ARATARI, Domenico

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
ARATARI, Domenico

Date di esistenza

Luogo di nascita
Andria
Data di nascita
31/08/1890

Attività e/o professione

Qualifica
Sarto

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce ad Andria (BA) il 31 agosto 1890 da Pasquale e Giulia Falcone, sarto. Nel 1912 si stabilisce a Napoli, dove è vigilato per le sue idee anarchiche, e il 5 marzo 1913 emigra in Argentina. Torna in Italia dopo circa una anno di residenza a Buenos Aires e nel giugno del 1914, durante i moti della Settimana rossa, finisce in carcere con Cacozza e Melchionna per insurrezione contro i poteri dello Stato. Esce per amnistia ai primi del 1915 e ad agosto del 1916 si stabilisce a Firenze, accompagnato da rapporti di polizia che lo dipingono come “individuo misterioso” e capace di spionaggio. Nella città toscana è colpito dalla tubercolosi che lo costringe in ospedale fino al gennaio del 1917, ma frequenta il Fascio Operaio Rivoluzionario e diventa segretario della locale Unione Anarchica, collaborando con «L’Avvenire anarchico» di Pisa e l’organo dell’USI «Guerra di classe». Il 17 aprile partecipa a una riunione in cui si decide di prepararsi ad insorgere “non appena scoppierà la rivoluzione in Germania”. Il 3 giugno prende parte a Firenze al Consiglio Generale dell’usi e, un mese dopo, trovato in possesso di stampa clandestina e lettere di A. Borghi, viene arrestato. A settembre, tornato libero, propone di dar vita a Firenze a una nuova cdl della quale diventa poi efficace organizzatore, costituendo anche una lega delle sarte. A gennaio del 1919, a nome dell’Unione Anarchica Fiorentina, si fa promotore di un congresso nazionale, che si riunisce a Firenze dal 12 al 14 aprile e lo chiama a far parte del CdC dell’UAI. Di lì a poco, il 20 ottobre 1920, dopo gli arresti che colpiscono anarchici e dirigenti dell’USI, organizza un convegno in cui si scontra con Serrati che esita a condannare gli arresti. Il 16 gennaio 1921, a Pisa, al convegno regionale anarchico, propone di eleggere un comitato di agitazione per la Toscana, che si adoperi per rendere il clima incandescente e giungere all’insurrezione, ma trova scarsi consensi. È appena diventato gerente responsabile de «Il Grido della rivolta» quando a Firenze, il 27 febbraio, un attentato contro un corteo nazionalista provoca un morto e numerosi feriti, scatenando la reazione delle forze dell’ordine e dei fascisti. In quei giorni A. è fra i libertari che più si danno da fare per organizzare la resistenza popolare ed è colpito da un mandato di cattura per complicità in “omicidio e mancato omicidio”, per fuggire al quale ripara in Svizzera. Il 3 luglio 1922 è condannato all’ergastolo in quanto ritenuto uno dei capi della sommossa. Passato in Francia, assume l’identità di un compagno – Adario Moscallegra – poi emigra in Argentina, dove si fa subito notare per le idee libertarie.Trasferitosi a Montevideo, in Uruguay, l’11 maggio 1929 invia per il gruppo locale una relazione al congresso che riunisce a Buenos Aires anarchici provenienti da dieci paesi e dà vita a una organizzazione continentale dei lavoratori americani che si contrappone al fronte unitario sindacale sorto a Montevideo ad opera dei comunisti. Nel giugno successivo dirige «La Protesta» con Carlo Fontana, usando spesso lo pseudonimo di “Libero Liberi”. Di lì a poco fonda il gruppo “Volontà”, contribuisce alla nascita del giornale «Azione proletaria» e fa da tramite tra anarchici argentini e uruguaiani. In contatto con Aldo Aguzzi, autorevole leader degli anarchici italiani di Buenos Aires, riceve la corrispondenza destinata a L. Fabbri e svolge un lavoro di denuncia del fascismo, che attira l’attenzione preoccupata della polizia uruguaiana che lo considera uno dei punti di riferimento del movimento anarchico italiano in America Latina, sebbene agisca prevalentemente in Argentina, dove è conosciuto e schedato come anarchico pericoloso. Gli va bene per alcuni anni, poi, nel 1931, un arresto improvviso e i primi sospetti sulla sua reale identità. L’incidente, tuttavia, non ha conseguenze rilevanti, tant’è che nel 1932 utilizza ancora il nome di Moscallegra per iscriversi al gruppo anarchico “Sorgiamo” che opera a Montevideo. A novembre del 1933 è nuovamente arrestato, stavolta perché sorpreso in casa con noti sovversivi argentini e italiani. Tornato libero quasi subito, continua nella sua attività politica, sebbene i dubbi sui suoi documenti si facciano sempre più fondati, ed è solo nell’aprile del 1937 che la polizia uruguaiana e quella italiana hanno la certezza della sua vera identità. Pochi mesi dopo però sembra sparire nel nulla. S’ignorano data e luogo di morte. (G. Aragno)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen. Archivio di Stato Napoli, Sez. Giustizia, Corte di appello, sentenza 864/914 del 12 feb. 1915; Questura, Polizia Amministrativa e Giudiziaria, b. 390, f. Melchionna Carlo.
 
Bibliografia: L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal Biennio Rosso alla Guerra di Spagna, 1919-1939, Pisa, 1999, ad indicem

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Collezione

Persona

città