BOCCATO, Amerigo
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- BOCCATO, Amerigo
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Piracicaba
- Data di nascita
- 16/07/1892
- Luogo di morte
- Adria
- Data di morte
- 14/12/1978
Attività e/o professione
- Qualifica
- Fotografo
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a Piracicaba (Brasile) il 16 luglio 1892 da Angelo e Elvira Renesto, fotografo. Il 24 dicembre 1917 viene inviato al confino all’isola di Lipari insieme a altri cinque compagni per “opera disfattista attuata inviando fogli e volantini di contenuto anarchico ai soldati combattenti”. “Professano notoriamente idee sovversive e fanno continua propaganda contro la guerra, sia manifestando le loro idee nei pubblici ritrovi e sia facendo opera deleteria presso le mogli dei richiamati alle armi” – scrive il sottoprefetto di Adria in quella occasione. “Hanno fondato un circolo, apparentemente apolitico ed educativo, raccogliendo libri; in effetti si riuniscono fino a tarda notte per concretare la loro opera di propaganda sovversiva. Stanno organizzando le donne del quartiere di Cannareggio per sollevarsi e commettere atti vandalici contro i locali delle amministrazioni pubbliche. Si sono infiltrati tra le truppe accampate in città incitando alla disobbedienza e alla diserzione”. Dal confino viene prosciolto nel gennaio 1919; contemporaneamente è sottoposto a speciale vigilanza per danneggiamenti e incendio doloso. Nell’aprile del 1921 viene arrestato su mandato di cattura del Tribunale di Rovigo e condannato a un anno di reclusione per avere esploso alcuni colpi d’arma da fuoco in uno scontro con fascisti. Apre lo studio di fotografo “La Modernissima” in Adria, e successivamente un altro, con lo stesso nome, nella vicina Cavarzere (ve). A detta delle autorità di polizia “professa sempre idee anarchiche senza farne propaganda”. Nel luglio del 1927 viene nuovamente arrestato quale sospetto autore di disegni e emblemi (falce e martello) sui muri di alcuni edifici di Adria. Viene rimesso in libertà non essendo emersi elementi a suo carico. Dopo l’arresto di Michele Schirru, viene intensificata la vigilanza nei suoi confronti e subisce una perquisizione domiciliare; il suo nome compare nella Rubrica di Frontiera. Nel luglio del 1935, durante una perquisizione sia domiciliare che del negozio, gli vengono sequestrate alcune pubblicazioni definite sovversive: Lettera a un socialista di L. Fabbri (Firenze 1914) e l’«Almanacco Socialista» del 1919. Viene sequestrato anche un “manoscritto in copiativo a forma di libretto di dodici foglietti con appunti storici”. Nel maggio del 1936 si rifiuta di abbandonare il teatro comunale (“io non accetto ordini da nessuno e non voglio uscire”) nel momento in cui viene sospeso lo spettacolo e tutti gli spettatori sono costretti ad ascoltare in piazza il radiomessaggio di Mussolini sull’annessione dell’Etiopia e la proclamazione dell’impero. Tradotto alle carceri di Rovigo, viene ammonito per due anni “per aver manifestato un atteggiamento contrastante l’azione dei poteri dello stato e tale da poter determinare incidenti atti a turbare l’ordine pubblico in un momento di eccezionale solennità nazionale”. Interrogato dal locale commissariato di Pubblica Sicurezza si difende affermando di essere stato schiaffeggiato da un esponente del PNF. Nel 1937 viene prosciolto dall’ammonizione dal Capo del Governo per atto di clemenza in occasione della nascita del principe Vittorio Emanuele. Nel maggio del 1940 la sua abitazione viene sottoposta all’ennesima perquisizione domiciliare. Sposato con Cavazzini Paolina, ha quattordici figli. È invalido di guerra, in quanto affetto da tubercolosi polmonare contratta durante il servizio militare, per la quale percepisce una pensione di quinta categoria. Il figlio Eolo, nato a Lipari (me) il 20 agosto 1918, quando il padre Amerigo era al confino, viene arrestato nel novembre 1942 perché sospettato di aver scritto frasi sovversive ad Adria (“Abbasso il duce e i suoi mostruosi esseri”; “A morte il duce. Siate pronti e forti. Viva Timocenco”, con emblema di falce e martello). Condannato a cinque anni di confino e assegnato alle isole Tremiti e dal 29 giugno 1943 nel comune abruzzese di Castelvecchio Subequo (aq), Eolo viene liberato il 1° agosto dello stesso anno; ritornato a casa dopo la caduta del fascismo e la costituzione della Repubblica di Salò, forma con il fratello Elio e altri giovani un gruppo armato che opera nella zona. Nel giugno 1944, con il fratello e altri tre giovani, Eolo impedisce un carico di grano destinato in Germania, distribuendolo alla popolazione: l’impresa verrà ricordata a lungo nella zona. Dopo i rastrellamenti avvenuti in estate, Eolo e i fratelli Elio e Espero sono costretti a nascondersi, mentre Amerigo, per salvare la famiglia dalle minacce di morte, si trasferisce con moglie e figli a Milano, presso una figlia. Alla fine di settembre la resistenza armata locale è ormai distrutta, in seguito ad arresti, uccisioni e deportazioni in Germania. Eolo rimane alla macchia assieme a una decina di giovani (“la banda Boccato”). Ricercato per l’uccisione di decine di militi fascisti, la Questura di Rovigo, nel settembre 1944, lo definisce un “pericoloso sovversivo, confinato politico e capobanda di ribelli”. Il 1° ottobre 1944 Espero è torturato con ferocia e ucciso da militi della compagnia op della GNR di Adria, il corpo viene portato a Adria su di un camion, assieme a giovani da deportare in Germania. La notte del 27 novembre 1944 l’intera famiglia Gaffarelli, con due bambini piccoli, viene uccisa da colpi di mitra in casa. Dell’eccidio viene accusato Eolo, su cui viene messa una taglia di 100.000 lire. Il 4 febbraio 1945, in seguito a una delazione, la compagnia op della GNR accerchia Eolo e Giuseppe Galimberti, i due ultimi sopravvissuti del gruppo, che avevano passato la notte in una buca scavata sotto un porcile, e li uccide. La testa di Eolo viene esposta nella vetrina del Consorzio agrario di Adria, in piazza Garibaldi. Si diffonde il detto “Corpo in piazza – testa in vetrina – Eolo Boccato – ancora cammina”. Il fratello Elio, nel frattempo riparato a Milano con la famiglia, viene ucciso il 25 aprile 1945. Nei giorni immediatamente successivi alla guerra, Amerigo torna a Adria con la famiglia e si iscrive al PCI. Nel frattempo hanno inizio aspre controversie sulla figura di Eolo, che rimangono tuttora aperte, a distanza di anni. Nel luglio 1950 Sante Romagnoli viene condannato a trent’anni di carcere dalla Corte di Assise di Rovigo quale responsabile, con Eolo, dell’uccisione della famiglia Gaffarelli; nel 1952 la sentenza verrà ribadita dalla Corte di Cassazione; nel 1966, a Eolo verrà assegnata la medaglia d’argento al valor militare, alla memoria. Nel 1958 Amerigo si trasferisce a Settimo Torinese, e in seguito a Gabiano (AL) e Castellamonte (TO). Tornato per un breve periodo a Adria, muore il 14 dicembre 1978. (P. brunello – E. Fraccaro – V. Zaghi)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, Boccato Eolo; Archivio dello Stato - Rovigo, Questura, Casellario politico, b. 2a, ad nomen (Boccato Amerig; Boccato Eolo); Interviste a Mirta Boccato (1932), figlia di Amerigo, Adria, 5 apr. 2003; e a Paola Piva (1955), nipote di Amerigo, Adria, 11 apr. 2003 a cura di P. Brunello e E. Fraccaro.
Bibliografia: G. Sparapan, Adria partigiana. Dal Comitato di Liberazione Nazionale alla “Banda Boccato”. Con il memoriale di Anteo Zamboni, Rovigo 1986, pp. 34, 36, 48, 57, 70, 72-73, 83, 84, 95, 111, 118, 121-124, 144, 146–147, 165, 176, 201 (19942); V. Zaghi, L’eroica viltà. Socialismo e fascismo nelle campagne del Polesine 1919-1926, Milano 1989, p. 197; G. Sparapan (a cura di), Fascisti e collaborazionisti nel Polesine durante l’occupazione tedesca. I processi della Corte d’assise Straordinaria di Rovigo, Venezia 1991, pp. 100, 237, 248, 254; Id., Eolo. Una vita breve e violenta tra Fascismo e Resistenza, Adria 2002.
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