BROGI, Giuseppe
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- BROGI, Giuseppe
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- San Giovanni Valdarno
- Data di nascita
- 20/02/1885
Attività e/o professione
- Qualifica
- Manovale
- Qualifica
- Muratore
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a San Giovanni Valdarno (AR) il 20 febbraio 1885 da Stefano e Assunta Manetti. Frequenta le scuole fino alla 2a classe elementare e, ancora ragazzo, rimasto orfano di mamma, inizia a lavorare da manovale per poi diventare muratore. Nel corso della sua vita eserciterà anche i mestieri di merciaio ambulante e operaio giornaliero. Influenzato dall’ambiente sovversivo cittadino e dalla vicenda dei coatti valdarnesi, B. aderisce prestissimo all’anarchismo sentendosi particolarmente vicino alle correnti individualiste. Nel suo gruppo di amici ci sono molti operai della ferriera, fra cui Lamberto Guastini con cui è molto assiduo. Ha un fratello di un anno più giovane, Vittorio che fa il minatore, esponente della sezione cittadina del PSI e in seguito anche lui anarchico. B. collezionerà una lunga serie di infortuni giudiziari. La sua prima condanna risale al 1901: sei giorni di arresti, ridotti a tre in appello, per molestie. Nel 1902, mentre già “simpatizza per le idee anarchiche”, emigra in Svizzera per motivi di lavoro e vi si trattiene per circa quattro anni rientrando in Italia, a seguito di provvedimento di espulsione, dopo varie vicissitudini (condannato dal Tribunale di Berna a 15 mesi di reclusione per tentato omicidio). Nel 1909-1910 partecipa al movimento “pro Ferrer” e alle numerose manifestazioni anticlericali che si svolgono in Valdarno. In questo stesso periodo promuove sottoscrizioni per la stampa individualista, in particolare per «La Rivolta» di Milano, periodico redatto da Giuseppe Monnanni. Cambia continuamente domicilio, sempre in cerca di lavoro o perché “inseguito dai creditori”, stabilendosi ora a Piombino, ora a Genova e quindi a Marsiglia e poi a Tolone e di nuovo a Marsiglia, salvo rientrare ogni tanto a San Giovanni presso l’abitazione del padre. Qui nel 1913-14, in occasione della discussione di un progetto di patto associativo per l’Unione Anarchica Valdarnese presentato da Secondo Giorni, si impegna a contrastare le correnti comunista e sindacalista. B., cui fa capo un piccolo gruppo di militanti su posizioni contrarie al principio di organizzazione, viene però messo in minoranza. Ne segue anche una vivace polemica giornalistica sulle pagine de «L’Avvenire anarchico». Al momento dello scoppio della guerra si trova ancora in Svizzera. Nel 1917 rimpatria ed è mobilitato per il fronte. Condannato dai Tribunali di guerra di Bologna e del 6° corpo d’armata a complessivi dieci anni di reclusione per insubordinazione continuata, rifiuto di obbedienza e minacce a ufficiale superiore, viene rinchiuso nel carcere militare di Savona e quindi nel penitenziario di Padula (sa). Nel settembre 1919, usufruendo dell’amnistia, rientra a San Giovanni. Coinvolto nell’episodio insurrezionale del 23 marzo 1921, gli vengono inflitti in contumacia due anni per furto e saccheggio di un’armeria. Scappa in Francia. Viene intercettato nel giugno 1927 a Bordighera e qui arrestato insieme a Paolo Bendinelli, anarchico del luogo. Nel gennaio 1928 è assegnato al confino nelle isole Lipari, dove rimane per due anni, accusato di propaganda antifascista. Rientra a San Giovanni a fine 1930 dopo aver scontato ulteriori cinque mesi di carcere per tentato espatrio clandestino da Domodossola. Il 19 novembre 1932, in occasione della visita del gerarca Achille Starace ad Arezzo, viene sottoposto a fermo di polizia “non avendo abbandonato le sue idee estreme”. Precedentemente era stato più volte ammonito “perché ozioso e pericoloso pregiudicato per reati comuni”. Nel corso del 1933, mentre svolge l’attività di rivenditore ambulante girando con un carretto di mercanzie nelle campagne intorno a San Giovanni, il suo contegno viene giudicato invece “politicamente corretto”. Nel settembre 1934 si trasferisce a Milano presso la sorella Armida, essendo disoccupato e in precarie condizioni di salute. Nell’ottobre 1936 è fermato dalla Questura milanese per misure di PS. Rientra ancora in Valdarno dove “non dà luogo a rilievi in linea politica”. L’ultima segnalazione della Questura di Arezzo risale al 1941. S’ignorano data e luogo di morte. (G. Sacchetti)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio dello Stato - Arezzo, fondo Avvocato Giovanni Droandi, f. Processi di S.Giovanni V.no e Castelnuovo.
Bibliografia: O.U., Da più alte trincere. Parole chiare, «L’Avvenire anarchico», Pisa, 16 apr. 1914; G. Lapi, Da più alte trincere. Per intenderci, ai compagni Brogi G. e O.U., ivi, 7 mag. 1914; S. Giorni, Parole chiare davvero, ivi, 29 mag. 1914; «La Nazione», 24 mar. 1921, Disordini a S. Giovanni; A. Dal Pont – S. Carolini, L’Italia al confino, Milano 1983, ad nomen; G. Sacchetti, Sovversivi in Toscana (1900-1919), Todi 1983; Id., Camicie nere in Valdarno. Cronache inedite del 23 marzo 1921 (guerra sociale e guerra civile), Pisa 1996; Id., Presenze anarchiche nell’Aretino dal xix al xx secolo, Pescara 1999.
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- 181