BOSCHI, Adolfo

Tipologia Persona
Amedeo (nome significativo)

Intestazione di autorità

Intestazione
BOSCHI, Adolfo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Ardenza
Data di nascita
05/12/1871
Luogo di morte
Ardenza
Data di morte
01/02/1956

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Ardenza (LI) il 15 dicembre 1871 da Giuseppe e Maria Mazzini, detto “Amedeo”. A 16 anni ascolta P. Gori nel paese natale e, conquistato dalle sue parole, abbandona gli studi tecnici, per dedicarsi “a tutt’uomo” alla propaganda anarchica. Di famiglia benestante, aiuta i compagni più bisognosi e si accolla le spese delle iniziative libertarie. In contatto con Gori, Eugenio Pellaco, E. Malatesta e F.S. Merlino, diffonde la stampa del movimento e organizza all’Ardenza molte conferenze di Gori, Molinari, Domanico e Pellaco. Il 1° maggio 1890 partecipa ai disordini, scoppiati a Livorno, e qualche mese più tardi viene accusato di un immaginario attentato dinamitardo al teatro Duca di Genova di La Spezia. Il rinvenimento, fra le carte di un barbiere spezzino, di una lettera di presentazione per un anarchico livornese, in partenza per La Spezia, sottoscritta da B. e da altri sette compagni di fede, viene utilizzato per imbastire una montatura poliziesca e sfruttato, in modo “implacabile”, dal giudice istruttore per accusare i firmatari di “associazione a delinquere” e farli deferire in giudizio. Il processo, che ha luogo a Genova, si conclude l’8 ottobre 1890, con numerose condanne, fra cui quella di B., al quale vengono inflitti 10 mesi di carcere e un anno di sorveglianza speciale. Rilasciato l’8 dicembre 1892 e sottoposto a vigilanza per 12 mesi, B. partecipa alle proteste contro la repressione dei moti lunigiani e dei fasci siciliani e il 2 settembre 1894 viene arrestato, insieme ad Aristide Colli, Luigi Bagnoli, Cellino Celli, Giuseppe Chiapponi, Gino Plaisant e altri anarchici ardenzini, e assegnato al domicilio coatto per quattro anni. Deportato a Ischia il 2 ottobre 1894, passa a Tremiti, Pantelleria e Lipari e sperimenta i soprusi dei sorveglianti e le brutture delle “prigioni di transito” e delle isole. Tornato a Livorno il 9 novembre 1896, è rinviato al confino il 14 febbraio 1897 e tradotto a Lampedusa. Prosciolto nell’aprile 1897, rientra a Livorno, dove è vittima di un’altra montatura poliziesca perché si mantiene “sempre caldo fautore della setta anarchica”, e il 12 luglio 1897 viene arrestato, insieme ad altri quattro anarchici, dopo l’uccisione di due persone anziane in Borgo Cappuccini, da parte di due giovani estranei all’impegno politico. Malgrado la difesa di P. Gori e di Giuseppe Emanuele Modigliani, il 29 settembre 1897 è condannato a un anno di carcere e uno di sorveglianza speciale. Rinchiuso nella prigione di S. Giorgio di Lucca, viene assolto in appello per “non provata reità” e rimesso in libertà. Il 4 maggio 1898 è ancora una volta arrestato, dopo la proclamazione dello stato d’assedio, e rimandato a Lampedusa, dove condivide per qualche tempo l’alloggio con E. Malatesta. Trasferito a Favignana, viene prosciolto il 14 dicembre 1899 e rilasciato. Schedato il 15 settembre 1900 dalla Prefettura labronica, che ne segnala il contegno sprezzante verso le autorità, B. diffonde nel 1901 il giornale anarchico «La Tribuna libera», pubblicato a Alessandria d’Egitto, e frequenta Gori e Virgilio Mazzoni. Il 30 gennaio 1905 presiede, all’Ardenza, il comizio “Pro Russia ribelle” e nel settembre 1911 segue a Roma i lavori del Congresso anarchico italiano, prendendo anche parte alle onoranze a Carlo Pisacane. Nel 1912 augura telegraficamente a Maria Rygier di tornare presto in libertà e nel 1913 fonda il Circolo anarchico di Ardenza. Dal 4 al 6 ottobre 1913 ospita Malatesta nella sua casa e il 12 ottobre assiste alla commemorazione di Ferrer a Pisa. In seguito aderisce al Sottocomitato livornese per la liberazione di Augusto Masetti e nel 1914 invita A. Borghi a parlare delle condizioni degli operai e organizza un comizio della Rygier, che viene sciolto per apologia di reato. Nel giugno 1914 prende parte alle proteste della Settimana rossa e in novembre tiene alcune conferenze private nella sede del locale Circolo libertario “Studi sociali” sui temi del Delitto e del Libero amore. Il 24 gennaio 1915 interviene al convegno pisano contro la guerra e in aprile dà alle stampe l’opuscolo: Ai traditori dell’Internazionale, dove condanna gli interventisti. Denunciato per aver esposto, il 1° maggio 1915, una bandiera con la scritta: “Gruppo anarchico di Ardenza”, assiste al Congresso anarchico italiano, che ha luogo a Firenze dal 12 al 14 aprile 1919. L’anno seguente scrive qualche corrispondenza e raccoglie delle sottoscrizioni per il quotidiano «Umanità nova» di Roma, al quale invia, al principio del 1921, un articolo sulla fondazione del pcdi a cui ha assistito in veste di giornalista. Dopo l’ascesa al potere del fascismo, viene vigilato e il 5 agosto 1933 è fermato e sottoposto a perquisizione domiciliare, in relazione al rimpatrio clandestino di Vincenzo Capuana, l’anarchico spezzino arrestato mentre si recava a Roma per compiere un attentato. Radiato nel 1942 dall’elenco degli antifascisti schedati, in ragione dell’età avanzata, B. continua a essere incluso in quello dei sovversivi generici e a essere sorvegliato. Dopo la fine della guerra riprende il suo posto nel movimento libertario, fonda il Gruppo antireligioso “P. Gori”, pubblica il giornale anticlericale «Il Corvo» di Livorno e collabora al «Seme anarchico» di Torino. Muore all’Ardenza il 1° febbraio 1956. (C. Gregori, M. Lenzerini)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; «Don Corvo», Livorno, 13 ott. 1946; i.g. [Italo Garinei] Amedeo Boschi, «Seme anarchico», feb. 1956.

Bibliografia: scritti di B.: Ai traditori della Internazionale, Livorno 1915; Ricordi di Lipari, Livorno [194?]; Ricordi del domicilio coatto, Torino 1954; Ricordi. Eugenio Pellaco, «Seme anarchico», nov. 1955; 

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