FANTUZZI, Flaminio
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- FANTUZZI, Flaminio
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Reggio Emilia
- Data di nascita
- June 3 1853
- Luogo di morte
- Melide
Biografia / Storia
- Nasce a Reggio Emilia il 3 giugno 1853 da Ferdinando e Maria Gobbi. Dopo terminato le elementari diventa tipografo. Nel 1879 è socio della Fratellanza artigiana “Amore e Libertà” di orientamento repubblicano, da cui esce per avvicinarsi ai primi circoli operaisti e all’Unione operaia radicale, la formazione elettorale sorta nel 1882 dal neonato poi e dai gruppi socialisti. Dall’inizio degli anni ’80, infatti, F. fa parte, con Emilio Kerbs, Giuseppe Croce, Alfredo Casati, Costantino Lazzari, del gruppo di organizzatori della Lega Figli del Lavoro di Milano e delle sezioni dipendenti. Iscritto alla Società di resistenza dei tipografi e profondamente consapevole della “fierezza del mestiere” tipografico, nell’ottobre 1883 commemora un compagno dello stabilimento Sonzogno, presso il quale lavora, insistendo sulla necessità per gli operai di “istruir[si], emancipar[si], redimer[si]”, convinto che stia per sorgere “il secolo del benessere sociale, della fratellanza universale” («Il Fascio operaio», 7 ott. 1883). Proprio in quest’ottica nel novembre dello stesso anno partecipa al comizio per l’allargamento del voto amministrativo tenuto al teatro Castelli. In questa fase F. è uno dei più attivi militanti e propagandisti del poi: ad esempio, nel 1884 interviene alla festa per il XX anniversario della Società Operaia di Intra, nel 1885 all’inaugurazione della bandiera dei Figli del Lavoro di Gallarate. Nel 1885 F. partecipa al i congresso del poi (12 apr. e 3 mag.) e viene eletto, insieme con Augusto Dante, suo compagno di lavoro, Pietro Molina, Giuseppe Croce, Alfredo Casati, Luigi Perego e Cesare Lachelli, membro del Comitato centrale del partito. Lasciato ben presto l’incarico, ha comunque modo di “prestarsi pel partito siccome Membro del Consiglio direttivo della Lega mista”. Nel corso del 1885-86 F. svolge una intensa attività di propaganda, tenendo conferenze sia in Liguria (Genova e il Ponente) sia in Emilia. Il 28 marzo 1886, nel Salone del Consolato operaio, F. presiede la riunione (privata per volere della Questura) di inaugurazione della bandiera della Lega dei Figli del Lavoro di Milano e tiene “un violentissimo discorso contro la borghesia”. È in quell’occasione che gli intervenuti cantano in coro, per la prima volta, Il canto dei lavoratori, scritto per l’occasione da Filippo Turati e musicato da “Giano Martelli”, alias Amintore Galli, il cui ritornello recita: “Il riscatto del lavoro / de’ suoi figli opra sarà; / o vivremo del lavoro, / o pugnando si morrà!”. Per F. “il riscatto del lavoro” passa ancora, in questa fase, attraverso l’esperienza elettorale. Infatti, in occasione delle elezioni politiche del 1886 F. viene candidato a San Remo e a Varese e ottiene in entrambi i casi alcune centinaia di voti. A elezioni concluse, «Il Fascio operaio» pubblica una serie di articoli, dovuti a Costantino Lazzari, dal titolo La democrazia vile, nei quali si denunciano i metodi sleali utilizzati dai radicali durante la campagna elettorale. La dura reazione di Felice Cavallotti ne «Il Secolo» dà l’avvio a un aspro scontro politico, del quale il governo Depretis approfitta per arrestare i dirigenti del poi e sciogliere il partito. In tale circostanza Sonzogno, editore proprietario de «Il Secolo» licenzia sia Dante che F., a causa delle loro opinioni politiche, e quest’ultimo si mette in proprio, aprendo una tipografia. Nello stesso anno infatti F. pubblica l’opuscolo L’amico del contadino, colpito da sequestro “per offesa all’inviolabilità del diritto di proprietà”, e nella perquisizione del suo domicilio viene rinvenuto uno suo scritto autografo in cui si legge che “nessun rimorso deve trattenere gli uomini di cuore dall’abbattere con tutte le forze un sistema falso ingiusto e iniquo”. Dopo la condanna a tre mesi di carcere, tra il 1886 e il 1889 F. si mantiene – a detta della polizia – “alquanto riservato”. A modificare la situazione è l’arrivo di Gori a Milano. F. “si f[a] intimo di lui, non solo, ma abbracci[a] anche con entusiasmo le teorie anarchiche e cominci[a] a pubblicare gli opuscoli sovversivi di quel caporiore del partito”. In realtà, l’avvicinamento di F. alle idee libertarie sembra precedente se è vero che già nell’86 aveva rapporti con gli anarchici e nell’89 gli vengono perquisite abitazione e tipografia perché “ritenuto stampatore dei vari opuscoli e manifesti clandestini sequestrati ai diversi componenti i gruppi anarchici milanesi” processati quell’anno, tra i quali figurano il marmista Attilio Panizza e i tipografi Carlo Crivelli, Ambrogio Galli e Dante Fiocchini, che sarebbe precocemente scomparso nell’aprile 1893 (cfr. «L’Ordine», 29 apr. 1893). Nel 1891 F. dà inizio alla pubblicazione di due collane, la Biblioteca popolare socialista e la Biblioteca dei lavoratori. La prima ha per n. 1 Il Manifesto dei comunisti di Marx ed Engels, tradotto da Gori (1891), mentre i nn. 2, 3 e 5 sono i tre volumetti di Prigioni e battaglie delle stesso Gori (i primi due del 1891, il terzo del 1893). Nella prefazione al primo volumetto Prigioni F. scrive: “Del resto è bene che il popolo, non solo mediti col freddo raziocinio logico della teoria, ma che senta, e palpiti, e muova alla conquista del pane e dei suoi diritti con gli entusiasmi e con tutta la poesia della nuova fede nel cuore”. Nel 1892 la Biblioteca popolare socialista continua con Socialismo utopista e socialismo scientifico di Engels nella traduzione di Pasquale Martignetti, a cui seguirà nel 1893 Dio e lo Stato di Bakunin tradotto da Leonida Bissolati. Nella Biblioteca dei lavoratori invece appaiono nel 1891 Alle fanciulle di Anna Maria Mozzoni e nel 1893 numerosi titoli, tra cui I prodotti della terra e I prodotti dell’industria di Élisée Reclus, Lo sfacelo degli stati e Ai giovani di Kropotkin. Nel giugno 1893 F. viene denunciato (senza tuttavia conseguenze penali) per la pubblicazione di «Veritas!», uno dei numerosi supplementi al goriano «L’Amico del popolo», che aveva cessato le pubblicazioni regolari nel gennaio 1892, dopo ben sei sequestri. Nel novembre 1893, sorpreso nella sede della Società Manfredini insieme con altri anarchici riuniti allo scopo di ripubblicare «L’Amico del popolo», viene diffidato. Nel gennaio 1894 F. edita un nuovo giornale di Gori, «Lotta sociale», uscito, secondo Max Nettlau, per due soli numeri. Interessante, di quegli anni, una testimonianza di Felice Anzi sulla Tipografia Fantuzzi: “Pietro Gori vi capitava di rado, ma quando veniva il lavoro rimaneva sospeso e l’officina si tramutava in una assemblea di discussioni e Fantuzzi, pur partecipando con motti arguti alla discussione, era sempre un po’ seccato per la perdita di tempo che ne derivava”. Una perquisizione nel settembre 1896 e il rinvenimento di giornali e opuscoli, tra cui 33 copie dell’Inno dei lavoratori di Turati e di 1.000 foglietti con la poesia La pace di Gori, costano a F. una condanna a tre mesi, per la quale però viene ammesso al beneficio dell’amnistia. Le vicende del ’98 lo inducono a emigrare in Canton Ticino. Nell’ottobre 1899 si stabilisce definitivamente a Melide dove muore il 17 maggio 1906. (M. Antonioli)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Bibliografia: O. Gnocchi Viani, Il Partito Operaio Italiano, 18821885, Milano 1885; A. Angiolini, Cinquant’anni di socialismo in Italia, Firenze 1903; F. Anzi, Il Partito Operaio Italiano, Milano 1933; F. Anzi, La Tipografia Fantuzzi, «Movimento operaio», 1951, n. 15-16; G. Trevisani, Lineamenti di una storia del movimento operaio italiano. Dalla I Internazionale a fine secolo, Roma 1960; G. Manacorda, Il movimento operaio italiano attraverso i suoi congressi, Roma 1963; L. Briguglio, Il Partito operaio italiano e gli anarchici, Roma 1969; D. Perli, I Congressi del Partito Operaio Italiano, Padova 1972; A. Nascimbene, Il movimento operaio lombardo tra spontaneità e organizzazione (1860-1890), Milano 1976; G. Cervo, Le origini della Federazione socialista milanese, in Il socialismo riformista a Milano agli inizi del secolo, a cura di A. Riosa 1981; M. G. Meriggi, Il Partito Operaio Italiano. Attività rivendicativa formazione e cultura dei militanti in Lombardia (18801890), Milano 1985; R. Zangheri, Storia del socialismo italiano, vol. 2, Dalle prime lotte nella Valle Padania ai fasci siciliani, Torino 1997, ad indicem.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Ferdinando e Maria Gobbi
Bibliografia
- 2003