​ANTONELLI, Virgilio Egisto Antonio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​ANTONELLI, Virgilio Egisto Antonio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Livorno
Data di nascita
03/11/1904
Luogo di morte
Livorno
Data di morte
23/07/1982

Attività e/o professione

Qualifica
Navicellaio
Qualifica
Facchino portuale

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Livorno il 3 novembre 1904 da Iginio e Iole Del Chicca, è il terzo figlio di una numerosissima famiglia fortemente legata alla storia dell’anarchismo livornese; infatti su impulso di Virgilio sia il padre (1882-1963), calzolaio, pure lui sovversivo schedato fin dal 1907, che alcuni fratelli (in particolare Egisto, Remo e, per un certo periodo, Romolo) svolgeranno in seguito attività militante nell’ambito dell’anarchismo organizzato. Lavorando come navicellaio e poi come facchino portuale, si avvicina ancora assai giovane agli ambienti anarchici nel Primo dopoguerra entrando a far parte del gruppo anarchico “Falange Ribelle”, aderente alla uai, presso cui assume, secondo le informazioni poliziesche, l’incarico di cassiere e proprio per queste scelte è presto ritenuto dall’ordine costituito “delinquente precoce e pessimo elemento anche dal lato morale [è] anarchico pericoloso”. Data la sua giovane età per i suoi compagni è “il Bimbo”. Ancora giovane si distingue nella diffusione della stampa anarchica («Il Seme», «Sempre avanti», «L’Avvenire anarchico», «Il Libertario», «Umanità nova») e inizia anche a collaborarvi. Negli anni precedenti l’avvento del fascismo, oltre a impegnarsi nelle lotte operaie, è protagonista degli scontri che oppongono gli antifascisti allo squadrismo e alle forze dell’ordine, subendone più volte le conseguenze; in particolare, nel marzo 1921 è arrestato assieme ad altri sovversivi per l’uccisione, durante una sparatoria, di un fascista, e con tale imputazione è detenuto presso il carcere dei Domenicani fino alla fine del giugno seguente quando viene scagionato; nel dicembre 1922 è invece condannato a due mesi di carcere e al pagamento di una multa per mancate lesioni a un fascista. Più volte minacciato e aggredito dagli squadristi, è costretto – come ricorda il fratello Egisto – a girare con due pistole in tasca per l’autodifesa. Pretestuosamente denunciato dal padrone, nel 1924 subisce una condanna a tre mesi per furto qualificato. Chiamato per svolgere il servizio militare nel 1925, sceglie l’insubordinazione, non accettando neppure di prestare il giuramento previsto. Nel 1926, con l’affermarsi del regime fascista, è tra i primi oppositori livornesi inviati al confino politico (quattro anni) in quanto considerato “uno dei peggiori anarchici di questa città, di carattere violento, di precedenti penali pessimi”. Dopo aver trascorso due anni alle Tremiti e a Lipari, è amnistiato, ma sottoposto ad ammonizione dal 1927 al 1928 e quindi ripetutamente fermato e perquisito, dal 1930 risulta iscritto nell’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze. Nel 1931, considerato che per le autorità rimane “uno dei più pericolosi sovversivi di questa città, già confinato e ammonito, è sempre stato ed un nemico acerrimo del regime”, subisce una seconda condanna a cinque anni di confino che sconta a Lipari, Ventotene e Ponza; in tale periodo subisce altre tre condanne per ulteriori 26 mesi complessivi di carcere. Nel 1936 il confino è commutato in ammonizione, ma dopo appena un mese trascorso a Livorno, A. è nuovamente imprigionato per vari residui di pena poi scontati a Ponza, Napoli e Livorno. Nel 1939, all’inizio della guerra, è arrestato preventivamente e dal giugno 1940 al marzo 1941 è internato nel campo di concentramento di Manfredonia. Rientrato a Livorno, seppure strettamente sorvegliato, A. riprende i contatti con gli ambienti anarchici e le forze antifasciste e l’8 settembre 1943, assieme a due comunisti e un repubblicano, è tra i pochi che approfittano dell’abbandono delle strutture militari per procurarsi delle armi che, il giorno seguente, sono utilizzate all’Ardenza per attaccare unità tedesche. All’interno del primo comitato clandestino di liberazione, A. assume l’incarico di responsabile per l’organizzazione militare e rappresenta assieme ad Augusto Guarducci, Giovanni Biagini, Corrado Faiano e Manlio Cini, la componente definita come comunista-libertaria. Nell’ambito della resistenza armata, A. organizza, dirige e prende parte a diverse azioni, tra cui quella in cui assieme all’anarchico Armando Bientinesi trae in salvo un pilota australiano ustionato, e quella durante la quale riesce rocambolescamente a liberare, assieme all’anarchico Giovanni Biagini e ai fratelli Romolo ed Egisto, 32 ostaggi rastrellati dalle truppe tedesche, tra cui vi erano anche gli anarchici Arrigo Catani e Mario Batini. Riguardo la sua partecipazione alla lotta partigiana questa è stata anche ufficialmente riconosciuta dal Ministero della Difesa con dichiarazione di partecipazione alla Formazione Partigiani nel Comitato Interprovinciale di Pisa e Livorno; dall’anpi, con dichiarazione di qualifica di Partigiano Combattente – Vice Comandante di Brigata; dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con riconoscimento della qualifica di Tenente Partigiano Combattente. Nel settembre 1945, A. partecipa come rappresentante del Gruppo Sindacale Libertario di Livorno al Congresso di Carrara che vede la costituzione della fai, nel cui ambito svolgerà continua e intensa attività sia all’interno del Comitato nazionale di Difesa Sindacale, nonché assumendo nel 1965 l’importante incarico della cdc prima della Federazione Anarchica Toscana e poi della fai. A Livorno, nel dopoguerra, è riconosciuto e stimato rappresentante dei lavoratori portuali all’interno del Comitato di gestione che si fa carico della ricostruzione e della ripresa delle attività portuali, ma al momento dell’istituzione della Compagnia Lavoratori Portuali tale suo ruolo viene bloccato per motivi politici dai vertici del pci. Su «Umanità nova», scrive numerosi articoli sui problemi dei lavoratori portuali, denunciando il progetto di costruire una base militare usa all’interno dello scalo labronico. Nell’ambito della Federazione Anarchica Livornese, è tra i principali animatori dell’attività di propaganda contro il regime franchista, facendo sì che ogni settimana sulle navi dirette in Spagna in partenza dal porto di Livorno viaggiasse clandestinamente anche la stampa anarcosindacalista edita dalla cnt in esilio in Francia; inoltre s’impegna nella realizzazione del Campeggio internazionale anarchico di Cecina e della Colonia M.L. Berneri a Ronchi di Massa. Da parte loro le Autorità continuano a sorvegliarlo anche in tempi di democrazia, com’è dimostrato dalla corrispondenza intercorsa tra il Ministero dell’Interno e la Prefettura di Livorno nell’agosto 1947, tutt’ora presente nel suo fascicolo del cpc. La sua militanza è comunque a tutto campo, sul versante sia sindacale che politico, ma anche in ambito culturale con la pubblicazione di «Raccolte libertarie» periodico ciclostilato degli anni Cinquanta che, tra l’altro, fa conoscere gli scritti inediti in Italia di Volin sulla Rivoluzione Russa. Nel dicembre 1969, subisce una perquisizione nel corso della campagna antianarchica seguita alla Strage di Stato. Ritiratosi in seguito dalla militanza politica attiva per motivi di età e di salute, mantiene la sua partecipazione alla vita della fai, di «Umanità nova» e delle iniziative di solidarietà nei confronti delle vittime politiche, sino alla morte avvenuta, dopo lunga malattia, il 23 luglio 1982; i suoi partecipati funerali anarchici attraversano il quartiere popolare di Sorgenti. (M. Rossi)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Centro di Documentazione sull’antifascismo di Livorno, f. ad nomen; Cariddi, Virgilio Antonelli, «L’Internazionale», set. 1982; Virgilio Antonelli, «Umanità nova», 26 set. 1982.

Bibliografia: A. Dal Pont-S. Carolini, L’Italia al confino, Milano, 1983, ad indicem; A. Melosi, Resistenza, dopoguerra e ricostruzione a Livorno 1944-48, Livorno 1984; M. Rossi, “Avanti siam ribelli …”, Pisa 1985; C. Ciano, La Torre del Castellaccio, Livorno 1990; Memorie dell’antifascismo livornese, Livorno 1993; A. Grillo, Livorno: una rivolta tra mito e memoria. 14 luglio 1948 lo sciopero generale per l’attentato a Togliatti, Pisa 1994; G. Benifei, Per la libertà, Livorno 1996. 

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