani 1947; A. Romano, Storia del movimento socialista in Italia, i-iii, Milano-Roma 1954-56 (rist. ampl. Bari 1966-67); P.C. Masini, Gli internazionalisti. La banda del Matese (1876-1878), Milano-Roma 1958; Archives Bakounine, a cura di A. Lehning, A.F.C. Rüter, P. Scheibert, iisg, Amsterdam, 1961 e sgg. (in italiano Catania 1976-1993, 7 v.); Dizionario biografico degli italiani, Roma [pubbl. in corso], ad nomenDossier Cafiero, a cura di G.C. Maffei, Bergamo 1972; V. Emiliani, Gli anarchici. Vite di Cafiero, Costa, Malatesta, Cipriani, Gori, Berneri, Borghi, Milano 1973; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969, ad indicem; P.C. Masini, Cafiero, Milano 1974 (nuova ed. riv. e ampliata Pisa 2014); F. Damiani, Carlo Cafiero nella storia del primo socialismo italiano, Milano 1974; Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomen

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