​FANCELLO, Pasquale

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​FANCELLO, Pasquale

Date di esistenza

Luogo di nascita
Dorgali
Data di nascita
November 3 1891
Luogo di morte
Roma

Biografia / Storia

Nasce a Dorgali (NU) il 3 novembre 1891 da Pietro Paolo e Giovanna Mereu, contadino. Di idee “socialiste estremiste”, lascia l’Italia nel 1921, dopo aver sposato la sovversiva Giovanna Gisellu, e nel 1924 è segnalato in Belgio. L’anno seguente respinge, insieme alla moglie, ad Antonio Camotto, Giovanni Cuna e altri compaesani, l’invito del “Comitato pro monumento ai caduti di guerra” di Dorgali a collaborare all’iniziativa, perché l’adesione “significherebbe implicita approvazione alle gesta barbariche che sta compiendo in Italia il rinnegato romagnolo”. Nel dicembre 1926 F. abita a Trivière e nel novembre 1929 risiede a Bray (Charleroi), dove diffonde il giornale anarchico «Bandiera nera» di Bruxelles. Espulso dal Belgio, si stabilisce nella città francese di Brest, dove fa il tagliapietre e continua a svolgere un’intensa propaganda anarchica. Iscritto nella “Rubrica di frontiera” e nel «Bollettino delle ricerche», resta illegalmente in Francia, dopo essere stato colpito da un decreto di espulsione, e viene condannato a 15 giorni di carcere per inosservanza del bando. Sospettato di voler far saltare la nave italiana Artiglio, è incluso, nel 1934, fra i sovversivi attentatori. Presente a Tolosa nella primavera del 1935, se ne allontana nell’aprile 1936, mettendo in allarme l’apparato poliziesco fascista, che ordina ai prefetti della penisola di “rinnovare rigorosissime misure vigilanza per cattura predetto”, qualora valicasse la frontiera. In giugno F. si pronuncia contro qualunque partecipazione degli anarchici alle elezioni, dissentendo da C. Berneri e da quei compagni, che difendono le scelte fatte dalla FAIb CNT in occasione delle votazioni spagnole del 16 febbraio. Sospettato, in agosto, di voler compiere un clamoroso gesto di protesta in Italia, F. si reca più volte nella penisola iberica durante la Guerra Civile e nell’ottobre 1936 polemizza, a Tolosa, con i comunisti italiani, i quali, dimentichi di aver predicato la lotta “classe contro classe”, tentano ora di “impadronirsi del programma” fascista del 1919 e di “non permettere ai più arrabbiati nazionalisti il consumo esclusivo del tricolore, del re e degli Inni patriottici”. “«Il Grido del popolo», organo delle giberne [di Stalin] fa suo il programma fascista ch’è a suo dire” ironizza F. “un programma di libertà e nel medesimo numero del 20 settembre pubblica una vignetta dove un operaio stringe la destra a un nero camiciato che nasconde il manganello nella sinistra”. Verso la fine di maggio del 1937 F. denuncia, su «L’Adunata dei refrattari» di New York, le provocazioni e i crimini, di cui si sono macchiati i moderati e i comunisti a Barcellona. Nel gennaio 1938, dopo aver attaccato Giuseppe Di Vittorio, Romano Cocchi e i comunisti italiani, richiama l’attenzione dei compagni di fede sulla “grave lotta sociale”, che è in corso nella Spagna repubblicana, sulla natura controrivoluzionaria del governo Negrín, sullo scioglimento del POUM e sulle iniziative repressive ai danni della FAIb e della CNT, poi, dal maggio 1938 allo scoppio della Guerra mondiale, fa pervenire al periodico anarchico di New York una serie di “lettere” sull’involuzione nazionalistica delle Internazionali socialista e comunista, sul cinismo delle democrazie occidentali, che hanno sacrificato la Spagna a una pace fittizia, sul diritto d’asilo, sul suicidio dell’Europa, sull’elezione di Pacelli al pontificato, sulla follia criminale totalitaria, ecc. Segnalato a Badalona nel febbraio 1939, a Tolosa in aprile e nel Belgio al principio del 1941, F. torna in Sardegna nel dopoguerra e fissa la residenza a Dorgali, riprendendo immediatamente la sua lotta contro privilegi e ingiustizie e subendo quattro o cinque denunce per vilipendio alle istituzioni. Al principio del 1947 “questo sardo, piccolo di statura, ardente, irrequieto”, “questo anarchico intelligente, loquace, attivo” porta, insieme a C.G. Zanetti, la sua fattiva solidarietà ai minatori di Carbonia, protagonisti di un coraggioso sciopero contro la Società carbonifera sarda, e viene arrestato, insieme all’anarchico Giuseppe Serra, ai fratelli Montecucco e ad altri militanti libertari. Detenuto per parecchi mesi nel reclusorio di Buoncammino di Cagliari, viene condannato nel 1950 dal Tribunale di Roma a otto mesi di carcere per aver scritto su «Umanità nova» che i dorgalesi avrebbero impedito col sangue agli agrari di impadronirsi delle terre. Muore nella capitale il 13 febbraio 1953. (F. Bucci – S. Carolini – C. Gregori) 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; F. Casula. Gli scioperanti di Carbonia, «L’Adunata dei refrattari», 22 mar. 1947; U. Marzocchi, Pasquale Fancello e i fatti di Carbonia, ivi, 23 ago. 1947; Aiati e Fancello condannati «Umanità nova» 18 giu. 1950; Pasquale Fancello, «Seme anarchico», feb. 1953; L'antifascismo in Sardegna, a cura di M. Brigaglia ... [et al.], 2 voll., Cagliari, 1986, pp. 57-58.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Pietro Paolo e Giovanna Mereu

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

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