QUARANTELLI, Macedonio
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- QUARANTELLI, Macedonio
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Parma
- Data di nascita
- April 7 1875
Biografia / Storia
- Nasce a Parma il 7 aprile 1875 da Quinzio e Luigia Ferrari, calzolaio. Detto “Cido”. Alla nascita è abbandonato dai genitori all’Ospizio degli esposti, e risultando figlio di ignoti viene registrato allo Stato Civile con il nome “Macedonio Michele Minarelli”. Tre anni dopo, il 13 settembre 1878, è riconosciuto come figlio naturale dalla madre, nubile. Ancora più tardi, il 30 novembre 1887, viene riconosciuto anche dal padre (che si è poco prima sposato con la madre), e assume quindi il cognome Quarantelli. In gioventù frequenta sia ambienti socialisti, che anarchici senza essere iscritto ad alcun partito. Sono gli ultimi anni del secolo e si è alla vigilia del “tentativo di colpo di stato della borghesia” e anche a Parma gli scontri di piazza tra giovani proletari e forze dell’ordine segnano la vita politica e pubblica della città. Q., dopo una serie di denunce, e di condanne per oltraggio, subite durante la prima metà degli anni Novanta, nel 1894 viene ammonito mentre l’anno seguente è denunciato per diversi reati contro la proprietà e contro gli agenti della forza pubblica, quindi proposto per il domicilio coatto perché “pericoloso alla sicurezza pubblica”. La Commissione provinciale stabilisce cinque anni da scontare sull’Isola di Ustica, il Tribunale di Parma però annulla il provvedimento e proscioglie l’imputato. Trascorrono pochi anni e nell’aprile 1902 la Commissione provinciale ritorna sulla proposta di assegnare Q. al domicilio coatto per cinque anni da scontare sull’Isola di Favignana. Dopo due anni e sei mesi è nuovamente libero e rientra a Parma dove però lo attende la vigilanza speciale in seguito ad una contravvenzione all’ammonizione presa durante la sua permanenza a Favignana. Assolta anche quest’ultima pendenza egli si trasferisce a Berna, in Svizzera, dove lavora alla costruzione di una officina elettrica. Rientra lo stesso anno in Italia e si porta prima a Torino poi a Borgotaro, comune situato nell’Appennino Parmense dove rimane fino al 1908, prima di fare rientro a Parma, fissando la sua abitazione nel quartiere popolare dell’Oltretorrente, in borgo Pietro Cocconi. Pur conservando le proprie idee anarchiche non sembra partecipare direttamente alla vita politica cittadina. Convive con Guglielma Tosi, stiratrice, e viene comunque attentamente vigilato dalla polizia. Nel 1917 viene richiamato alle armi dove rimane fino al congedo nel 1919. Il suo impegno politico sembra chiudersi con il fascismo sebbene la Questura continui a vigilarlo. Nel febbraio 1928 viene segnalato che “pur continuando a mantener fede alle sue teorie anarchiche non dà luogo a rimarchi”. Abita nel quartiere popolare dell’Oltretorrente, in borgo Bernabei, fino al 1936 quando si trasferisce in periferia ed è impiegato come facchino. Nel 1942 è ricoverato presso l’Ospedale Maggiore di Parma. S’ignorano data e luogo di morte. (M. Minardi)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio di Stato Parma, Questura, Categoria A8, ad nomen.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Quinzio e Luigia Ferrari
Bibliografia
- 2004