​FACCÀ, Arcangelo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​FACCÀ, Arcangelo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Casirate d'Adda
Data di nascita
May 15 1868
Luogo di morte
Milano

Biografia / Storia

Nasce a Casirate d'Adda (BG) il 15 maggio 1868 da Giovanni e Rosa Cervi, lavorante calzolaio, detto “Puccio”. Considerato di “carattere provocatore, audace, prepotente, tenace, facile alla violenza”, per quanto “assai intelligente”, nonostante il livello di scolarizzazione elementare, F. appartiene alla prima schiera degli anarchici milanesi. Già nel 1889 risulta membro del gruppo “Dinamite”, localizzato nell’area di Porta Venezia, e si ritiene eserciti una certa influenza nel milieu anarchico più “per la temerità e tenacità della sua propaganda” che “per elevatezza di mente o di coltura”. Imputato nel marzo 1889 di diffusione di manifesti sovversivi e nel marzo 1890 di associazione a delinquere, F. viene assolto in entrambi i casi per non provata reità.

L’arrivo di Gori a Milano rinsalda le file del movimento ridandogli uno slancio inaspettato. Anche F., come Luigi Losi e altri, è una presenza immancabile alle riunioni tenute sugli spalti del fortino di Porta Vittoria. E quando, il 5 dicembre 1891 vede la luce «L’Amico del popolo», il piccolo e battagliero foglio goriano, F. ne diventa il gerente responsabile. I primi sei numeri sono colpiti da sequestro e numerosi articoli vengono incriminati. Con il 23 gennaio 1892 la serie si interrompe. “L’Amico del popolo cade, non vinto, ravvolto nelle pieghe della propria bandiera” ([P. Gori], Al popolo, «L’Amico del popolo», 23 gen. 1892) e promette di continuare “con manifesti, con opuscoli, con numeri unici” (Staffilate, ivi), di cui F. sarà ancora gerente fino al luglio 1892, quando una condanna a 11 mesi e 20 giorni lo costringe a riparare in Svizzera, a Bellinzona e Lugano, dove secondo la polizia rimane fino al luglio 1893. Rientrato in Italia, viene proposto per due anni di domicilio coatto e arrestato nel settembre 1894. Uscito di prigione nell’aprile 1895, F. è tradotto prima a Porto Ercole poi a Lipari. A causa di una lettera di ravvedimento scritta durante la detenzione, la durata del coatto viene diminuita e alla fine dell’anno F. viene liberato condizionalmente e proposto alla vigilanza speciale.

Al suo ritorno a Milano, la polizia nota in lui un profondo cambiamento. “Il carcere sofferto, il domicilio coatto scontato, la sfiducia e le disillusione provate, il rimorso per le lagrime della madre e, forse, più che tutto, l’avere egli finalmente impalmato [...] la sua innamorata”, lo inducono a ridurre sensibilmente i suoi slanci militanti, pur non abiurando completamente “l’antica fede”. Ma nei primi anni del secolo gestisce una rivendita di vino e non si occupa più di politica, anche se talvolta invia sottoscrizioni ai giornali anarchici. Muore a Milano il 16 ottobre 1918. (M. Antonioli)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giovanni e Rosa Cervi

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

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