BONOMETTI, Ettore Luigi
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- BONOMETTI, Ettore Luigi
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Brescia
- Data di nascita
- 22/11/1872
- Luogo di morte
- Brescia
- Data di morte
- 22/03/1961
Attività e/o professione
- Qualifica
- Calzolaio
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a Brescia il 22 novembre 1872 da Giovanni e Emilia Pasinetti, calzolaio. B. è considerato una delle figure più rappresentative dell’anarchismo bresciano tra Otto e Novecento. Nato da famiglia operaia, si avvicina alle idee libertarie giovanissimo, attorno alla fine degli anni Ottanta, attraverso il circolo locale “La Rivolta”. Già il primo periodo di attività, nel clima clerico-moderato o, per contro, zanardelliano, della politica cittadina, gli procura alcune condanne per reati che vanno dal “furto semplice”, all’“incitamento all’odio di classe”, alla propaganda sovversiva e antimonarchica, talvolta diffusa di fronte ai maggiori stabilimenti metallurgici della cerchia urbana. Tra il 1894 e il 1895 l’appoggio ai moti di Sicilia e di Lunigiana, unito a nuove iniziative di proselitismo, gli costano un nuovo arresto, nonché l’assegnazione per 18 mesi al domicilio coatto, da scontarsi alle isole Tremiti. Per evitare la pena B. espatria prima in Svizzera, poi in Germania, infine in Inghilterra. A Londra, nell’estate del 1896, partecipa in rappresentanza del circolo bresciano “La Comune” al congresso socialista internazionale. Dopo il rientro in Italia B. è attivo nel corso dei moti del 1898, che, avendo il loro epicentro a Milano, si diffondono anche a Brescia. Peraltro, il clima di repressione scatenato dagli stessi lo costringe ad un nuovo periodo d’esilio, destinato a concludersi solo all’inizio del nuovo secolo. La cacciata da Lugano e più in generale l’esperienza dell’esilio gli permettono comunque di consolidare contatti e relazioni con esponenti anarchici di primo piano, tra cui P. Gori ed E. Malatesta. Invece, a quanto pare, la fase delle lotte operaie che comprende in città la gestione sindacalista rivoluzionaria della CdL (1907-1909) e, a livello nazionale, la virata a sinistra del PSI, la nascita dell’USI (1912), quindi la rivolta di piazza del giugno 1914 e le vicende immediatamente prebelliche, non è accompagnata da un particolare attivismo da parte di B. Le fonti di polizia confermano l’assenza di ogni ravvedimento politico, la “pericolosità” potenziale dell’individuo, la cui azione peraltro, per alcuni anni, “non dà luogo a particolari rilievi”. Certamente influisce su questa situazione la scarsa consistenza a Brescia, almeno dopo il 1909, dei gruppi rivoluzionari operanti all’esterno del socialismo strettamente partitico o, in campo sindacale, in contrapposizione alla cgdl. Inoltre, forse, anche problemi personali e familiari, le difficoltà del rientro dall’esilio, una certa precarietà lavorativa (è prima disinfettatore presso l’ufficio d’igiene comunale, poi disoccupato, quindi tipografo, infine calzolaio) hanno il loro peso. Infatti, nel 1919, la tumultuosa rinascita delle organizzazioni operaie vede B. partecipare come calzolaio alla prima commissione esecutiva della CdL confederale, ricostituitasi in forma unitaria. L’esperimento non dura molto e nel corso dello stesso anno una scissione dà vita a una sezione bresciana dell’USI, poi operante fino al 1922, cui B. aderisce, abbonandosi anche al giornale «Guerra di classe». Per quando riguarda l’impegno extra-sindacale, nell’estate del 1920 partecipa al ii Congresso nazionale dell’uai a Bologna. Nel contempo, la bottega da lui aperta nel quartiere operaio di Campo Fiera, a ridosso del centro cittadino, diviene, nel quadro del Biennio rosso, una sorta di punto di riferimento per l’attività propagandistica anarchica, mantenendosi in seguito tale, nonostante le crescenti difficoltà, anche durante il ventennio di dittatura. Per ciò che concerne l’epoca fascista le carte di polizia testimoniano da parte di B. una costante volontà di favorire, quantomeno, il contatto tra le diverse individualità, o forme di organizzazione, ancora operanti in funzione antimussoliniana. Tale opera è accompagnata da una lunga serie di denunce, richiami, ammonizioni. Alla fine degli anni Venti le autorità locali lo assegnano al confino, anche se poi il provvedimento è sospeso a causa delle precarie condizioni di salute dell’interessato. Nel 1937 a intervenire è invece l’ovra, che arresta B. nel quadro delle indagini sul “fronte unico antifascista”, comprendente i comunisti. La condanna a due anni di confino viene nuovamente commutata in diffida. In seguito, nel settembre del 1944, l’appoggio all’attività resistenziale frutta al vecchio anarchico un nuovo arresto, ordinato dalle autorità repubblichine ed esteso a tutto il nucleo familiare. Esattamente un anno dopo, a liberazione avvenuta, B. è ancora tra i promotori, con un’altra cinquantina di militanti, della rinascita del Gruppo Anarchico Bresciano. Principale rappresentante della vecchia generazione libertaria, B. muore a Brescia per le conseguenze di un incidente stradale il 22 marzo del 1961. (R. Bernardi)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Fondazione “Luigi Micheletti” – Brescia , Fondo militanti, ad nomen.
Bibliografia: A. Fappani, Enciclopedia bresciana, Brescia s.d., ad nomen; Masini 2, ad indicem; G. Porta, Delitto di propaganda comunista. L’azione del PCd’I nel bresciano (1933-1934), «Studi Bresciani», 1982, n. 8-9, pp. 166-167; R. Bernardi, Sindacalismo rivoluzionario e movimento operaio a Brescia, Milano 1994, pp. 50, 60, 66 e 86; M. Zane, Anarchici di quartiere, «Rivista storica dell’anarchismo», gen.-giu. 1995, p. 34 e sgg.
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