​QUIRICONI, Bruno

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​QUIRICONI, Bruno

Date di esistenza

Luogo di nascita
Piombino
Data di nascita
December 25 1900

Biografia / Storia

Nasce a Piombino (LI) il 25 dicembre 1900 da Nicola e Cesira Lupi, operaio metallurgico. Entrato nelle file del movimento in giovane età già prima della Grande guerra, partecipa alle agitazioni del Biennio rosso e nell’ottobre 1920 sottoscrive per «Umanità nova». Membro della cdl sindacalista locale, frequenta Giulio Bacconi, Albino Zazzeri, Eligio Pozzi e altri compagni e nell’agosto 1921 si reca a salutare, mentre passa per Piombino, diretto al carcere di Porto Azzurro, l’anarchico Nunzio Filippi, fratello di Bruno. Verso la metà del 1922 i fascisti devastano la sede della cdl sindacalista e del giornale «Il Martello», nel corso di una tremenda “notte di italianità”, accelerando l’esodo dei sovversivi più esposti. Fra gli anarchici, che lasciano Piombino, c’è anche Q., che nel 1925 raggiunge Torino. Da qui, al principio del 1926, informa la madre e il fratello Amleto Carlo che la sua partenza per la Francia è imminente. Lasciata l’Italia, Q. scrive ai familiari soltanto in rare occasioni, per non crear loro difficoltà con l’apparato repressivo e non fornire notizie utili alla polizia fascista. La memoria di lui, però, non si perde: “Mi rammento – sarà stato il 1932 o 1933 – che qualche volta il mio babbo [Secondo] accennava prudentemente a Bruno, mentre parlava con la mamma [Ida]. ‘È in Francia’, diceva. Si sapeva che Bruno – figura misteriosa, che incuriosiva noi ragazzetti – era contrario al regime fascista, ma non era proprio il caso di chiedere, visto che più di una volta ci era capitato di vedere qualche antifascista piombinese, mentre sortiva di casa in manette, per essere scortato, con la panierina in mano, fino alla prigione, ogni volta che era stata annunziata una manifestazione fascista o che stava per arrivare un gerarca”. Fermatosi a Parigi, Q. si impegna in un’intensa propaganda rivoluzionaria, che non sfugge alle autorità transalpine, le quali adottano contro di lui un provvedimento di “refoulement” il 1° dicembre 1933. Costretto ad allontanarsi dalla capitale francese, Q. si sposta a Bordeaux, dove diventa amico di Augusto Mione e di Emilio Strafelini e conosce alcuni anarchici spagnoli, che cercano di procurargli le “carte di riconoscimento”, di cui è privo da molto tempo. In contatto con la LIDU, conduce un’esistenza molto difficile, segnata dalla disoccupazione e dal bisogno, continuando ad essere politicamente molto attivo, come conferma, verso la fine del settembre 1934, il rapporto di una spia, la quale racconta di aver sentito dire da Strafelini e Q. che se “il Duce (ometto per rispetto le qualifiche di cui è stato gratificato S.E. il Capo del Governo) sapesse che cosa si sta preparando in Italia […] inizierebbe senz’altro repressioni feroci contro tutti i sospetti residenti in Italia”. I due esuli avrebbero concluso la conversazione con questo auspicio: “Dopo vedrai in Italia istituirsi una repubblica libertaria”. La relazione dell’informatore è sufficiente a indurre il capo della polizia fascista a sollecitare, il 20 novembre, informazioni più precise sul conto di Q. alle Prefetture di Livorno e di Torino, ma il 3 dicembre quella di Livorno si limita a rispondere che l’anarchico non ha più dato notizie alla madre e al fratello dal 1926. Negli stessi giorni Q. giunge a Marsiglia, dove ha vari colloqui con l’antico segretario della cdl di Piombino, Giulio Bacconi: “un po’ prima della guerra di Spagna […] è arrivato a Marsiglia […]. Ci siamo incontrati parecchie volte, a casa mia o in alcuni bar, dove tenevamo le riunioni con altri compagni, come Ceccotti, Cicero, Gambetti, e forse in qualche riunione generale degli antifascisti italiani residenti a Marsiglia, alle quali intervenivano personaggi di spicco, come Volterra o Rosselli. Con Bruno abbiamo parlato dei problemi del movimento anarchico, delle cose da fare”. Poi Q. prosegue il suo viaggio – via mare – verso l’Algeria e si stabilisce a Orano. Il 31 gennaio 1935 viene chiesta la sua iscrizione nella “Rubrica di frontiera” e pochi giorni dopo il «Bollettino delle ricerche» pubblica una sua foto. Verso la fine dell’anno Q. viene ingiustamente arrestato a Orano, insieme a Amedeo Giannotti, a Vincenzo Consoli, a Giuseppe Fusero e ad altri anarchici e massimalisti italiani, che la stampa dipinge come un gruppo di malfattori, legati agli anarchici spagnoli e implicati in una rapina a una banca cittadina. Le accuse, lanciate con grande clamore, sono però infondate e tutti gli esuli vengono presto scarcerati, mentre il polverone, incautamente sollevato, si dissolve. Quarant’anni dopo, Fusero ricorderà così l’accaduto: “C’eravamo io, Giannotti, un anarchico toscano, Quiriconi, io e Giannotti eravamo andati in Algeria, servendoci dello stesso passaporto, intestato a Carmelo González. Il documento che si usava per il viaggio si rimandava a Marsiglia a Filippo Amedeo, l’ex deputato socialista che è sempre stato molto attivo. Giannotti poi è morto in Spagna durante la guerra civile, gli spagnoli hanno sempre pensato che si chiamasse veramente González. Noi, capirai, eravamo tutta gente seria, Giannotti e Quiriconi erano ragazzi riservati, per bene, poi la provocazione si è sgonfiata, ci hanno rilasciato”. Espulso dall’Algeria, Q. torna in Francia e nel marzo del 1936 viene segnalato nella regione di Parigi, dove rimane fino al mese di maggio. In agosto parte per la Catalogna e, a Barcellona, si arruola nella Colonna Italiana, a maggioranza anarchica. Il 2 settembre invia dalla capitale catalana una “tarjeta postal” a Elena Melli, la compagna del defunto Errico Malatesta, che abita a Roma nella quale è scritto: “Ti pensiamo con affetto. Attilio [Bulzamini]. Edel [Squadrani]. Serra [Tomaso]... Bruno Quiriconi. Di Giuseppe Riccardo di Vicovaro (Tivoli). Castagna Carlo. Barcellona. 2-9-36”. In novembre Q. combatte a Tardienta e ad Almudévar e nell’aprile 1937 partecipa allo scontro del Carrascal de Huesca. Rientrato in Francia il 12 settembre 1938, chiede alla madre, di procurargli i documenti necessari al matrimonio e il 29 gennaio 1939 viene segnalato a Parigi. Dopo l’inizio della seconda guerra mondiale e l’ingresso dell’Italia nel conflitto, riesce ad evitare il carcere e i campi di internamento e a sfuggire alle ricerche delle varie polizie, restando in Francia, dove si trova ancora il 4 maggio 1943, allorché il prefetto di Livorno scrive al Ministero dell’Interno che Q. non dà più sue notizie ai familiari dal 1939. Quando la lettera è spedita, Q. è impegnato da molto tempo nella lotta partigiana contro i nazisti e i collaborazionisti di Vichy. S’ignorano data e luogo di morte. (F. Bucci)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio privato Fausto Buci, Testimonianza di Giulio Bacconi, Marsiglia, lug. 1975; ivi, Testimonianza di Giuseppe Fusero, Seborga, 30 ott. 1977; Testimonianza di Q.A., Follonica, 12 ott. 1998.

Bibliografia: F. Bucci, P. Casciola, Cristofano Salvini (1895-1953): un rivoluzionario italiano nella guerra civile spagnola, Firenze, 1996, p. 63; La Spagna nel nostro cuore, 1936-1939. Tre anni di storia da non dimenticare, Roma, 1996, ad nomen; Il coraggio della memoria e la guerra civile spagnola (1936 - 1939)... / a c. di F. Giannantoni e F. Minazzi, Varese 2000, p. 187.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Nicola e Cesira Lupi

Bibliografia

2004

Collezione

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