BURBASSI, Luigi

Tipologia Persona
Parigi (pseudonimo)

Intestazione di autorità

Intestazione
BURBASSI, Luigi

Date di esistenza

Luogo di nascita
Faenza
Data di nascita
30/01/1850
Luogo di morte
Faenza
Data di morte
19/04/1912

Attività e/o professione

Qualifica
Barbiere

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Faenza (RA) il 30 gennaio 1850 da Pietro e Lucia Martelli, barbiere; detto “Parigi”. Aderisce in gioventù all’Internazionale e fa propri gli ideali anarchici cui rimarrà poi sempre fedele. Nel “Cenno biografico al giorno 29 Giugno anno 1898”, conservato nel suo fascicolo al CPC, il prefetto di Ravenna lo definisce “di carattere alquanto esaltato e strambo, di nessuna educazione, di poca intelligenza, di nessuna coltura. Sa appena leggere e scrivere”. Si aggiunge che è “lavoratore discretamente assiduo” e che frequenta la compagnia di anarchici, anche se è “spesso solo”. “Appartenne al Circolo operaio, composto di elementi anarchici, ora disciolto”. Tra i suoi compagni non avrebbe “alcuna influenza”, e anche quando si occupa di propaganda, lo fa “senza profitto”. Tuttavia la polizia lo ritiene pericoloso, anche perché ritiene che “altri, approfittando della sua esaltazione mentale, cagionata da uno stato di semi alcoolismo, lo spinge ad azioni delittuose”. Nell’agosto 1874 riceve dalla Pretura di Faenza l’ammonizione come “sospetto in genere di reati contro le persone e le proprietà”. Cessati gli effetti dell’ammonizione nell’ottobre 1876, subito l’Ufficio di PS e poi i carabinieri si attivano presso la Pretura per fargli avere la riammonizione, e dopo tre tentativi falliti ci riescono nell’agosto 1879. Nel corso dello stesso anno subisce alcuni processi per violazione di domicilio e altri reati minori, ma ne esce assolto, talvolta per insufficienza d’indizi. Tra il 1886 e il 1893 viene invece condannato a pene tutto sommato miti in una serie di processi per reati quali oltraggio e ribellione, ingiurie ai carabinieri, ubriachezza e schiamazzi notturni. Nel 1889 prende parte a manifestazioni di piazza a Faenza, durante le quali vengono saccheggiate le rivendite di pane. Per questo viene arrestato per breve tempo. Con sentenza 12 agosto 1893 il Tribunale di Ravenna lo condanna a mesi 10 di reclusione (poi ridotti a sette per effetto di un’amnistia) per istigazione a delinquere (affissione di manifesti sovversivi). Gli anni dalla fine del 1894 alla fine del 1900 li trascorre al domicilio coatto, con poche interruzioni. Una prima condanna a tre anni la riceve il 22 ottobre 1894 dalla Commissione Provinciale di Ravenna. Inizialmente assegnato a Porto Ercole, viene poi trasferito alle Tremiti e di qui in seguito a Favignana. Nell’ottobre 1896 gli viene accordata la libertà condizionale, e il mese successivo rientra a Faenza dove viene sottoposto alla sorveglianza speciale. Il 15 gennaio 1897 viene arrestato di nuovo, nel clima repressivo seguito all’assassinio per rapina di un commerciante – un grave fatto di sangue privo di implicazioni politiche a cui egli è del tutto estraneo –, e rinviato al domicilio coatto, questa volta a Ustica (la stessa sorte capita ad altri ex coatti politici, fra i quali Serafino Mazzotti). Rientra a Faenza nel novembre dello stesso anno, di nuovo prosciolto in libertà condizionale. Nel luglio 1898 viene condannato a sette mesi di reclusione per oltraggi a soldati di fanteria. Pochi mesi dopo viene di nuovo assegnato al domicilio coatto per due anni. Terminato di scontare la pena in carcere, giunge a Lampedusa il 7 febbraio 1899, per essere poi trasferito a Pantelleria qualche mese più tardi. Nello stesso anno sottoscrive per il numero unico «I Morti», uscito ad Ancona il 2 novembre 1899, redatto collettivamente dagli anarchici italiani che in quel periodo si trovano al domicilio coatto (il suo nome compare nell’elenco dei coatti di Pantelleria). Finalmente gli viene concessa la libertà condizionale e il 12 novembre 1900 rientra a Faenza, dove viene diffidato a tenere buona condotta. Per alcuni anni nulla viene segnalato sul suo conto, ma nel 1907 risulta essere divenuto inabile al lavoro essendo stato colpito da paralisi. Per questa ragione non frequenta più le riunioni politiche né gli amici anarchici. Il 14 ottobre 1911 la Prefettura chiede la sua radiazione dallo schedario dei sovversivi in quanto “colpito da paralisi da circa sei anni trovasi in tali condizioni da non potere nemmeno uscire di casa”. Muore a Faenza il 19 aprile 1912. (G. Landi)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Lista dei coatti politici, «L’Agitazione», 30 mag. 1897;
Bibliografia: Gli anarchici del 1899, I morti, Pistoia 1974.

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181

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