ASTOLFI, Amleto
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- ASTOLFI, Amleto
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Milano
- Data di nascita
- 16/02/1903
Attività e/o professione
- Qualifica
- Meccanico
- Qualifica
- Verniciatore
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a Milano il 16 febbraio del 1903 da Ernesto e Tecla Rossi, meccanico e verniciatore. Di origini modeste e famiglia numerosa, compie gli studi elementari e si avvicina molto giovane agli ambienti libertari, in specie all’individualismo, probabilmente influenzato dal compagno della sorella Angelica, Giuseppe Nardi, e dal suo datore di lavoro, Angelo Damonti. Nel marzo del 1921 partecipa a una delle azioni contemporaneamente alle quali ha luogo la strage del teatro Diana. In questa occasione, ritenuto colpevole di aver provocato un’esplosione al Parco Sempione di Milano, nelle vicinanze di una centrale elettrica, viene condannato con sentenza del 1° giugno 1922 a 15 anni di carcere per “associazione a delinquere, mancato omicidio ed esplosione di bombe” e viene recluso nel carcere di Alessandria dove sconta quasi dieci anni di pena. Rilasciato nel febbraio del 1931, recatosi a Milano e non riuscendo a procurarsi un lavoro, decide l’espatrio clandestino che, attraverso il confine italo-svizzero di Como, lo porta fino in Francia, a Drency, dalla sorella Angelica, e poi a Fontanay presso Angelo Damonti. Nel 1935 A. è espulso da questo paese probabilmente per motivi politici ma vi rimane celato sotto il falso nome di “Amleto Franzini” stabilendosi a Brest presso Ulisse Merli (a sua volta conosciuto come “Carlo Franzini”). Nel giugno del 1939 A. è fermato senza documenti, arrestato e condannato a un mese di reclusione che, scoperta in seguito la sua reale identità, si tramuta in una permanenza di tre anni presso il campo di concentramento di Vernet-d’Ariège. Nel periodo francese A. vive del mestiere di verniciatore e, sebbene le carte di polizia, pur continuando a considerarlo un “sovversivo pericoloso capace di atti terroristici”, non ne segnalino una particolare attività politica, si mantiene in contatto con i compagni italiani (C. Berneri, U. Tommasini) e partecipa attivamente alle riunioni dei fuoriusciti lì risiedenti. Si mantiene particolarmente attivo nel locale Comitato anarchico pro vittime politiche (Mantovani, p. 596) e nel novembre del 1933 partecipi a Puteaux al convegno costitutivo della Federazione anarchica dei profughi italiani e della pubblicazione «Lotte sociali». Alla fine del 1934, inoltre, dirige i due numeri del periodico «Nella mischia». Rimpatriato nel dicembre del 1941, è assegnato per cinque anni al confino a Ventotene e nel maggio del 1942 è segnalato come trasferito alla colonia agricola della Gorgona. Dopo la Liberazione collabora con «Il Comunista libertario», diretto da Mario Mantovani, prima di allontanarsi definitivamente dal movimento anarchico. S’ignorano data e luogo di morte. (M. Granata)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Bibliografia: V. Mantovani, Marzurka blu.La strage del Diana, Milano, 1979, ad indicem.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181