BOLDRINI, Guglielmo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
BOLDRINI, Guglielmo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Siena
Data di nascita
06/03/1872
Data di morte
1932

Attività e/o professione

Qualifica
Pastaio
Qualifica
Rivenditore di giornali

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Siena il 6 marzo 1872 da Bernardino e Caterina De Ricco. Nonostante i suoi studi si siano fermati alle prime classi elementari si dimostrerà prolifico e precoce pubblicista. Esercita i mestieri prima di pastaio e quindi di rivenditore di giornali, ma è spesso disoccupato. Poco lusinghiere le informative di polizia sul suo conto, fin da ragazzo. “Riscuote pessima fama nell’opinione pubblica. È di carattere intraprendente, ardito, di istinti perversi. Non ha educazione, discreta intelligenza, poca cultura [...]. Non ama il lavoro, gli piace anzi l’ozio ed il gozzoviglio. Vive in famiglia dalla quale è mantenuto, e ricava i mezzi per alimentare i suoi vizi da azioni disoneste ed a carico dei suoi compagni anarchici dei quali è il caporione, vendendo loro giornali sovversivi, facendo sottoscrizioni ed altro, e tenendosi parte del denaro che incassa. Frequenta assiduamente anarchici e pregiudicati di ogni specie”. Fin dagli anni Novanta dell’Ottocento, è conosciuto in tutti gli ambienti del movimento a livello nazionale e internazionale. Riceve una mole enorme di pubblicazioni e opuscoli per la diffusione locale. A vent’anni subisce la sua prima denunzia per lesioni (non luogo a procedere per remissione di querela). Attivo nell’associazionismo culturale e ricreativo cittadino, è accusato dalle autorità di utilizzare la sua posizione di dirigente della “Società dei Trenta” per la propaganda sovversiva. In occasione del 1° maggio 1893 pubblica, in collaborazione con il conterraneo Cesare Biagi e apponendo la propria firma di gerente responsabile, un numero unico (non reperito) che gli costa la denuncia per associazione a delinquere. Anche per questo si trova costretto a trasferire provvisoriamente la sua residenza prima a Massa Marittima e quindi a Cecina. Da qui collabora al periodico socialista «Il Martello», edito a Volterra. Rientra a Siena nel 1895. Intanto mantiene assidua corrispondenza con gli avvocati Libero Merlino e P. Gori, con gli anarchici fiorentini Pilade Salvestrini e Alfredo Gasparri. Scrive articoli e invia corrispondenze ai giornali «La Questione Sociale» di Paterson negli Stati Uniti d’America, «L’Avvenire sociale» di Messina, «L’Agitazione» di Ancona. Nel novembre 1896 progetta, con il senese Amedeo Campini, di pubblicare un nuovo numero unico, questa volta dedicato ai martiri di Chicago. Le bozze, in stampa presso una tipografia di Pisa, sono però sequestrate mentre vengono perquisite le abitazioni di tutte le persone coinvolte. Poco dopo B. è “sorpreso assieme ad altro suo compagno anarchico, in flagrante furto con chiave falsa in un negozio”. Arrestato e condannato per furto qualificato, sconta nove mesi di prigione. Durante la carcerazione tiene cattiva condotta e subisce ulteriori provvedimenti per oltraggio a una guardia carceraria. Liberato nel settembre 1897, viene ricoverato nel locale ospedale per i maltrattamenti subiti. Nuovamente condannato dal tribunale di Siena a sei mesi di detenzione e a una multa, per istigazione a delinquere e apologia di reato a mezzo stampa “da lui commesso col ricevere e divulgare stampati anarchici”, è assolto dalla Corte d’appello di Firenze nel novembre del medesimo anno. Nel corso del 1898 promuove pubbliche iniziative cittadine di solidarietà con i movimenti sociali insurrezionali che si stanno manifestando in Italia, risulta in contatto con connazionali esuli in Svizzera e in Brasile, subisce ammonizioni ed è soggetto a misure preventive di pubblica sicurezza. Per ragioni di lavoro risiede per brevi periodi a Pisa e a San Quirico d’Orcia. All’alba del nuovo secolo “si agita con ardore per riorganizzare il partito anarchico in Toscana” e la sua presenza è notata in varie località della regione. Nel 1902 ricostituisce in Siena il Circolo socialista anarchico Germinal, sciolto da alcuni anni dalle autorità per motivi di ordine pubblico. Favorevole all’impegno degli anarchici nell’organizzazione operaia, si schiera contro l’individualismo e, con Virgilio Mazzoni, tiene un pubblico contraddittorio a Pisa, nel novembre 1903, contro Giovanni Gavilli. Continua la sua attività pubblicistica spesso firmandosi con gli pseudonimi di “Artorige” e di “Nidrilbo”; amplia le sue collaborazioni a nuove testate come «Il Grido della folla» di Milano, «L’Agitazione» di Roma, «Il Demolitore» di Firenze; «Il Libertario» di Spezia. Negli anni 1905 e 1906, in adesione alle campagne che si stanno svolgendo a livello nazionale, promuove varie iniziative e tiene conferenze antimilitariste e comizi “pro Russia” nel senese e nel grossetano. Vi intervengono, fra gli altri, Volfango Valsecchi, Leda Rafanelli, Ezio Bartalini. Nella stessa Siena nasce una sezione dell’Associazione internazionale antimilitarista, cui aderiscono anche i socialisti. Un manifesto della sezione, che invita i giovani della classe 1885 alla renitenza, viene sequestrato dai carabinieri. “I tutori dell’ordine, per far qualcosa,” scrive B. “vollero far ritirare l’asta della bandiera della sezione antimilitarista in cima alla quale vi era, come splendido simbolo, una sciabola rugginosa e spezzata messa a croce e nel cui mezzo si ergeva una lima da fabbri”. B. propone e organizza, a nome del gruppo “Germinal” di Siena ed in accordo con i Gruppi libertari riuniti di Pisa, il convegno regionale di Pontedera del 31 dicembre 1905. Nell’agosto 1907, alla presenza di alcune migliaia di persone, parla in un comizio in piazza del Campo indetto da anarchici, socialisti, repubblicani e sindacati, “contro il rincaro dei viveri” e per l’azione diretta. Tenta di fondare, senza successo, un periodico interprovinciale anarchico (che avrebbe dovuto chiamarsi «Il Risveglio libertario») mentre continua, insieme a Mazzoni e Gino Del Guasta, la battaglia “interna” contro la corrente individualista di Libero Tancredi. Intanto collabora a «Il Precursore» di Pisa e al periodico «Agitiamoci!» di Milano, organo del Comitato centrale Pro vittime politiche. Nel gennaio 1909 è arrestato per oltraggio a pubblico ufficiale mentre si oppone, insieme ad altri anarchici senesi, ad una manifestazione studentesca “pro università italiana a Trieste”. Allo stesso tempo propone e fa approvare, nell’ambito della commissione esecutiva della locale CdL, un ordine del giorno per lo sciopero generale di protesta in concomitanza della visita in Italia dello zar Nicola ii. Con Giovanni Lusini promuove (convegno di Poggibonsi, 30 gennaio 1910) la costituzione dell’Alleanza anarchica provinciale senese cui aderiscono sette gruppi. Vive anche momenti di grande difficoltà personale. Su «Il Libertario» (27 lug. 1911) viene pubblicato un appello degli anarchici senesi in cui si dice che: “Il carissimo compagno Boldrini Guglielmo trovasi ammalato da ben 22 mesi”. Viene quindi fornito il suo indirizzo a cui inviare aiuti economici. Nel 1912 si trova comunque di nuovo sulla breccia. Collaborano con lui nei giri di propaganda il fratello Ferruccio, Riccardo Sacconi che è a Piombino, il senese Lusini. B. polemizza con la stampa locale (“la massoneria è sorella carnale del clericalismo”), interviene nella campagna pro Augusto Masetti promovendo, in ambito cittadino, un “sottocomitato di agitazione aderente al comitato centrale di Bologna”. Il sindacalismo, in quanto “risultato della critica anarchica”, sarà un versante importante del suo impegno non mancando tuttavia di approccio critico (“Gli stessi sindacalisti hanno pensieri disparati da poter dire che neppure eglino sanno quello che vogliono”). Dopo essere stato a capo della Lega muratori, manovali e affini, dal 1913 al 1914 ricopre la carica di segretario generale della CdL di Siena. A seguito dell’esito degli scioperi insurrezionali in occasione della Settimana rossa, si dimette per divergenze con il comitato esecutivo camerale dove ormai stanno prevalendo i socialisti riformisti. Alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia intensifica la sua attività politica per organizzare la protesta e la disobbedienza. Tiene numerosi comizi, specie nelle zone di Livorno, Scarlino, Volterra ed Empoli; cerca di contrastare le posizioni interventiste dei sindacalisti e l’attendismo “inoperoso” di alcuni militanti del circolo “Germinal”. Nel luglio 1914 l’Unione anarchica fiorentina, sulla base della proposta formulata dal v convegno toscano e con l’assenso dell’apposito comitato organizzatore di Roma precedentemente costituito, inizia il lavoro organizzativo per un “congresso comunista anarchico italiano” da tenersi proprio a Firenze il mese successivo. Tra i relatori designati: B. per il tema dell’antimilitarismo. Il congresso è tuttavia rinviato per il precipitare degli avvenimenti internazionali. Si tiene invece, a Pisa nel gennaio 1915, un convegno nazionale anarchico contro la guerra nel corso del quale B., che vi partecipa come individualità, è invitato a presiedere l’assemblea. Vi sono rappresentati 65 gruppi e federazioni, in prevalenza del Centro-Nord, e quasi altrettanti hanno inviato l’adesione. In una mozione approvata gli intervenuti riaffermano “la propria irriducibile avversione ad ogni Stato e ad ogni guerra che non sia la propria di liberazione ed emancipazione sociale”. Arrestato nell’aprile 1916, B. è denunziato per aver istigato i soldati alla diserzione e per oltraggio ai carabinieri. Sconta alcuni mesi di carcere. Pur seguendo con entusiasmo gli avvenimenti rivoluzionari della Russia B., insieme a L. Fabbri e Nella Giacomelli, esprime riserve riguardo alla prospettata partecipazione anarchica alla conferenza internazionale di Stoccolma, convocata dai “sovieti”, peraltro mai tenuta. Nel 1918 partecipa al vivace dibattito in atto sulla stampa libertaria in pro della costituzione di un “partito anarchico” a livello nazionale. Riprende intanto l’attività del circolo “Germinal”. Nel febbraio 1919 si tiene una “numerosa riunione” cittadina che delibera “l’unità d’azione rivoluzionaria” con il SFI e con i socialisti della corrente astensionista. È presente a Firenze nell’aprile 1919 al congresso di fondazione dell’UCAI. Nell’occasione interviene, in accordo con L. Fabbri e Virgilio Mazzoni, allo scopo di studiare le possibilità di pubblicare un quotidiano. Il primo maggio tiene un comizio a Empoli invitato dalla sezione socialista e dagli anarchici di quella cittadina. Al congresso dell’UCAI di Bologna (luglio, 1920), B. si rivela come un autentico protagonista di tutte le discussioni, dal programma malatestiano ai rapporti con il movimento operaio, dalle relazioni internazionali alle questioni del “Fronte unico”. E su quest’ultima proposta esprime tutte le sue riserve. Firma con Malatesta una mozione, poi approvata, a favore della assoluta libertà di iscrizione ai sindacati da parte dei singoli lavoratori. Con Pasquale Binazzi invece propone e fa approvare un ordine del giorno per la costituzione di un’Internazionale anarchica. Nei mesi successivi effettua un giro di propaganda nelle Marche e in Abruzzo. In quest’ultima regione tiene una conferenza all’Aquila, il 3 settembre 1920, per iniziativa del neocostituito gruppo locale “Sorgiamo”. Rientra quindi a Siena, in tempo per assistere alla distruzione della Casa del Popolo da parte dei fascisti. L’episodio di cui B. è testimone diretto, verificatosi il 4 marzo 1921, viene rievocato con grande efficacia letteraria e freschezza narrativa nel suo Gli Unni moderni. Nel 1926 è assegnato per quattro anni, a causa della sua “attività anarchica”, al confino presso la colonia di Ustica. Arrestato nell’ottobre 1927 per ricostituzione del disciolto partito anarchico, è deferito al Tribunale speciale e quindi prosciolto per insufficienza di prove. Trasferito a Ponza viene liberato nel febbraio 1930. Muore, presumibilmente a Siena, nel 1932. (G. Sacchetti)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen

Bibliografia: scritti di B.: Vecchie e nuove aspirazioni sociali, Pisa 1907; L’anarchismo popolare, Siena 1908; Socialismo ed anarchismo, Siena 1908; L’analisi critica e storica del cristianesimo, Siena 1909; Speranze libertarie: versi, Siena 1914; Il disertore: bozzetto antimilitarista, Lecce, [s.d.]; Cosa è la morte? (scritto per i lavoratori), Siena 1920; Piccole e grandi verità umane: novelle bozzetti racconti, Siena 1922; Gli Unni moderni. Come e da chi fu devastata e bruciata la Casa del Popolo di Siena, Siena, [s.d.]. Scritti su B.: Un trentennio di attività anarchica. 1914-1945, Cesena 1953; L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 1. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Firenze, 1972, ad indicem; M. Antonioli, Il movimento anarchico nel 1914, «Storia e Politica», Milano, 2, 1973; G. Sacchetti, Sovversivi in Toscana (1900-1919), Todi 1983; R. Cirri (a cura di), L’antifascismo senese nei documenti della polizia e del Tribunale speciale (1926-1943), Siena 1993; M. Antonioli, P.C. Masini, Il sol dell’avvenire. L’anarchismo in Italia dalle origini alla Prima Guerra mondiale, Pisa, 1999, ad indicem; L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’Anarchismo in Italia dal Biennio rosso alla Guerra di Spagna, Pisa 1999, ad indicem; P. La Torre, Il congresso della uai di Bologna (1920), «Rivista storica dell’anarchismo», lug.-dic. 2001; E. Puglielli, Umberto Postiglione nella storia del movimento anarchico, Tesi di laurea, Univ. dell’Aquila, aa. 2001-2002. 

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