BIDOLI, Giovanni

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
BIDOLI, Giovanni

Date di esistenza

Luogo di nascita
Banne
Data di nascita
26/04/1902
Luogo di morte
Germania
Data di morte
1944

Attività e/o professione

Qualifica
Commesso

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Banne (TS), il 26 aprile 1902 da Arturo e Teresa Hrovatin, commesso. Dal 1922 al 1924 si troverebbe, clandestinamente, a Parigi alla vana ricerca di un lavoro stabile. Nel 1924 si iscrive alla Unione Sportiva Metallurgica che la polizia ritiene una copertura per “mascherare l’attività sovversiva tra gli operai dei cantieri”. Si dimette dal Sindacato Ferrovieri quando è licenziato dalle Ferrovie. Mantiene relazioni epistolari con l’anarchico Alpinolo Bucciarelli, residente in Francia, e con Giuseppe Zuder, sindacalista metallurgico e comunista confinato a Ustica, considerato “legato agli anarchici” in quanto compagno dell’anarchica Giovanna Montani (“Nina Longa”) e ospitante Umberto Tommasini. Alla fine del 1927 viene ammonito ed è quindi segnalato dalla polizia, per la prima volta nel gennaio del 1928, quale “comunista pericoloso” e iscritto, per un tempo imprecisato, al pcdi. Nella Trieste in grande fermento del primo dopoguerra, è attivo in un diffuso movimento di base, di tipo genericamente antifascista e sovversivo, spesso impegnato in azioni dirette e non esattamente distinto fra comunisti, anarchici e repubblicani. Nella primavera del 1928, nascosto in un vagone per il trasporto di vino, scappa in Jugoslavia e quindi raggiunge Parigi. Qui collabora con il movimento degli esuli anarchici, in particolare con l’ambiente dei triestini, e nell’agosto del 1929 è segnalato per una raccolta di fondi per le spese legali per la difesa del concittadino Vittorio Repich, detenuto nella capitale francese in quanto accusato di furto. Nel corso del 1930 è più volte espulso da Francia, Belgio e Lussemburgo, ma ritorna sempre a Parigi in stato di semiclandestinità. È arrestato nel febbraio del 1931 per contravvenzione al decreto di espulsione ed è trovato “in possesso di molte carte d’identità con nomi differenti”. Nell’estate è segnalato a Barcellona, la presunta “Mecca dell’anarchismo”, dove l’anarcosindacalismo conosce un forte sviluppo nei primi mesi della Seconda Repubblica, e qui collabora anche con Luigi Damiani. Partecipa alle agitazioni della CNT e in particolare allo sciopero generale del 3 settembre 1931, indetto in solidarietà con gli anarchici detenuti nel Carcere Modelo in sciopero della fame. In particolare difende la sede del Sindacato Edili dall’assalto della polizia e, dopo uno scontro a fuoco,viene arrestato, con altri sei italiani (tra cui il triestino Egidio Bernardini e l’istriano Nicolò Turcinovich), nella stiva del vapore Antonio López in quanto le carceri sono completamente piene. A metà ottobre risulta espulso in Portogallo, con Giuseppe Volonté e Cesare Cuffini, e arrestato allo sbarco a Palermo ai primi di novembre. Alla fine del mese è riclassificato come “anarchico pericoloso” e “attentatore” mentre attende, in prigione a Roma, una decisione sul confino: viene assegnato per cinque anni a Ponza. Qui partecipa, nel giugno del 1933 e nel febbraio del 1935, a due proteste collettive e riceve altrettante condanne a cinque e a dieci mesi di galera. Nell’aprile del 1937 viene trasferito alle Tremiti, dove, nel luglio dello stesso anno, è arrestato per aver rifiutato la “prescrizione del saluto romano”. Nel gennaio 1938 gli vengono comminati altri cinque anni di confino in quanto elemento irriducibile. A Ventotene ritrova i compagni che, dopo la Guerra Civile spagnola, si erano rifugiati in Francia ed erano stati consegnati al fascismo. Nel marzo 1943 il prefetto si dichiara contrario a eventuale provvedimento di grazia anche perché B., da quasi dieci anni al confino, ha solidarizzato con un altro confinato cercando di fargli pervenire una somma di denaro raccolto dal movimento. Dopo l’estate del 1943 raggiunge Trieste dove tiene i collegamenti, probabilmente contando su vecchie amicizie personali, con le formazioni dei partigiani comunisti nella Venezia Giulia. Catturato dai nazisti nel giugno 1944 (secondo una testimonianza di Umberto Tommasini, «A. Rivista anarchica», apr. 1973), è trasferito a Dachau dove giunge il 23 giugno 1944, poi è avviato a Flossenbürg il 21 luglio 1944 da dove, infine, è trasferito il 30 ottobre 1944 nel sotto campo di Zwckau. N. di matricola: 74499 poi 12998. Classificato con la categoria Schutz. Muore in Germania in data imprecisata dopo l’autunno del 1944. (C. Venza Redazione DBAI)

Fonti

Fonti: Arolsen Archives. https://arolsen-archives.org; Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen

Sitografia: Dictionnaire international des militants anarchistes, versione on-line, http://militants-anarchistes.info

Bibliografia: Il libro dei deportati, ricerca del Dipartimento di storia dell’Università di Torino diretta da B. Mantelli e N. Tranfaglia, promossa da ANED Associazione nazionale ex deportati, Milano, Mursia, 2009, Vol. 1, tomi 1-3, p. 309; Dizionario biografico degli anarchici italiani, diretto da M. Antonioli, G. Berti, S. Fedele, P. Iuso, 2 t., Pisa, BFS, 2003-04, t. 1, pp. 184-185; Così caddero i nostri compagni, «L’Impulso», 15 aprile 1955, p. 2; F. Bertolucci, Gli anarchici italiani deportati in Germania durante il Secondo conflitto mondiale, «A : rivista anarchica», aprile 2017, pp. 63-98.

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181

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