​IMONDI, Giuseppe

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​IMONDI, Giuseppe

Date di esistenza

Luogo di nascita
Teano
Data di nascita
April 10 1860

Biografia / Storia

Nasce a Teano (CE) il 10 aprile 1860 da Raffaele e Gennara Angelillo, dentista. Trascorre l’infanzia in Grecia col padre, impiegato del Registro. Tornato in Italia nel 1870, diventa anarchico quando è ancora studente e lascia tracce di una militanza inizialmente acerba, segnata da due arresti: nel 1883 per porto abusivo d’arma e nel 1889 per oltraggio al re durante una commemorazione di Oberdan. A giugno del 1892 si trasferisce a Marsiglia, dove vive facendo il suonatore ambulante. Tornato in Italia, il 13 luglio 1893 è condannato a due anni di carcere per violazione di domicilio; evita l’arresto immediato presentando domanda di grazia, ma a dicembre, coinvolto per errore nell’attentato a Montecitorio, si dilegua girovagando tra Francia e Svizzera. Il 14 marzo 1898, ottenuto il condono della pena subita nel 1893, torna a casa e nel 1902 si trasferisce a Napoli. Resta in disparte per un po’, poi si riavvicina ai compagni e a maggio del 1906, dopo l’attentato al re di Spagna, firma con alcuni compagni un comunicato in cui esalta gli ideali anarchici e definisce la morte del sovrano un “episodio marginale della lotta tra oppressi ed oppressori”. Il 7 gennaio 1909 è arrestato mentre canta “ritornelli sediziosi”, ma è subito scarcerato. Nell’aprile del 1910 si iscrive al gruppo “Sorgete” e nel 1912, dopo aver pubblicato un libro di canti anarchici, non si fa più notare. Ricompare a luglio del 1915, in un elenco dei sovversivi più ostili alla guerra, e nel 1916 desta l’allarme della Questura per i contatti con noti sovversivi e per un misterioso cifrario usato per comunicare con i compagni. Strettamente vigilato – il 24 dicembre subisce una perquisizione domiciliare – si muove con prudenza, ma ai primi del 1918 è in contatto con militari che fanno propaganda contro la guerra e di lì a poco, nel febbraio 1919, la polizia intercetta lettere indirizzate a disertori che partecipano alla rivoluzione di Berlino. Presente al congresso anarchico che si svolge a Firenze dal 12 al 14 aprile, è nominato membro del comitato direttivo dell’ucai. Il 18 aprile 1920 entra a far parte di un comitato incaricato di unire gli anarchici napoletani divisi da contrasti personali e divergenze teoriche. Il 16 maggio prende parte al congresso anarchico campano, in cui si delinea un forte dissenso con gli astensionisti del gruppo Bordiga, accusati di doppiezza. Mentre lo scontro con i bordighisti si inasprisce e coinvolge la cdl, ostacolando la ripresa del movimento, il 24 giugno è arrestato per resistenza e lesioni ad agenti di ps. Ad agosto è assolto, ma il 18 ottobre, dopo l’arresto di Malatesta a Milano, subisce una nuova perquisizione domiciliare. Benché vigilato, promuove la nascita di un nuovo gruppo – “La Folgore” – che raccoglie una trentina di iscritti e l’11 agosto 1921 desta l’attenzione preoccupata della polizia per riunioni segrete che, stando ad alcuni informatori, preparano un improbabile moto. In realtà, nello scontro con i comunisti, I. è piuttosto isolato. Molti compagni, infatti, trovano eccessiva la polemica con la cdl e lo guardano con sospetto. In questo clima l’8 settembre si svolge il terzo congresso anarchico campano nel quale, col delegato del gruppo della “Libera Intesa”, formato tra gli altri da Melchionna, Cacozza e Petraroja, che, esasperando le tensioni, lo accusa di essere una spia e abbandona il convegno. Difeso con passione da Bruno Misefari che, basandosi sui risultati di un’inchiesta personalmente svolta, si fa portavoce della solidarietà e della fiducia dei compagni, esce dal convegno a testa alta, ma a ottobre, durante lo sciopero dei ferrovieri, si scontra ancora una volta con i comunisti, che chiedono ed ottengono che sia allontanato dalla cdl assieme a Maria Berardi, sua compagna di fede e di vita e a Misefari, coi quali sottoscrive un manifesto di “protesta contro la dittatura dei falsi amici del proletariato” e chiede agli operai “d’insorgere in nome della libertà e della giustizia”. Nel novembre successivo partecipa ad Ancona al congresso dell’uai, ma i dissensi e le accuse lo hanno ormai isolato, sicché a maggio del 1922 è escluso dal “Prometeo”, il gruppo costituito con lo scopo di “ovviare allo sfacelo a cui è ridotto il movimento anarchico napoletano […] dalle discordie personali”. L’avvento del fascismo spegne le polemiche, ma non piega il vecchio militante che mantiene contatti prudenti con i compagni di molte città. Un’attività che inizialmente sfugge alla polizia, convinta che ormai si sia “appartato dalle competizioni politiche”, ma che in realtà spinge poi la Questura a definirlo “pericoloso per gli ordinamenti politici dello stato” e a provocarne l’ammonizione, quando la sua abitazione diventa un punto di riferimento per gli antifascisti napoletani. Il 10 novembre 1932, nonostante una lettera a Malatesta intercettata nel maggio precedente le misure di polizia vengono revocate, ma un anno dopo la squadra politica riferisce che la sua casa ospita di nuovo anarchici e comunisti. Giungono così puntuali le perquisizioni domiciliari e, nell’aprile del 1934, la diffida. Anziano, ma lucido e fedele alle sue idee, il 5 settembre 1935 rifiuta di esporre il tricolore per salutare le truppe che partono per l’Africa orientale e si dichiara anarchico. Evitato il confino per le pessime condizioni di salute, il 21 ottobre è sottoposto di nuovo all’ammonizione ma a dicembre, nonostante la sorveglianza, ha contatti con antifascisti triestini e continua a fare del suo studio un punto di incontro degli antifascisti. Nell’aprile del 1941, colpito da paralisi, non esce più di casa. S’gnorano data e luogo di morte. (G. Aragno) 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio di Stato Napoli, Gabinetto Questura, bb. 363, 674, 801 e 819.
 
Bibliografia: Scritti di I.: Tossine sociali. Mosaico di luridume: appunti di un ribelle, Napoli [1912?].

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Raffaele e Gennara Angelillo

Bibliografia

2004

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Collezione

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