BRUCH (BRUK), Giordano
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- BRUCH (BRUK), Giordano
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Trieste
- Data di nascita
- 11/04/1908
- Luogo di morte
- Trieste
- Data di morte
- 11/07/1984
Attività e/o professione
- Qualifica
- Marinaio
- Qualifica
- Orologiaio
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a Trieste, l’11 aprile 1908, da Mario e Bianca Porzio, marinaio e orologiaio. A sedici anni è arrestato e condannato a due mesi per aver procurato lesioni all’amante della madre. Inizia quindi un periodo di spostamenti alla ricerca di lavoro e per conoscere il mondo. Condivide con i braccianti agricoli della Francia del Sud le dure condizioni di lavoro (rese ancora più difficili per le conseguenze di una poliomielite infantile alla gamba destra) e in questo ambiente scopre le idee anarchiche. Nel 1928 si imbarca come fuochista su un piroscafo tedesco e, dopo alcuni mesi trascorsi in un villaggio etiope dove si unisce a una giovane locale, riprende i lavori pesanti e sottopagati sulle navi. Si licenzia e, per sopravvivere, inizia un’attività illegale. Nel febbraio 1934 scrive una lettera di protesta a Mussolini, per riavere il libretto di navigazione sequestratogli dal Console italiano di Parigi. In essa dichiara le convinzioni fondamentali di tutta la vita: “Sono solamente proprietario assoluto del mio pensiero, mi sono costruito un ideale di verità, aborro l’ipocrisia, la violenza, l’egoismo, sono anarchico. E unica mia ambizione è avere stima di me stesso”. Per aver ribadito le proprie convinzioni ideali e politiche in Capitaneria di Porto e in Questura, B. viene diffidato e, dopo qualche mese, si allontana clandestinamente da Trieste. Riprende a vivere attraverso la Francia e il Belgio nell’illegalità e soggiorna per vari mesi nelle carceri dei due paesi. Alla fine del 1934 è arrestato in quanto privo di regolari documenti francesi, mentre gli vengono sequestrati vari documenti rubati o contraffatti. Dopo aver scontato due anni nel carcere di Nîmes, in seguito ai soliti problemi, rientra in Italia alla fine del 1937 e viene assegnato, in qualità di “comune” e non di politico, al confino di polizia per cinque anni: prima alle isole Tremiti e poi a Maratea. Qui ripara gli orologi degli abitanti e si sposa con una donna del paese dalla quale avrà quattro figli. Alla caduta del fascismo, viene consultato dalla popolazione locale in quanto unico elemento politicizzato ed esperto: il suo consiglio ai giovani del paese è di non attaccare i tedeschi in ritirata per evitare le rappresaglie sui civili. Si trasferisce quindi a Bari dove apre un laboratorio di orologiaio e, per un paio di anni, collabora con Pio Turroni e Giovanna Berneri nella ricostruzione del movimento nell’Italia del Sud. Nell’estate 1945 ritorna a Trieste e contribuisce (con Umberto Tommasini, i fratelli Vigna e altri) alla nascita del Gruppo “Germinal” e dell’omonimo periodico. La sua attività e quella del gruppo sono molto difficili nella città contesa dai nazionalismi dei filojugoslavi e dei filoitaliani, in particolare durante alcune manifestazioni pubbliche, come quella assai rischiosa, del 1° maggio del 1946. Per alcuni anni B. ospita le riunioni del Gruppo “Germinal” nella propria abitazione nel centro storico, occupata direttamente con la numerosa famiglia subito dopo il ritorno dal Sud, e si impegna nella capillare diffusione della stampa libertaria e nelle iniziative della Federazione Anarchica Giuliana formata con gruppi e compagni di Monfalcone e di Muggia. È più volte delegato locale ai congressi e al Consiglio Nazionale della FAI, anche grazie alla disponibilità a viaggiare e a svolgere ruoli di mediazione e di stesura di documenti politici. Nel 1949 trova un lavoro da operaio nella ditta svizzera di orologi Omega e si trasferisce, da solo e con un viaggio semiclandestino, negli USA. Qui incontra concrete possibilità di carriera come dirigente, ma viene espulso nel 1953 per aver rivendicato la propria identità anarchica di fronte a una commissione istituita nel periodo maccartista. Ritornato a Trieste, promuove conferenze anticlericali e collabora assiduamente a «Germinal» con numerosi editoriali (ad es. Grottesco, 1° mag. 1953). È presente al congresso della FAI di Carrara del 1965, dove con altri compagni del gruppo cerca invano di evitare la rottura tra “organizzatori” e “antiorganizzatori”: resta nella FAI pur continuando a collaborare con militanti dei gia della regione. Mantiene rapporti personali con i giovani anarchici giunti attorno al 1968 ai quali presenta l’anarchismo come un’aspirazione universale alla dignità umana e un continuo processo di educazione ed emancipazione. Il 15 dicembre del 1969 anche il suo laboratorio, nel quale si è trasferito per avere maggiore autonomia personale, è perquisito dagli agenti dell’Ufficio Politico triestino nell’ambito delle indagini nazionali sui “complici morali di Pietro Valpreda”. Funge da collegamento tra i giovani antiautoritari locali e l’esperienza del maggio francese grazie al ruolo di un nipote (Giorgio Di Lazzaro) attivo nel movimento studentesco della Sorbona. Nel 1973 B. ha un ruolo non secondario nella opposizione del Gruppo “Germinal” alle impostazioni classiste e centraliste degli archinovisti locali. Negli ultimi anni si dedica a lunghe riflessioni e confronti personali, in particolare con Aldo Pontiggia, attorno alla natura dell’anarchismo che interpreta come modello esistenziale fondato sull’amore libero. Muore a Trieste l’11 luglio 1984. (C. Venza)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, conf. pol., ad nomen; Intervista a Bruch Giordano lug. 1980.
Bibliografia: U. Tommasini, L’anarchico triestino, a cura di C. Venza, Milano 1984, ad indicem; Sacchetti, ad indicem.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181