​FABBRI, Giuseppina

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​FABBRI, Giuseppina

Date di esistenza

Luogo di nascita
Conselice
Data di nascita
October 2 1896
Luogo di morte
Conselice

Biografia / Storia

Nasce a Conselice (RA) il 2 ottobre 1896 da Giuseppe e Silvia Barozzi, operaia agricola. Detta “Pina” e “la Cappuccina”. Coniugata, con cinque figli, secondo una nota inviata dalla Prefettura di Bologna al Ministero dell’Interno il 24 dicembre 1943, vive “in misere condizioni economiche, non gode in pubblico buona estimazione per il suo carattere pettegolo ed è molto facile alla maldicenza”. Si aggiunge che risulta “affetta da tubercolosi”. Tra il 1930 e il 1940 subisce alcuni processi per reati minori (due condanne al pagamento di un’ammenda per oltraggio e per rifiuto di fornire le proprie generalità; due assoluzioni per furto, per insufficienza di prove in un caso e per mancanza di querela nell’altro). Secondo alcune fonti, sulle quali non è stato possibile trovare riscontri, viene anche picchiata dai fascisti. L’11 giugno 1942, mentre lavora come mondina in una risaia, è arrestata con la compagna di lavoro Elena Biavati per alcune frasi contro il fascismo. L’incidente vede coinvolta inizialmente la Biavati, che esasperata per non potere dare da mangiare a sufficienza al figlio quindicenne che le chiedeva pane, risponde indirizzando “seimila cancri al duce”. Le fa eco la F., con un motto antifascista, sembra rivolto a un nipote che si era avvicinato per accendere la sigaretta: “Quando vedrai la luce, non comanderà né il fascio né il duce”. Nel giro di poche ore le due donne si ritrovano in carcere a Bologna, dove trascorrono qualche mese. Con ordinanza del 30 agosto 1942 la Commissione Provinciale di Bologna le condanna a un anno di confino, destinando la Biavati a Lagonegro (PZ) e la F. ad Avigliano (PZ). Qui conosce il comunista Carmine Pizzano di Avellino, anch’egli confinato (un suo figlio, anarchico, prende parte alla Guerra di Spagna). Nel novembre dello stesso anno entrambe le donne vengono prosciolte condizionalmente dal confino grazie all’amnistia per il Ventennale. Nel dopoguerra F. partecipa alle attività del Gruppo anarchico di Conselice, insieme ai compagni Antonio Cassani, Pompeo Cenni, Anselmo Formigati, Raffaele Poggi Pollini e altri (per alcuni anni si occupa anche del pagamento copie a «Umanità nova»). Muore a Conselice il 13 marzo 1990. (G. Landi)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Istituto storico della Resistenza Ravenna, Fondo Dissenso organizzato al Fascismo in provincia di Ravenna. Testimonianze, Intervista a Biavati Elena; Biblioteca libertaria Armando Borghi, Fondo Anarchici Romagnoli, Lettera di Athos Giuliani a Pio Turroni, s. d. [1970 c.]
 
Bibliografia: A. Dal Pont e S. Carolini, L’Italia al confino, Milano, 1983, ad indicem; A. Albertazzi, L. Arbizzani, N.S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945). Dizionario biografico, 6 voll., Bologna, 1986-2003, ad nomen; C. Bassi Angelini, Cinque storie dimenticate. Antifascismo femminile nel ravennate, Ravenna 1997.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

183

Note

Paternità e maternità: Giuseppe e Silvia Barozzi

Bibliografia

2003

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