FANELLI, Giuseppe
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- FANELLI, Giuseppe
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Napoli
- Data di nascita
- October 13 1827
- Luogo di morte
- Nocera Inferiore
Biografia / Storia
- Nasce a Napoli il 13 ottobre 1827 da Lelio e Marianna Ribera. Figlio di un noto giurista pugliese, si iscrive alla “Giovine Italia” e nel 1848 partecipa all’insurrezione di Milano, combatte fino all’armistizio Salasco, poi segue Medici a Roma ed è promosso sul campo per il valore mostrato al Vascello. Dopo la resa ripara a Malta, in Corsica e a Genova, dove diventa amico di Pisacane. Tornato a Napoli, guida un Comitato segreto rivoluzionario e nel 1856, d’intesa con Pisacane, prepara la spedizione di Sapri, tra le ambiguità della “democrazia italiana”, in cui i moderati sperano nei Savoia e i rivoluzionari, privi di “robusti ingegni”, ignorano le masse, sicché l’idea “nazionale” giunge “estranea o repulsiva nella gran maggioranza”. L’impresa, priva di consenso popolare, è destinata a fallire, ma Pisacane è impaziente: convinto che “il popolo non sarà libero perché istrutto, ma […] istrutto quando sarà libero”, punta sull’effetto “trascinante” dell’azione – una sorta di “propaganda del fatto” ante litteram – e il 27 giugno 1857, sbarcato a Sapri, cade nel Cilento con molti dei suoi compagni. F., salvatosi a stento, si rifugia a Smirne e poi a Londra. Tornato a Genova, organizza con Crispi e Garibaldi la spedizione dei Mille e l’11 maggio 1860 è a Marsala. Ferito a Calatafimi, giunge a Napoli col grado di colonnello, organizza un corpo di volontari che combatte sul Volturno e stronca i tentativi di ripresa borbonica in Abruzzo, ma dopo Teano si ritira deluso in una sua tenuta a Martina Franca. Nel 1862 si iscrive alla massoneria e prende a collaborare con Mazzini, destando l’invidia di Giovanni Nicotera, reduce di Sapri e futuro ministro, che lo accusa di aver causato con i suoi errori il fallimento dell’impresa. Nel 1863 combatte coi polacchi insorti contro lo zar e nell’ottobre del 1864 partecipa a Napoli al congresso delle società operaie che approva l’Atto di Fratellanza, il documento più evoluto dell’associazionismo mazziniano. Nel 1865 diventa deputato – resterà in Parlamento fino al 1874 – e amico di Bakunin che si è stabilito a Napoli. Diversi per temperamento e cultura, ma uniti dalla passione rivoluzionaria e singolarmente “complementari” tra loro, i due s’intendono subito. L’esule russo induce F. a riflettere sull’attualità della questione sociale e gli apre l’orizzonte della rivoluzione internazionale, F. colpisce Bakunin per le doti di organizzatore e le precoci intuizioni antiautoritarie apprese da Pisacane. Com’è ovvio, il rapporto con Bakunin agevola il distacco da Mazzini e l’approdo alla militanza anarchica, ma non cancella d’un colpo l’ideale risorgimentale, sicché nell’estate del 1866 F. segue Garibaldi ed è ferito a Bezzecca. Dopo la guerra, si reca a Lugano da Mazzini e gli chiede invano di riconoscere la centralità della rivoluzione sociale. La svolta sembra matura: Il 3 aprile 1867, infatti, quando nasce “Libertà e giustizia”, F. è tra i dirigenti che ne sottoscrivono il programma. In realtà, il distacco dalla rivoluzione nazionale non è compiuto e quando Garibaldi punta nuovamente su Roma F. lo segue. Consapevole della contraddizione tra la fede internazionalista e un’impresa volta a completare lo Stato unitario, sente che la conquista di “Roma capitale” è estranea alle masse povere e ostili alla politica, ma spera – ed è l’ultima illusione – che l’ingerenza di Napoleone iii trasformi il moto “nazionale” in rivolta popolare antifrancese. Il 3 novembre Mentana risolve il dilemma: la “rivoluzione nazionale” non ridesta l’istinto rivoluzionario delle masse e non risolve la questione sociale. Convinto ormai delle ragioni di Bakunin, F. diventa protagonista di un’iniziativa politica di respiro internazionale, decisiva per la nascita del socialismo libertario. A settembre del 1868, al secondo congresso della Lega per la pace e la libertà, che si tiene a Berna, sostiene la mozione di Bakunin, che oppone il collettivismo al comunismo, chiede l’eguaglianza tra le classi e l’abolizione dello Stato, e sottoscrive il documento con cui la minoranza bakuninista rompe con la Lega, abbandona il congresso e dà vita all’Alleanza della Democrazia Socialista, di cui diventa dirigente. La nuova organizzazione invia subito un “Indirizzo agli operai della Spagna”, dove Isabella di Borbone ha appena perso il trono, e incarica F. di stabilire contatti con i lavoratori spagnoli. Giunto in Spagna a novembre, F. organizza gruppi di internazionalisti a Barcellona e Madrid, dove si scontra con Lafargue, promotore di una sezione dell’Internazionale legata al Consiglio Generale londinese. Tornato a Napoli, partecipa all’organizzazione della sezione dell’Internazionale, inaugurata il 31 gennaio 1869, e aderisce all’Anticoncilio che si tiene il 9 dicembre al teatro San Ferdinando di Napoli e nel 1870 assume con Gambuzzi la direzione del movimento internazionalista napoletano. A marzo del 1871 fonda con Carmelo Palladino, attivista delle nuove leve che ha condotto all’anarchismo, l’associazione “Eguaglianza”, erede di “Libertà e giustizia”, poi si reca in Svizzera da Bakunin per discutere della situazione italiana e spagnola e dell’adesione di Cafiero ai principi anarchici. A maggio costituisce con alcuni compagni un Comitato Socialista, che attacca i mazziniani “ingannatori del popolo” e fa propaganda tra i giovani repubblicani che dopo la Comune lasciano Mazzini. A settembre, al congresso delle Società Operaie che si tiene a Roma, dichiara il suo definitivo distacco dall’antico maestro e distribuisce un opuscolo di Bakunin intitolato Agli operai al congresso di Roma. Dopo lo scioglimento della sezione napoletana dell’AIL, decretato dalle Autorità nell’agosto del 1871, partecipa attivamente alla sua riorganizzazione costituendo nel dicembre successivo la Federazione Operaia Napoletana, di cui è dirigente con Palladino, Malatesta, Gambuzzi, Felicò e Cafiero. A gennaio del 1872 fonda «La Campana» con Malatesta, Gambuzzi e Cafiero. Noto e stimato negli ambienti operai, costituisce ormai il tramite tra classi subalterne, militanti mazziniani e nascente movimento anarchico e si rivela prezioso nell’opera di pacificazione e riunificazione dell’internazionalismo italiano, lacerato dalla questione delle classi nella società e, più in generale, nelle vicende del socialismo italiano durante la scissione. Il 20 maggio è in Svizzera da Bakunin dove si ferma fino al 18 giugno. Sono i giorni in cui, grazie al suo lavoro, il passaggio di Cafiero agli anarchici diventa definitivo e, in vista del congresso delle forze internazionaliste in Italia, si perfezionano gli accordi tra Napoli, la Romagna e Milano. Benché sorvegliato e ritenuto ormai “pericoloso”, il 4 agosto 1872 a Rimini, alla i Conferenza delle sezioni italiane dell’Internazionale, illustra ai delegati il documento che sancisce la scissione dal Consiglio Generale di Londra e consente di dar vita alla Federazione Italiana dell’ail. Di lì a poco, il 5 settembre, si reca a Zurigo e partecipa alle discussioni che definiscono la linea anarchica al Congresso Internazionale Federalista di Saint-Imier, cui partecipa il 15 e 16 settembre. Il convegno, respinte le risoluzioni adottate all’Aia pochi giorni prima dall’ala “autoritaria” dell’Internazionale, afferma l’importanza dell’autonomia e della federazione spontanea di tutti i lavoratori nel mondo e proclama che obiettivo prioritario del proletariato non è la conquista del potere politico, ma la sua distruzione. Nel 1874 è ancora un punto di riferimento per l’intero movimento, tant’è che in vista di tentativi insurrezionali in Romagna, Toscana e Puglia, gli internazionalisti siciliani, decisi a seguire l’esempio dei compagni del continente, pensano di invitarlo a Palermo a una riunione segreta con Friscia, Costa e Cafiero. Nel 1876, la morte di Bakunin, cui è molto legato, lo turba così profondamente da indurlo a un progressivo isolamento: si manifesta così lo squilibrio mentale che lo porta all’internamento nel manicomio di Materdomini a Nocera Inferiore, dove chiude tristemente i suoi giorni il 5 gennaio 1877. (G. Aragno)
Fonti
- Fonti: Archivio di Stato Napoli, Gabinetto Questura, f. 57 Associazione Internazionale dei Lavoratori e f. 61 Eguaglianza; ivi, f. 4 Bollettino dei Lavoratori; Prefettura, f. 931 Alleanza Repubblicana e Schizzi e Profili di rivoluzionari; f. 713, Partito d’Azione.
Bibliografia: T. Martello, Storia dell’Internazionale dalla sua origine al Congresso dell’Aja, Napoli, 1873, p. 477; C. Gambuzzi, Sulla tomba di Giuseppe Fanelli, parole di Carlo Gambuzzi, [Napoli], [6 gen. 1877]; «La Luce», 1 mag. 1879; J. Guillaume, L’Internationale. Documents et souvenirs (1864176), Paris, 1904, p. 279. O. Gnocchi-Viani, Ricordi di un internazionalista, Milano, 1910, p. 121; G. Domanico, L’Internazionale dalla sua fondazione al Congresso di Chaux de Fondes, Firenze, 1911, pp, 96, 11315, 130, 133, 170; M. Nettlau, Errico Malatesta, vita e pensieri, New York, 1922, p. 88; C. Teofilato, Fanelli dalla Giovine Italia all’Internazionale, «Pensiero e volontà» 1° ago. 1925; E. Malatesta, G. Fanelli, ricordi personali, ivi, 16 set. 1925; Id., Il mio primo incontro con Bakunin, ivi, n. 17, 1926; M. Netllau, Bakunin e l’Internazionale in Italia dal 1864 al 1872, Ginevra, 1928, ad indicem; N. Rosselli, Carlo Pisacane nel Risorgimento Italiano, Torino, 1932, ad indicem; C. Pisacane, Epistolario, Milano, 1937, ad indicem; A. Malatesta, Ministri, deputati e senatori dal 1848 al 1922, Roma, 1946, ad nomen; A. Lucarelli, Giuseppe Fanelli nella storia del Risorgimento e del Socialismo in Italia, Trani, 1953; G. Berti, I democratici e l’iniziativa meridionale nel Risorgimento, Milano, 1962, ad indicem; A. Angiolini, Socialismo e socialisti in Italia, Roma, 1966, ad indicem; A. Romano, Storia del movimento socialista in Italia, Bari, 1966, ad indicem; N. Rosselli, Mazzini e Bakunin: dodici anni di movimento operaio in Italia 18601972, Torino, 1967, ad indicem; J. Termes, Anarquismo y sindicalismo en España: la primera Internacional, Barcellona, 1972, ad indicem; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969, ad indicem; G. D. H. Cole, Storia del pensiero socialista 1850-1890. Marxismo e anarchismo, Bari 1972, pp. 189, 205, 246; A. Capone, Giovanni Nicotera e il mito di Sapri, Napoli, 1972; A. Scirocco, Democrazia e socialismo a Napoli dopo l’Unità, 18611878, Napoli, 1973, ad indicem; Il Movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomen; P.F. Buccellato, M. Iaccio, Gli anarchici nell’Italia Meridionale. La stampa (18691893), Roma, 1982, pp. 31, 34, 38; Misato Toda, Errico Malatesta da Mazzini a Bakunin, Napoli, 1988, ad indicem.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Lelio e Marianna Ribera
Bibliografia
- 2003