BERNARDELLI, Umberto

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
BERNARDELLI, Umberto

Date di esistenza

Luogo di nascita
Ancona
Data di nascita
05/12/1878
Luogo di morte
Ancona
Data di morte
04/1963

Attività e/o professione

Qualifica
Commesso di negozio

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce ad Ancona il 5 dicembre 1878 da Costantino e Giovanna Mancini, commesso di negozio. Sin da giovanissimo fa propaganda alle idee anarchiche fra i lavoratori anconitani, sebbene non sia da ritenere tra i leader del movimento locale. Il 16 agosto 1895 viene messo agli arresti perché scoperto ad affiggere manifesti sovversivi in occasione dell’anniversario della morte di Sante Caserio e perché se ne sospetta la partecipazione al contemporaneo attentato contro la sede del Consolato francese ad Ancona. Con la medesima imputazione finiscono in carcere Silvio Maiolini e Raniero Cecili: saranno, infine, tutti assolti. Nel febbraio 1896 B. viene assegnato al domicilio coatto per un anno presso Tremiti, ma nel giugno dello stesso anno, con provvedimento ministeriale, è prosciolto dalle accuse e può fare ritorno ad Ancona, benché sotto vigilanza speciale. Riallaccia subito i legami con il movimento anarchico cittadino, in particolare con il circolo “La Nuova concordia”, per l’affiliazione al quale viene condannato nel novembre 1896 a due anni e due mesi di carcere: con lui, sono processati altri trentaquattro anarchici del capoluogo marchigiano. Espiata la pena, è immediatamente chiamato per il servizio di leva e costretto “ad una ferma di anni tre in luogo di due, come gli sarebbe spettato” (pref. di Ancona, 20 lug. 1899). Assegnato al rgt cavalleria Nizza, di stanza a Brescia, torna a casa nel dicembre del 1902 e trova lavoro come commesso in un negozio di mobili. Le carte di polizia tacciono sulla sua condotta per cinque anni (1903-1907), nei quali B. continua in realtà a praticare gli ambienti anarchici, tanto da essere arrestato il 17 settembre 1904 durante lo sciopero generale per i fatti di Buggerru, Anguillara e Castelluzzo. Stavolta gli viene imputata la colpa di avere raggiunto – in compagnia di altri manifestanti – l’ufficio telegrafico, avere strappato la bandiera italiana che vi sventolava e averla quindi fatta a pezzi, orinandovi sopra («L’Ordine - Corriere delle Marche», 18-19 set. 1904). Assunto dalle Ferrovie dello Stato, nel 1910 lo troviamo in Piemonte, come spedizioniere presso lo scalo di Torino-Porta Nuova; in quel periodo dimora inizialmente presso uno zio, Filippo Mancini, in Campanile di Bosco (frazione di None), poi va ad abitare nel capoluogo. Promosso capotreno, B. viene trasferito a Venezia, quindi a Belluno, poi a Chivasso, infine a Buie d’Istria. Nel 1930 si sposa a Trieste. Non risulta che, dopo la sua partenza da Ancona, abbia continuato a svolgere attività politica. Nel 1939 viene radiato dallo schedario dei sovversivi. In seguito tornerà nella sua città natale, dove muore nell’aprile 1963. (R. Giulianelli)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio dello Stato - Ancona, Questura, Sorvegliati politici 1900-1943, b. 15, ad nomen.

Bibliografia: E. Sernicoli, I delinquenti dell’anarchia, Roma 1899, pp. 73, 83-87; R. Giulianelli, Le origini della camera del lavoro di Ancona (1900-1910), in 1900-2000. Cento anni di lavoro per il lavoro, Ancona 2001, p. 45.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

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