BISCARO, Silvio Fernando
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- BISCARO, Silvio Fernando
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Treviso
- Data di nascita
- 24/01/1901
- Luogo di morte
- Milano
- Data di morte
- 11/10/1978
Attività e/o professione
- Qualifica
- Operaio meccanico
- Qualifica
- Pubblicista
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nato a Treviso il 24 gennaio 1901 da Giulio e Barbara Mengazzi, operaio meccanico e pubblicista. Definito di “intelligenza viva e di buona cultura”, frequenta la 4a classe ginnasiale trasferendosi a Milano con la famiglia intorno al 1905. Nel 1915, di fronte alla conflagrazione della Grande Guerra, assume posizioni interventiste. Successivamente si avvicina agli ambienti della gioventù socialista, frequentando l’USI, a cui è iscritto, e dove incontra Perelli, Pietropaolo e altri anarchici. Nel 1919 viene segnalato per misure di PS e, ormai definitivamente avvicinatosi agli ambienti dell’individualismo milanese, subisce i primi guai con la legge.
Nel giugno del 1920, durante uno sciopero, viene arrestato insieme ad altri numerosi anarchici e poi ripetutamente fermato; in una di queste occasioni dichiarerà di “professare da vari anni idee anarchiche ma di aborrire la violenza”. B. assume, suo malgrado, un ruolo di visibilità in seguito ai noti fatti del teatro Diana, poiché avendo partecipato alle riunioni di via Casale, viene implicato nelle successive indagini. In seguito all’attentato, considerato fra gli esecutori materiali del gesto, si rende latitante rifugiandosi in un primo tempo, probabilmente, negli ambienti de «Il Libertario» della Spezia. Successivamente, per altro, la sua accusa si ridimensionerà all’imputazione di associazione a delinquere, e oltraggio e violenza, accusa che gli varrà una condanna a sei anni e tre mesi di reclusione e a due anni di vigilanza speciale.
Amnistiato nel corso del 1925 si impiega come commesso e avvia alcune esperienze giornalistiche. Con Augusto Micelli, fonda e dirige il mensile «Theatralia», soppresso alla fine del 1927 perché sgradito al regime. Contemporaneamente collabora alla rivista «Teatro», nonché al «Pensiero di Bergamo». Più tardi accetta la direzione di un settimanale destinato a celebrare i fasti dell’Abbazia di Montecassino, prima che la scoperta da parte del prefetto di Frosinone di alcuni suoi articoli ispirati da sentimento antifascista, ne provochi il licenziamento.
Dal 1928 viene colpito da tbc, malattia che ne provocherà il ripetuto ricovero in sanatorio. La notte del 5 luglio 1932 viene arrestato per attività antifascista accusato del tentativo di pubblicare un giornale clandestino intitolato «Lo Studente». Dopo tre mesi di carcere preventivo ed un’ammonizione viene liberato. Il 18 maggio 1934 è arrestato dalla polizia svizzera, consegnato alle autorità italiane e denunciato per espatrio clandestino per motivi politici; processato a fine giugno davanti al Tribunale di Sondrio si difenderà affermando di avere varcato il confine involontariamente mentre sciava nel mezzo di una tormenta di neve.
Nell’ottobre dello stesso anno, probabilmente fattosi il clima attorno a lui poco favorevole, ottenuto il passaporto adducendo dei motivi di studio presso il British Museum, B. espatria a Londra, dove rimane fino al principio del 1935 quando si trasferisce, stabilendosi per oltre quattro anni, a Versailles. In Francia intreccia contatti con numerosi antifascisti tra i quali C. Rosselli e F.S. Nitti, frequentando per qualche tempo le riunioni di GL, prima di essere allontanato per “informazioni non troppo favorevoli dal punto di vista antifascista”; nel frattempo si impiega come correttore di bozze presso «Ce soir» e pubblica il libro a cui aveva lavorato negli anni precedenti dal titolo Roma o Mosca?.
Nel 1937, “in considerazione del suo grado di pericolosità” è iscritto nella “Rubrica di frontiera” e l’ambasciata italiana in Francia lo pone in evidenza come un attivo militante del partito socialista massimalista, prima che da questo venga espulso per essere considerato un “pazzo, pericoloso per i compagni”. Nell’estate del 1939, rimpatriato e arrestato alla frontiera, viene inviato a Limosano per scontarvi cinque anni di confino prima di essere rinchiuso nel carcere di Campobasso.
Dopo la caduta del fascismo B. diventa direttore del giornale della Federazione marinara e vicesegretario del PSIUP di Napoli. Alla fine della guerra, tornato al Nord, si impiegherà come giornalista fino al 1968 quando lascerà la direzione di «Abc». Nel 1973 viene ripubblicato il suo libro Roma o Mosca?, con il titolo di La coesistenza impossibile. Muore a Milano l’11 ottobre 1978. (V. Mantovani)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Bibliografia: Scritti di B.: Giandante 10, artista e poeta combattente, Milano, 1963; L’ anticonformista / Silvio Biscaro, Milano, 1967; La coesistenza impossibile, Padova, 1973. Scritti su B.: V. Mantovani, Mazurka blu. La strage del Diana, Milano 1979 (Pescara 2002), ad indicem.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181