BIFOLCHI, Giuseppe

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
BIFOLCHI, Giuseppe

Date di esistenza

Luogo di nascita
Balsorano
Data di nascita
20/02/1895
Luogo di morte
Avezzano
Data di morte
16/03/1978

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Balsorano (AQ) il 20 febbraio 1895, da Ferdinando e Filomena Cianfarani. Nel 1913, a 18 anni, si arruola volontario nell’esercito, presta servizio in Libia dove diventa sottufficiale, partecipa alla Guerra del ’15-’18 e si congeda all’inizio del 1920 col grado di ufficiale. Nel maggio 1920 espatria in Francia. È già vicino al movimento anarchico (passa da Corticella a salutare L. Fabbri). In Francia è subito attivo nel movimento iniziando a scrivere su giornali anarchici. Usa spesso, per tutto il periodo francese e belga, lo pseudonimo di “Luigi Viola”. Il suo primo articolo è su «Il Libertario» di La Spezia nel dicembre 1920; collabora poi a «Il Risveglio» di Ginevra, «Fede!», al numero unico «L’Agitazione a favore di Castagna e Bonomini», «La Tempra», «Le Libertaire». Dal 1920 al 1927 è impegnato nel movimento a favore di Sacco e Vanzetti. Il 5 e 6 settembre 1925 partecipa a Parigi ad un convegno di profughi dell’USI. È tra i più attivi sostenitori della ricostruzione dell’uai in Francia e nel 1927 partecipa alle discussioni sulla “Piattaforma Arschinov”, unico italiano favorevole al progetto dei profughi libertari russi – animatore della 1a Sezione Italiana della Federazione internazionale comunista anarchica –, in contrapposizione con il Gruppo di “Pensiero e Volontà” rappresentato da Berneri, Fabbri e Fedeli. Nel 1927 viene espulso, come molti altri anarchici, dalla Francia e vi rientra più volte clandestinamente. Nel 1928 e 1929 collabora al periodico «Germinal» di Chicago e a Bruxelles fonda e dirige il giornale «Bandiera Nera» (apr. 1929-mag. 1931). Ai primi di agosto del 1936, poco dopo l’inizio degli scontri con i militari golpisti, è in Spagna. Prende immediatamente contatto con Durruti (conosciuto a Parigi insieme ad Ascaso) sul fronte di Saragozza, poi torna a Barcellona e apprende da Santillan della costituzione, all’interno della Colonna “Ascaso” CNT-FAIb, della sezione italiana di Angeloni, Berneri e Rosselli. Alla caserma Predalbes (poi Bakunin) addestra i volontari e dopo meno di quindici giorni la Colonna italiana parte per il fronte di Huesca. Il 28 agosto avviene il primo scontro con il nemico nella battaglia di Monte Pelato, nella quale resta ucciso Angeloni. Le qualità militari di B. sono subito evidenti e riconosciute. Nel corso della battaglia assume il comando della sezioni fucilieri. Alla metà di settembre è vicecomandante della Colonna. Il fronte si attesta attorno a Huesca con continue scaramucce, ma senza variazioni di rilievo. Alla fine di novembre la battaglia di Almudévar, che nonostante il valore dei singoli militanti della Colonna, si risolve in “una vittoria mancata”, acuisce i contrasti nati tra la componente anarchica maggioritaria e quella di GL. Il 6 dicembre Rosselli rassegna le dimissioni e il comando passa a B. Nel corso dei mesi seguenti B. viene più volte citato dai bollettini repubblicani per il suo valore. All’inizio di aprile del 1937 gli viene offerto il comando effettivo del 19° rgt della 126a brg, dalla quale dovrebbe dipendere anche il battaglione italiano (ex Colonna italiana) al comando del quale è stato nominato Antonio Cieri. I due reparti avrebbero fatto parte della 28a divisione (ex Colonna “Ascaso”). Tanto lui che Cieri declinano i rispettivi incarichi non accettando la militarizzazione delle formazioni combattenti imposta dal governo repubblicano. Cieri viene ucciso il 7 aprile in circostanze sospette mentre B. è a Barcellona nei giorni di maggio. A proposito dell’assassinio di Camillo Berneri da parte degli agenti stalinisti riferisce: “La sera della prima giornata (3 maggio) vidi Berneri al Comitato Regionale della CNT e lo invitai a rimanere presso di me. Siccome Ludovici che dormiva con lui mi assicurò che si era sicuri, io non insistetti e feci male”. B. lascia la Spagna nel mese di giugno e raggiunge Parigi. Nel settembre 1937 viene arrestato a Perpignano insieme a Luigi Evangelista, mentre cerca di attraversare la frontiera con un camion di indumenti e viveri per la Spagna. Agli inizi del 1938 si stabilisce nuovamente a Bruxelles. Negli anni dal 1937 al 1940 collabora a «Le Libertaire», ma soprattutto a «Il Risveglio» sul quale compaiono suoi articoli in ogni numero. Il 10 maggio 1940 viene arrestato dalla polizia belga per essere inviato in Francia. Nei pressi della stazione ferroviaria di Ath (Hainaut, Belgio) il treno sul quale viaggia viene bombardato da aerei tedeschi e B. viene colpito da una scheggia alla spalla destra. Ricoverato all’ospedale di Ath vi rimane dieci giorni. Dimesso dall’ospedale raggiunge la sua abitazione a Bruxelles facendosi curare ambulatorialmente all’ospedale di Ixelles. Il 25 novembre 1940 viene arrestato dalla polizia tedesca e inviato in Italia per essere consegnato alla polizia italiana che lo arresta il 16 dicembre 1940 nell’ufficio di PS di Confine del Brennero. Il 28 gennaio 1941 viene condannato dal Tribunale dell’Aquila a tre anni di confino perché “combattente antifranchista in Spagna”. Giunge a Ventotene l’8 febbraio 1941. Dopo il 25 luglio del 1943 segue la sorte degli anarchici confinati a Ventotene, non liberati dal governo di Badoglio e spediti al campo di concentramento di Renicci d’Anghiari (Ar) alla fine di agosto da dove successivamente riescono a fuggire. B. torna a Balsorano ed entra in contatto con alcuni ufficiali inglesi e passa più volte il fronte dopo Cassino per sollecitare la ripresa dell’avanzata alleata. Dopo la liberazione, diventa sindaco di Balsorano per qualche tempo. Fino alla morte continua la collaborazione con la stampa anarchica («Umanità nova», «L’Adunata dei Refrattari»). Negli anni ’70 collabora con le edizioni “Antistato” di Cesena impegnandosi a far stampare diversi libri presso una tipografia di Sora e pubblicando anche un suo libro. Muore nell’ospedale di Avezzano il 16 marzo 1978. (F. Palombo)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen;

Bibliografia: Scritti di B.: Spartaco, la rivolta che dura, Cesena 1971; Una parentesi rivoluzionaria degli anarchici italiani, (intervista dell’agosto 1937), in app. a: C. Venza, La Spagna libertaria nell’anarchismo di lingua italiana, «Rivista storica dell’anarchismo», gen.-giu., 1995. Scritti su B.: D. Ferri, Un garibaldino abruzzese in Spagna, «Abruzzo d’oggi», Pescara, 30 set. 1972; G. Cerrito, Il ruolo dell’organizzazione anarchica, [Pistoia] 1973; Atti del Convegno di studi su Camillo Berneri. Milano 9 ottobre 1977, Carrara 1979; F. Madrid Santos, Camillo Berneri, un anarchico italiano (1897-1937). Rivoluzione e controrivoluzione in Europa (1917-1937), Pistoia 1985, ad indicemCamillo Berneri nel cinquantesimo della morte, Pistoia 1986; C. Rosselli, Scritti dell’esilio, Torino 1992; L. Di Lembo, La sezione italiana della colonna Francisco Ascaso, «Rivista storica dell’anarchismo», lug.-dic. 2001, L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’Anarchismo in Italia dal Biennio rosso alla Guerra di Spagna, Pisa 1999, ad indicem.

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