BIANCIARDI, Enrico
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- BIANCIARDI, Enrico
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Siena
- Data di nascita
- 06/11/1863
- Luogo di morte
- Siena
- Data di morte
- 02/01/1918
Attività e/o professione
- Qualifica
- Calzolaio
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a Siena il 6 novembre 1863 da Benedetto e Emilia Michelotti, calzolaio. Trasferitosi in epoca imprecisata a Radicondoli, lavora nella calzoleria dei fratelli Marchiò, avvicinandosi alle idee socialiste, poi, al principio del 1890, è a Grosseto, dove professa idee anarchiche. Il 27 aprile 1890 partecipa, nella sede della sovversiva Società del Fiasco, a una riunione, in cui si discutono le iniziative da prendere in favore degli operai e dei braccianti di Grosseto, e il 1° maggio viene arrestato, insieme a Giuseppe Matteucci, a Carlo Sacchetti, a Alfredo Piccinelli e ad altre persone e accusato di “eccitamento allo sciopero”, di violazione del divieto di assembramento e manifestazione e di minacce e oltraggio. Assolto il 7 maggio 1890, viene arrestato il 3 gennaio 1892 per aver sparato, durante una lite, scaturita da dissapori politici, a un certo Evangelisti. Processato dalla Corte d’assise di Grosseto nel febbraio 1893, viene condannato a due anni e mezzo di reclusione per lesioni personali e trasferito nel reclusorio di Saluzzo. Rilasciato il 3 gennaio 1894, dopo aver scontato due anni di carcere, lavora, alla fine del 1895, a Massa Marittima e sottoscrive delle piccole somme in favore della stampa anarchica italiana. Nella primavera del 1898 sottoscrive, insieme a Attilio Norfi, Genesio Latini, Cesare Pagliuchi, Attilio Bartolozzi e altri militanti libertari, il supplemento a «L’Agitazione» di Ancona uscito come protesta contro lo scioglimento del movimento anarchico, che la magistratura italiana intende equiparare a una associazione di malfattori. La firma del documento gli costa la prima schedatura politica il 14 aprile 1898. Nel “cenno biografico” il prefetto di Grosseto lo descrive come “lavoratore assiduo”, che “si comporta bene con la famiglia”, ma che riscuote “poco buona fama” nell’opinione pubblica “per i principi che professa”; “ascritto alla setta anarchica”, ha “influenza discreta fra gli anarchici della frazione di Monterotondo”, è stato “in corrispondenza col noto Malatesta”. Nel maggio 1898 B. è sorvegliato attentamente, perché ritenuto, insieme a Cesare Giani, uno dei più pericolosi anarchici di Massa Marittima, e è oggetto di una lettera del delegato di PS che chiede di allontanarlo dalla città, insieme all’anarchico Luigi Bartolozzi, “con obbligo di non più ritornare in questo Comune”. Nel luglio 1900 B. firma una protesta pubblica contro il processo “per attività sediziosa”, che si svolge ad Ancona a carico di un gruppo di anarchici, premessa – nei timori generali – a un nuovo tentativo della magistratura di sciogliere il movimento libertario. Nell’agosto 1902 B. viene denunciato per la stampa e la diffusione di un manifesto “contenente articoli incitanti all’odio fra le diverse classi sociali e vilipendio delle istituzioni”, ma la Sezione di accusa della Corte di appello di Firenze lo assolve per inesistenza di reato. Nel 1903 B. è il destinatario di sei copie del giornale «La Rivoluzione sociale» di Londra, che vengono sequestrate all’Ufficio postale di Massa Marittima. Nel 1904 si trasferisce a Piombino, da dove continua a sostenere la stampa anarchica e ad aiutare i compagni denunciati e processati. Tornato a Massa Marittima nel maggio 1907, fa parte del gruppo libertario locale, insieme a Giuseppe Gasperi, Ivemero Giani, Eligio Pozzi, Giulio Giovannetti, Natale Boschi e Attilio Norfi. Il 26 aprile 1908 B. interviene, insieme a Florestano Giusti e Arturo Iacometti, al convegno anarchico di Follonica e nel giugno seguente manda, da Massa Marittima, una piccola somma a «Il Libertario» di La Spezia, insieme a Giani e Pozzi. Il 23 dicembre 1910 è segnalato dal Ministero dell’Interno come elemento “pericoloso” e il 21 aprile 1912 rappresenta il gruppo libertario massetano al Convegno anarchico di Piombino. Nel 1914 lavora a Piombino, è contrario all’intervento italiano nella Prima Guerra mondiale. Muore il 2 gennaio 1918 a Siena, nell’Ospedale di Santa Maria della Scala. (F. Bucci – M. Lenzerini – G. Piermaria)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Un processo contro tre anarchici, «La Martinella», 5 mar. 1893; La bomba del 4 gennaio, «L’Ombrone», 10 gen. 1892; Massa Marittima, «Il Libertario», 30 mag. 1907.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181