BRAGA, Giulio
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- BRAGA, Giulio
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Ferrara
- Data di nascita
- 25/08/1868
- Luogo di morte
- Prato
- Data di morte
- 09/02/1925
Attività e/o professione
- Qualifica
- Falegname
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a Ferrara il 25 agosto 1868 da Annetta Braga e padre ignoto, falegname. Abbandonato dalla madre non ancora adolescente, è ospitato a Torino da una famiglia di conoscenti e poi condotto a Firenze da un operaio che gli fa da padre. Nella città toscana B. inizia l’attività politica costituendo un gruppo anarchico nel rione di San Niccolò. Nel marzo 1892 si trasferisce a Prato, dove, forte delle letture fatte e dell’esperienza acquisita, svolge un’intensa propaganda e collabora alla «Tribuna dell’operaio», un settimanale di indirizzo socialista-anarchico di cui è direttore Giovanni Domanico. Ricopre anche la carica di cassiere provvisorio del Fascio operaio costituitosi poco dopo la conclusione del congresso di Genova. Nel 1893 si sposa con Pia Casini, da cui ha due maschi e quattro femmine. Ritenuto la personalità di maggior spicco del movimento anarchico pratese ed “un individuo assai pericoloso all’ordine ed alla tranquillità pubblica”, viene inviato nel 1894 al domicilio coatto, prima alle Tremiti, dove è coinvolto nella sollevazione contro quel regime carcerario, poi a Favignana, infine a Ustica. Tornato a Prato il 21 novembre 1896, riprende subito l’impegno politico, tenendo numerose conferenze, scrivendo un lungo racconto sulla sua esperienza alle Tremiti per un numero unico pubblicato dal Comitato pratese per l’abolizione del domicilio coatto e dando il suo contributo alla costituzione della CdL (4 luglio 1897), di cui è il primo segretario. Ricercato dalla polizia e costretto a riparare in Francia dopo i tumulti del maggio 1898, rientra in città l’anno successivo. Dopo l’uccisione di Umberto i (29 luglio 1900), è tratto in arresto, insieme con altri compagni, perché sospettato di essere in relazione con Gaetano Bresci: in agosto, tuttavia, è di nuovo in libertà, nulla essendo emerso a suo carico. Nei primi anni del secolo B. continua la sua opera di propaganda e di proselitismo sia attraverso l’attività giornalistica (è corrispondente del giornale anarchico fiorentino «Il Risveglio», che ha l’incarico di diffondere a Prato) sia attraverso quella di conferenziere, particolarmente brillante ed efficace: nel 1903 la polizia lo considera “il capo della setta anarchica di Prato”. Rappresentante della sezione falegnami della CdL al ii congresso dei lavoranti in legno (Milano, set. 1903), egli assume l’anno successivo la direzione de «Il Fascio operaio», un nuovo settimanale socialista-anarchico che si pubblica a Prato. Il 7 giugno 1906, in quanto direttore di tale giornale, viene condannato dalla corte d’assise di Firenze a tre mesi e dieci giorni di detenzione “per i reati di vilipendio all’Esercito, eccitamento alla disobbedienza delle Leggi e dei doveri del giuramento e della disciplina”, in seguito alla pubblicazione, nel numero del 29 novembre 1905, di un articolo intitolato Se fossi mamma. «Il Fascio operaio» chiude nel 1907. L’anno dopo B. aderisce al PSI. Alle elezioni amministrative parziali del 28 giugno 1908 è candidato al consiglio comunale in una lista formata da repubblicani e da socialisti. Negli anni successivi il suo impegno politico e sindacale lo porta ad essere segretario della CdL di Empoli, assessore nella prima giunta rossa di Prato, guidata da Ferdinando Targetti (1912-1914), direttore de «La Sveglia», organo della Confederazione italiana fra i lavoratori dell’Arte Bianca, segretario propagandista e poi segretario generale dell’Arte Bianca stessa, membro del consiglio direttivo della cgdl, di nuovo assessore a Prato dopo le amministrative del 31 ottobre 1920, quando i socialisti riconquistano il comune e Giocondo Papi diviene sindaco. Protagonista di tante battaglie per l’emancipazione del proletariato, è uno dei primi bersagli dei fascisti locali, che, nella notte fra il 24 ed il 25 giugno 1921, lo aggrediscono nella sua abitazione, e, sotto gli occhi della moglie e delle figlie terrorizzate, lo trascinano in strada percuotendolo selvaggiamente. Bandito dalla città nel 1922, B. vi fa ritorno due anni dopo, ma le sue condizioni di salute, compromesse dall’aggressione subita, si aggravano progressivamente e la morte lo coglie a Prato il 9 febbraio 1925. (A. Affortunati)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio Comunale di Prato, Carte Braga; ivi, Carte Bellandi.
Bibliografia: Scritti di B.: Impressioni e ricordi del domicilio coatto, «Per la libertà», numero unico, 19 set. 1897; Pro organizzazione degli operai edili della Toscana, Firenze 1911; Vademecum per gli operai dell’Arte Bianca d’Italia, Firenze 1912; Sul contratto di lavoro in rapporto alle esigenze della vita operaia, del progresso dell’industria e dell’economia nazionale nell’industria del pane, Roma 1922. Scritti su B.: C. Caponi, Gli albori del movimento operaio a Prato: la figura di Giulio Braga, «Prato storia e arte», n. 47, 1976; A. Affortunati, Sotto la rossa bandiera. Profili di dirigenti del movimento operaio pratese, Prato 1996, pp. 1-18; V. Bartoloni, I fatti delle Tremiti. Una rivolta di coatti anarchici nell’Italia umbertina, Foggia 1996, ad indicem.
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