BRANDOLINI, Eugenio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
BRANDOLINI, Eugenio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Castel San Giovanni
Data di nascita
06/01/1896

Attività e/o professione

Qualifica
Barbiere

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Castel San Giovanni (PC) il 6 gennaio 1896 da Ercole e Desolina Perotti, barbiere. Durante la Prima Guerra mondiale, nel 1916, è incorporato in un reggimento bersaglieri di stanza ad Ancona. Riformato per disturbi renali, alla fine del 1917 è nuovamente richiamato alle armi a Savona, in un reparto di fanteria presto trasferito in zona d’operazioni. Colpito da malaria, è ricoverato nell’ospedale di Castelnuovo Fogliano, adibito a convalescenziario per malarici. Congedato nel dicembre 1920, raggiunge la famiglia che nel frattempo si è trasferita a Vicobarone di Ziano Piacentino. Stando a quanto scrive la polizia, “durante il periodo rosso fu un acceso anarchico e capeggiatore di tutti i movimenti sovversivi della zona della Val Tidone”. Nell’aprile del 1921 i fascisti lo aggrediscono mentre si trova nella sua abitazione. Si trasferisce allora a Milano, dove trova lavoro come barbiere. Ritorna in paese in agosto, e partecipa al tentativo di assalto alla sede del Fascio di Vicobarone, compiuto da un gruppo di anarchici e di Arditi del popolo del luogo. Ricercato dalla polizia con l’accusa di tentato omicidio di un fascista, si rifugia di nuovo a Milano e poi a Bordighiera dove, nel febbraio 1923, è individuato e tradotto a Piacenza. Dopo diversi mesi di detenzione, esce per amnistia dal carcere il 22 marzo 1924, e fa ritorno a Milano. Il segretario del Fascio di Vicobarone riesce però a rintracciarlo a Milano, e lo segnala al segretario del Fascio di Porta Romana, che lo minaccia “invitandolo” ad allontanarsi dalla città. Pochi giorni dopo, mentre passeggia in centro a Milano, nei pressi della Galleria, è aggredito e percosso duramente da un gruppo di fascisti. A seguito di tale vicenda, decide di espatriare e, nell’ottobre del 1924, si reca a Parigi dove, grazie a parenti che già vivono nella capitale francese, riesce a trovare casa e un’occupazione. Rientrato a Milano dopo qualche mese, decide di tornare a Parigi definitivamente nel dicembre del 1925. A Parigi, dove i rifugiati libertari piacentini sono numerosi e collegati tra loro, prende parte attiva al movimento anarchico, frequentando le riunioni del Comitato anarchico pro vittime politiche e dei gruppi, e leggendo la stampa. Un’attività interrotta periodicamente da seri problemi di salute, ma che non sfugge al controllo della polizia che, nel 1933, lo segnala come “appartenente ad un gruppo di anarchici residenti in Francia, i quali, d’intesa con elementi di Giustizia e libertà, avrebbero stabilito di compiere attentati nel Regno con esplosivi contro la persona di S. E. il Capo del Governo”. Anzi, segnala preoccupata che egli “si sarebbe fatto presentare al pericoloso antifascista Giopp Giobbe per chiedergli delle informazioni tecniche sulla composizione di alcuni esplosivi”. Nell’agosto 1934 decide di rientrare in Italia, ma è fermato alla frontiera di Domodossola, in quanto iscritto alla “Rubrica di frontiera” e al «Bollettino delle ricerche». Era anche iscritto all’elenco degli attentatori residenti all’estero. Interrogato dall’ispettore generale D’Andrea, capo dell’ovra dell’Emilia Romagna, pur non negando la sua appartenenza al movimento anarchico, giustifica il suo improvviso rientro in Italia per ragioni di salute. Denunciato alla Commissione provinciale di Piacenza, è condannato a tre anni di confino, che trascorre prima a Bernalda (mt) e poi a Siderno (rc). Rientrato a Vicobarone il 29 agosto del 1937, il 14 febbraio 1938 chiede il passaporto per tornare a Parigi, dove ha lasciato la moglie (francese) e un figlio. Controllato dalla polizia italiana fino al 1942, da allora non si hanno più sue notizie. S’ignorano data e luogo di morte. (C. Silingardi)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Collezione

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