CONSANI, Augusto

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
CONSANI, Augusto

Date di esistenza

Luogo di nascita
Livorno
Data di nascita
14 giugno 1883
Luogo di morte
Livorno
Data di morte
14 dicembre 1953

Attività e/o professione

Qualifica
Pastaio

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Livorno il 14 giugno 1883, da Primo e Gemma Poggianti; così come il padre, a vent’anni è schedato dalla polizia come anarchico pericoloso; già diciottenne era stato fermato, assieme al padre, con una corona di fiori firmata «un nucleo di anarchici alle vittime del lavoro» in occasione dei funerali di due operai. Dopo aver frequentato la scuola sino alla 3ª classe elementare, inizia presto a lavorare come pastaio presso il laboratorio artigianale del padre, ma attraverso l’autoformazione acquisisce cultura e capacità comunicativa, testimoniata dall’articolo Sull’anarchia («Il Propagandista», 15 marzo 1908) in cui, con argomentazioni profonde sul delitto e la legge che riflettono il pensiero di Pietro Gori, sostiene l’idea della società anarchica come unica alternativa al crimine.

Dopo aver frequentato la scuola sino alla III classe elementare, inizia a lavorare come pastaio presso il laboratorio artigiano paterno, acquisendo attraverso l’autoformazione, oltre alla capacità comunicativa, una cultura non superficiale, testimoniata dall’articolo Sull’anarchia («Il Propagandista», 15 marzo 1908) in cui, con argomentazioni radicali sul delitto e la legge che riflettono il pensiero di Pietro Gori, sostiene l’idea della società anarchica come unica alternativa al crimine, osservando che «le leggi sono incapaci a diminuire la delinquenza, specialmente la dorata, dal momento che le trasgrediscono anche coloro che le fanno». Nelle numerose collaborazioni ai giornali anarchici talvolta utilizza alcuni trasparenti pseudonimi, quali Giusto Anusanco o Sannico (ossia gli anagrammi del suo nome e cognome).

Più volte incarcerato nel corso della vita, nelle patrie galere di Livorno, Pisa, Pesaro, L'Aquila, Roma, dedicherà un costante impegno solidale nei confronti dei perseguitati politici in stato di detenzione. La sua prima militanza si svolge con ogni probabilità nel Fascio operaio, struttura sindacalista rivoluzionaria con sede in via dei Cavalieri, a breve distanza dalla sua abitazione in via del Traforo 1, nei pressi della popolare piazza Cavallotti, e nell'ottobre 1903 gli organi di polizia aprono un fascicolo a lui intestato presso il Casellario politico centrale.

Scarse e non univoche invece sono le notizie disponibili riguardo la sua dimensione privata. Infatti, secondo talune fonti sarebbe stato coniugato, ancora assai giovane, con Virginia Pifferi dalla quale avrebbe avuto la figlia Augusta (Pisa 1900–Livorno 1978); ma nel 1921 è convivente con Velia Benedetti e nel 1946, secondo quanto annotato dalle autorità di polizia, risulta con lei sposato, senza figli, anche se nel 1926, da una corrispondenza privata con Malatesta si apprende avere una figlioccia.

Nel marzo del 1904 è fondatore e redattore del foglio anarchico «Il Seme», assieme ad Amedeo Boschi e Natale Moretti, venendo subito denunciato quale direttore responsabile della testata e condannato a 4 mesi e 11 giorni di reclusione, oltre ad un’ammenda di lire 72, per «apologia di reato ed eccitamento all’odio fra le classi sociali» a mezzo stampa in relazione a 9 articoli ivi pubblicati; per l’articolo Cosa è il governo, ripreso sul giornale, è incriminato e condannato anche Errico Malatesta.

In occasione del Primo Maggio del 1904, Consani è arrestato e condannato a 41 giorni di reclusione e lire 100 di multa, per oltraggio e minacce agli agenti della forza pubblica. Appena poche settimane prima, era stato denunciato, assieme al padre, dalla giustizia militare per «ricettazione d'oggetti di vestiario militare e favoreggiamento nella diserzione» di tre soldati del 10° reggimento fanteria. Queste e altre misure repressive non fermano però il suo attivismo e, il 19 settembre 1904, partecipa come oratore al comizio durante il movimentato sciopero generale contro la repressione governativa, dopo gli eccidi proletari di Buggerru, Castelluzzo e Sestri Ponente.

L'11 gennaio 1905 era quindi intervenuto, in occasione della commemorazione per la morte di Louise Michel tenutasi presso il «Circolo ricreativo Germinal di recente costituito» in piazza Guerrazzi, «inneggiando alla solidarietà degli anarchici per abbattere le istituzioni, educando l'ambiente sociale, che ha detto corrotto dai monarchici e dai preti». Nel marzo 1905, è però vittima di denigrazione, quando un nutrito gruppo di anarchici livornesi – anche assai noti – sottoscrive un comunicato pubblicato sulla stampa anarchica (tra i quali «Aurora» di Ravenna, 1-2 aprile 1905), di non avere «più nulla in comune con Primo ed Augusto Consani», senza peraltro fornire alcuna motivazione.

A tale presa di distanza, Consani replica con una calma ma ferma dichiarazione, datata 27 marzo, Ai Coscienti, ospitata su «Il Libertario» (La Spezia, 6 aprile 1905), in cui indica nelle chiacchiere e nell'odio personale i motivi di simile atteggiamento, concludendo: «Per questa volta faccio punto, ed appena cesso di scrivere mi costituisco al carcere per scontare mesi 5 pei sequestri del Seme, perciò se lor signori risponderanno, appena che avrò scontato questo debito alla monarchia, sarò pronto a rispondere». Di fatto, le velate accuse mosse nei suoi confronti cadranno presto, tanto che in seguito alcuni firmatari continueranno a condividere con Consani la militanza politica e sindacale.

In occasione del 1° maggio 1906 è «denunciato insieme ad altri pregiudicati per contravvenzione all'edito sulla stampa ed eccitamento ai soldati all'insubordinazione mediante la distribuzione di manifestini sovversivi editi alla macchia» e dieci giorni dopo è arrestato «per violenze contro agenti della forza pubblica commesse durante lo sciopero generale del 10 e 11 corrente». Aderente al gruppo anarchico “Né dio né padrone”, assieme a Francesco Di Cocco, Pio Coli, Anselmo Casarosa, Augusto Spagnoli e Ottorino Magnocci (nessuno dei quali aveva firmato il comunicato sopracitato). Nel 1907 Consani figura tra i promotori dell’Associazione anticlericale “Giordano Bruno”.

Sul giornale anarchico romano «La Gioventù Libertaria» del 26 ottobre 1907, compare una significativa sottoscrizione da parte di tutti e 6 i componenti della famiglia Consani, con rispettive dediche alla rivoluzione sociale, a Gori, all'anarchia, etc. Nel marzo 1908, già sottoposto ad ammonizione, è arrestato per resistenza e lesioni qualificate a pubblico ufficiale, contravvenzione al monito e uso di materie esplodenti nell’abitato, in relazione ad una strana esplosione avvenuta nelle vicinanze della Questura con sede in piazza Vittorio Emanuele. Gli agenti della Questura, dopo aver fatto irruzione nella sua abitazione, avevano malmenato la madre ammalata, sequestrato opuscoli di propaganda, corrispondenze, materiali redazionali de «Il Propagandista» di imminente pubblicazione e una modesta quantità di salnitro e polvere di carbone, componenti utili – assieme però al potassio - per la fabbricazione della polvere nera. Di fronte all’inconsistenza delle accuse, lo stesso tribunale assolve Consani per l’attentato, condannandolo comunque a 2 mesi e 21 giorni di reclusione per resistenza e lesioni.

A questi periodi di detenzione per l’incessante attività politica e sindacale, si aggiunge una condanna per un grave fatto di sangue in cui si trova coinvolto: nel 1908 viene condannato a 9 anni di detenzione per ferimento, seguito da decesso, di tale Corrado Gallinari. Il fatto avvenuto il 7 ottobre come ebbe a spiegare, dalla latitanza prima di costituirsi, lo stesso Consani in una lettera aperta, era stato l'epilogo tragico di un alterco degenerato in una sorta di duello rusticano. A fine novembre del 1913, tornato in libertà dopo la detenzione presso il carcere di Pesaro, Consani espatria regolarmente in Francia, stabilendosi a Marsiglia presso un parente. Nel 1914 rientra temporaneamente a Livorno, partecipando in giugno ad una manifestazione di solidarietà durante la Settimana rossa e ad un comizio anarco-socialista contro il militarismo, tenutosi il 25 ottobre, presso il Circolo socialista di S. Jacopo in piazza B. Brin.

Nel maggio 1915, a Pistoia presso il Politeama, partecipa come oratore a un comizio «contro la guerra, per la pace universale», assieme all'avvocato socialista Demostene Altobelli. Rientrato nuovamente in Italia da Marsiglia, nel luglio 1916 viene richiamato alle armi ed assegnato ad un reggimento di fanteria di presidio a Genova. Congedato nell’aprile 1919 e rientrato a Livorno, Consani riprende l’attività ed assieme a Virgilio Caparrini, Alfredo Gherarducci e Gino Del Soldato, in rappresentanza della componente anarchica in seno alla Lega Proletaria degli ex-combattenti, firma una dichiarazione politica contraria al prevalere nell’organizzazione dell’orientamento elettoralistico, a sostegno del voto per il Partito socialista, rivendicando l’autonomia dell’organizzazione.

Durante il “Biennio Rosso”, l’attivismo di Consani s’intensifica: organizza il sindacato dell’arte bianca ed è dirigente della Camera del lavoro sindacalista mentre, sul piano politico, aderisce all’Unione Anarchica livornese ed è corrispondente del quotidiano «Umanità Nova». Nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1919, viene arrestato assieme ad altri sei anarchici livornesi e ardenzini (Aristide Colli, Oreste Piazzi, Libero Masnada, Turiddo Giuseppe Carlotti, Dante Nardi ), in relazione ai moti per il carovita.

Il 2 e 3 dicembre, durante lo sciopero generale nazionale indetto per protestare contro le gravissime aggressioni compiute da forze dell’ordine e nazionalisti a Roma, Milano, Bologna, Torino e Mantova, con numerose vittime, Consani interviene, a nome dell’Unione comunista anarchica, ai due comizi in piazza del Municipio, davanti ad alcune decine di migliaia di dimostranti, mentre la città è presidiata da ingenti forze dell’ordine e autoblindo.

Nel febbraio 1920 è quindi tra gli organizzatori dello sciopero generale proclamato a Livorno per reclamare la liberazione di Malatesta, al quale è legato da reciproca amicizia, parlando al comizio unitario del 3 febbraio davanti al Palazzo comunale. Nel luglio 1920, con la nascita della sezione livornese dell’Unione Sindacale Italiana, è attivo nell’opera di propaganda e organizzazione sindacalista tra i lavoratori; il 25 luglio interviene anche «in difesa delle vittime politiche, civili e militari» ad un comizio dell’USI riguardante la vertenza metallurgica. Dopo l’apertura della Camera sindacale del lavoro avvenuta nell’autunno del 1920, Consani ne è attivo dirigente – venendo eletto segretario l'anno seguente - ma è anche nel «gruppo di buoni compagni» che, dopo 14 anni di sospensione, riprende a pubblicare «Il Seme».

Il 14 settembre 1920, a Collesalvetti, partecipa e interviene al comizio – dove parla a nome della Camera sindacale di Livorno - per l'inaugurazione della bandiera del locale circolo anarchico “Pietro Gori”. In occasione delle elezioni amministrative, il 24 ottobre prende la parola ad un comizio elettorale del Partito socialista, presso il Politeama, criticando la tattica parlamentare e «ricordando le vittime politiche e dicendo agli operai che fino a quando come mezzo di azione adopereranno un pezzo di carta, non avranno altro che schiavitù».

Il 30 ottobre 1920 partecipa ad un comizio socialista elettorale presso il Politeama con l’on. Modigliani, rivendicando la libertà per Malatesta e per gli altri compagni detenuti. A conferma dell'opzione astensionista, è autore di un vivace articolo antielettorale e antiparlamentare dall’emblematico titolo Baraonda («Il Seminatore» del 6 novembre 1920). Nel luglio del 1921, è uno dei principali organizzatori del Battaglione di Livorno degli Arditi del popolo e un rapporto di polizia lo ritiene a capo di una «squadra», formata da novanta anarchici. A seguito delle diffide per tale attività illegale – viene sostituito nell’incarico di segreteria della Camera sindacale da Natale Moretti.

Nella notte del 18 luglio 1921, con la probabile copertura delle guardie regie una squadra fascista fa irruzione nel Circolo libertario di Studi Sociali in via del Tempio, sede dell’Unione anarchica e della redazione de «Il Seme», devastandolo e sparando. Nei locali del circolo era temporaneamente alloggiato Consani, ma gli squadristi non essendo riusciti a sorprenderlo, sfogano loro rabbia ferendo seriamente la sua compagna di vita, Velia Benedetti, con il calcio di una rivoltella. Considerata la connivenza statale con i fascisti, non viene presentata alcuna denuncia.

Il 9 ottobre 1921, parla al comizio unitario pro-Sacco e Vanzetti presso il teatro S. Marco, davanti a circa 600 persone. Nel novembre 1921, partecipa ad Ancona al III Congresso della UAI, presiedendone due sessioni. In un suo intervento riguardo l'attentato del Diana «sostiene le stesse idee di Malatesta» e riporta la posizione maggioritaria degli anarchici livornesi.

Il 25 marzo 1922, è provocatoriamente fermato da quattro carabinieri in borghese che, non avendogli trovato addosso armi né la tessera degli Arditi del popolo, lo denunciano per oltraggio, facendolo condannare a 80 giorni di reclusione e lire 200 di multa. Proprio durante la detenzione, il 23 aprile viene “riconosciuto” tra gli autori di un fallito attentato notturno alla caserma dei carabinieri del porto. Il 24 maggio seguente «Umanità Nova» ne annuncia la scarcerazione: «Livorno, 21. Ieri alle ore 11 le pesanti porte del Domenicani si aprirono per restituire alla libertà ed alle battaglie dell'idea, il caro compagno Consani Augusto. Al compagno che torna il nostro saluto e la nostra solidarietà».

Dopo tali aggressioni, si trasferisce per motivi di sicurezza in un locale in via delle Lance, adiacente alla Camera sindacale del Lavoro su viale Caprera, e presso il suo domicilio verrà pure indicato il recapito della Commissione di corrispondenza della UAI. Nel luglio 1922, fa parte – come rappresentante della Camera sindacale del comitato segreto che prepara lo sciopero generale del 2 agosto, indetto dall’Alleanza del Lavoro, contro le violenze fasciste.

Durante il fascismo mantiene, clandestinamente, la propria militanza, nonostante arresti e vigilanza. Nel 1923 risulta ancora impegnato nella solidarietà ai detenuti politici, così come testimoniato anche dal comunista ed ex-ardito del popolo Danilo Mannucci che, grazie anche all’impegno personale di Consani, viene scarcerato. Nell’agosto del 1924 viene pretestuosamente arrestato e detenuto alcune settimane a Roma, nel carcere di Regina Coeli, a seguito di una grossolana lettera di offese alla famiglia reale.

Il 27 novembre 1924 subisce un pestaggio da parte di una quindicina di fascisti presso un locale pubblico adiacente la Questura di Livorno. Nel marzo 1925 è di nuovo arrestato (e detenuto a Pisa sino a giugno, dopo essere stato prosciolto) per favoreggiamento nell’evasione dal carcere di Volterra, avvenuta nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1924, dei compagni Oscar Scarselli, Giuseppe Parenti e Giovanni Urbani, avendo fatto loro pervenire le lime usate per segare le sbarre. Nell’estate del 1925, secondo alcune fonti, avrebbe incontrato in una riunione segreta tenutasi a Livorno – assieme ad Ugo Mazzucchelli, Virgilio Recchi, due minatori di San Giovanni Valdarno e qualche altro compagno – l’anarchico Gino Lucetti in preparazione dell’attentato alla vita di Mussolini che egli avrebbe compiuto a Roma l’11 settembre 1926.

Nel giugno 1926 risulta essere in contatto con un gruppo anarchico di Milano – con recapiti presso Giuseppe Conti e Cesare Bagni – e viene intercettata una sua lettera in cui è espressa contrarietà all’invio di delegati anarchici in Russia ove la società «è incardinata su codici i quali per essere rispettati necessitano di baionette e di galere». Nello stesso periodo Consani mantiene collegamenti anche con l’anarchismo romano e, in particolare, con i noti Ettore Sottovia, Luigi Damiani e Malatesta. Dalla periodica relazione prefettizia, si trova conferma che «ha ripreso l’attività di propaganda» ed è impegnato nella diffusione e nella raccolta di sottoscrizioni a favore dei giornali anarchici «Il Conferenziere Libertario», «Vita», «Parole nostre» e, in particolare, «Fede!» al quale collabora anche con articoli (ad esempio, con un intervento critico sulla Russia sovietica, nel numero del 24 agosto 1926, a cui segue un'irritata replica su «L'Unità»).

Già sottoposto alla misura dell’ammonizione, nel novembre 1926 è tra i primi livornesi, assieme all’anarchico Virgilio Antonelli, ad essere condannato a 5 anni di confino quale «elemento pericoloso per l'ordine nazionale dello Stato» svolgendo «attività contraria al regime, in relazione con l’anarchico Errico Malatesta». Giunto a Lipari il 18 dicembre 1926, nel marzo 1927 viene liberato in via condizionale, in quanto ammalato gravemente di tubercolosi, contratta durante il servizio militare, e torna a Livorno dove è di nuovo sottoposto ad ammonizione. Nel 1931, secondo le autorità di polizia Consani, nonostante le «condizioni di salute molto precarie» organizza e coordina assieme a Ugo Cagliata l’attività clandestina di tre gruppi anarchici rionali a Barriera Garibaldi, San Marco e Venezia.

Nel marzo 1933, è tra gli antifascisti, anarchici e comunisti, indagati per gli attentati esplosivi contro il comando della Milizia e due sedi del dopolavoro fascista a S. Marco e Antignano, seguiti ai funerali antifascisti del comunista Mario Camici deceduto in conseguenza della sua detenzione. Nel 1934, su delazione dell’informatore Giuseppe Guelfi, la polizia ritiene che a Livorno si sia costituito un Comitato nazionale di agitazione anarchica facente capo a Consani ed esegue, vanamente, 23 perquisizioni presso le abitazioni di altrettanti sovversivi.

Nel 1937, dall’abitazione in via Don Basco 27, Consani si trasferisce nella frazione d'Ardenza, in via O. Franchini 17, dove vi è ancora un’attiva presenza anarchica. Due anni dopo, un “confidente” rassicura gli organi di polizia che «gli anarchici di Livorno fanno pietà» e Consani risulta gravemente ammalato. In realtà, la rete clandestina anarchica, con epicentro proprio ad Ardenza, non è debellata e, nonostante lo stato di salute sempre più compromesso, Consani resta strettamente vigilato, tra un ricovero in sanatorio e l’altro. Nel 1938, Consani è oggetto di una grave diffamazione ad opera del Partito comunista che, nel n. 2 de «l’Unità», lo accusa infondatamente di essere una spia forse confondendolo con tale Alessandro Consani (da tempo “fiduciario” degli apparati di polizia).

Dopo la liberazione, nel 1945 firma con Amedeo Boschi un telegramma a favore del rimpatrio dalla Tunisia di Luigi Damiani, già direttore di «Fede!», e nel settembre partecipa a Carrara al congresso fondativo della FAI, come portavoce assieme a Boschi del gruppo “Cittadini del Mondo” di Ardenza. Nello stesso periodo collabora al giornale anticlericale e antireligioso «Il Corvo», edito a Livorno. Nel 1946, la Questura livornese lo segnala ancora come «anarchico convinto» e non cessa di vigilarlo, aggiornandone il fascicolo del Casellario politico centrale, sino alla fine.

Nel 1950, durante la degenza nel sanatorio “Villa Corridi” (già “Umberto I”) d'Ardenza, anima un consistente gruppo di compagni anch'essi ricoverati che inviano numerose sottoscrizioni per «Umanità Nova». In occasione di una di queste sottoscrizioni collettive, sul giornale del 21 maggio 1950, si rende nota la posizione critica di nove compagni degenti nei confronti dei «novelli revisionisti», con riferimento alla tendenza che avrebbe dato vita ai Gruppi anarchici d'azione proletaria (GAAP).

Muore a Livorno, roso dalla malattia, il 28 novembre 1953 e «Umanità Nova» gli dedica due sentiti necrologi, uno dei quali firmato dai compagni del gruppo ardenzino che ne ricordano «la coerenza, la costanza e la dedizione», quando «la prigione era l’unico onore che percepiva per il suo intervento nei conflitti tra capitale e lavoro». (M. Rossi)

Luoghi di attività

Luogo
Livorno

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Ivi, Ministero dell’Interno, DPGS, Affari Riservati, CPC 1944-1967, ad nomen; Ricordando Augusto Consani [Necrologio], «Umanità nova», 3 gennaio 1954.

Bibliografia: T. Abse, ‘Sovversivi’ e fascisti a Livorno (1918-1922). La lotta politica e sociale in una città industriale della Toscana, Livorno, Quaderni della Labronica, 1990; N. Badaloni, F. Pieroni Bortolotti, Movimento operaio e lotta politica a Livorno 1900-1926, Roma, Editori Riuniti, 1977; G. Cerrito, Gli anarchici nella Resistenza apuana, Lucca, Pacini, 1984; R. Lucetti, Gino Lucetti. L’attentato contro il duce, Carrara, Tipolitografica, 2000; R. Marchi, Società civile e cronache fasciste. Il 1919, Livorno, Quaderni della Labronica, 1973; M. Rossi, Livorno ribelle e sovversiva. Arditi del popolo contro il fascismo 1921-1922, Pisa, Bfs, 2013; G. Sacchetti, Sovversivi in Toscana (1900-1919), Todi, Altre Edizioni, 1983; G. Sacchetti, Sovversivi agli atti. Gli anarchici nelle carte del Ministero dell’Interno, Ragusa, La Fiaccola, 2002; A. Pagliaro, M. Capecchi, F. Poggi, La Banda dello Zoppo. Storie di resistenza armata al fascismo, Cosenza, Coessenza, 2016; M. Rossi, Augusto Consani. Il sindacalista ricercato, «Lotta di classe», n. 128, apr. 2013; M. Rossi, L’altra camera del lavoro Livorno 1920-1922 – L’azione dell’USI e Augusto Consani, sindacalista di classe, Volterra, Gruppo editoriale USI-CIT, 2020.

 

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