ANTONINI, Ottavio
Tipologia Persona
- Fabio (pseudonimo)
Intestazione di autorità
- Intestazione
- ANTONINI, Ottavio
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Empoli
- Data di nascita
- 15/10/1892
- Luogo di morte
- Empoli
- Data di morte
- 08/1973
Attività e/o professione
- Qualifica
- Falegname
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a Empoli (FI) il 15 ottobre 1892 da Vittorio Giuseppe e Anita Macii, falegname, detto “Fabio”. Richiamato in guerra viene ferito, catturato e rinchiuso in un campo di concentramento in Austria. Tornato a casa, partecipa alle agitazioni operaie del Biennio rosso. Membro del Comitato di Difesa di Empoli durante l’insurrezione nel fiorentino contro i fascisti, è arrestato, per sua fortuna, la mattina del 1° marzo ’21 e non può essere condannato per i sanguinosi “fatti di Empoli” che iniziano nel pomeriggio. Passata la bufera è attivo assieme ai molti compagni della zona: nel settembre del ’26 sono in 56 a inviare una colletta al periodico libertario «Fede!» e così in novembre, A. ha due anni di ammonizione. Eppure, forse perché di carattere calmo, riservato e buon lavoratore, il suo ruolo viene a lungo sottovalutato dalla polizia: A. e gli altri anarchici del posto si sono organizzati e sono in contatto con i compagni del litorale e con l’ex sindacalista ora comunista, Antonio Negro di Limite sull’Arno. Nell’aprile del ’30 A., insieme a Settimio Lazzaretti e Oreste Masi, ha un incontro clandestino con alcuni militanti comunisti fi-nalizzato a mettere a punto una collaborazione più vasta soprattutto nell’aiuto ai detenuti. La polizia ne è informata a cose fatte ma non ha le prove; il 29 aprile arresta comunque A. Nella notte del 16 maggio una bomba esplode nel giardino della locale caserma dei Carabinieri e dell’attentato è accusata la figlia di A., Bruna. La ragazzina (è nata il 13 feb. 1914) però, come osserva la polizia, è “ardita e disinvolta, vissuta in un ambiente di anarchici” e nonostante sia rimasta sola – le hanno arrestato tutti i familiari, zii compresi – tiene duro resistendo per nove mesi in carcere, finché è assolta per insufficienza di prove. Anche se autore della bomba ri-sulta poi un elemento della Milizia, che avrebbe agito per rancori personali, Bruna è strettamente sorvegliata fino all’ottobre 1942. Nel frattempo A. è inviato a Lipari per tre anni, ma il 19 ottobre ’31, il confino gli viene commutato in ammonizione in considerazione del disastroso stato in cui ha lasciato la famiglia: la moglie Amelia Marzi, gravemente ammalata e con tre figli minori a parte Bruna, è l’unica a lavorare. Nel 1937 ricominciano i guai: in primavera è arrestato a Pisa un emissario del pcdi che, tra i diversi nomi di comunisti empolesi inserisce anche quello di A. Questi viene arrestato una prima volta il 26 maggio e poi il 24 giugno e questa volta deferito al Tribunale speciale che lo condanna, assieme a 10 comunisti, a cinque anni di galera, di cui due condonati. Esce dal carcere di Castelfranco Emi-liano nel marzo del ’40 ed è ricondotto a Empoli in libertà vigilata. Dopo l’8 settembre ripara con la famiglia a Limite e sfugge a una sanguinosa retata nazifascista. Passato il fronte, vive tra i riorganizzatori del movimento anarchico locale. Muore a Empoli nell’agosto 1973. (L. Di Lembo)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, ps., k1b, Partito comunista, Firenze 1930-31, b. 39; Tribunale Speciale, Sentenze 1938; Testimonianza di B. Antonini a A. Verni 30 gen. 1981, Istituto storico della Resistenza della Toscana.
Bibliografia: L. Guerrini, Il movimento operaio e socialista nell’empolese 1861-1946, Roma 1970; I Compagni di Firenze, memorie di lotta antifascista (1922-1943) Firenze 1979; L. Di Lembo, Il movimento anarchico a Firenze (1922-1930), «Città e Regione» dic. 1980; Antifascismo e antifascisti nell’empolese, a cura di R. Cirri, Firenze, 1992, ad indicem.
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