BERGAMASCO, Giovanni

Tipologia Persona
Giovanni Bergamsco
Giovanni Bergamsco

Intestazione di autorità

Intestazione
BERGAMASCO, Giovanni

Date di esistenza

Luogo di nascita
Pietroburgo
Data di nascita
01/01/1863
Luogo di morte
Lauro
Data di morte
30/06/1943

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Pietroburgo il 1° gennaio 1863 da Carlo e Maria Pualowna. Nichilista, figlio di un napoletano fotografo dello zar, nel 1885 fugge in Svizzera, poi a Napoli, dove si lega agli anarchici. Nel 1887 fonda con Felicò il circolo «Il Lavoratore», entra nel comitato per la liberazione di Emilio Covelli dal manicomio e fonda la “Lega delle arti meccaniche”, una cooperativa di produzione che chiude ben presto. A settembre fonda «Il Demolitore», organo de «Il Lavoratore», che incita a distruggere “con odio implacabile e convincimento profondo l’attuale ordinamento”, e oppone il comunismo anarchico alle tesi legalitarie sostenute da Zuccarini. Ad ottobre del 1888 è tra i promotori del circolo “Miseria”, di cui scrive il programma operaista e anticlericale. Socio del circolo “L’Operaio Emancipato”, il 7 febbraio 1889 firma un telegramma di solidarietà con i disoccupati romani in lotta e a giugno è espulso dal congresso delle Società Affratellate. Assolto dall’accusa di aver turbato l’ordine pubblico durante la visita di Guglielmo II a Napoli, in vista delle elezioni sostiene gli astensionisti e a dicembre fonda il circolo “18 Marzo”.

Ai primi del 1890 è redattore del «Combattiamo!» di Genova e il 6 maggio si fa tre mesi di carcere per violazione delle leggi sulla stampa. Tornato a Napoli ed eletto segretario del Circolo “L’Emancipazione Sociale”, nel gennaio del 1891 partecipa al congresso di Capolago. Uomo di punta del movimento a Napoli, pubblica il «1° Maggio», il 12 aprile 1891 è delegato al congresso di Milano per la difesa dei diritti e tre giorni dopo partecipa a una riunione in casa di Alfonso Lista, per organizzare “un primo maggio rivoluzionario”, in linea con le scelte del congresso di Capolago. Di lì a poco, trovato in possesso di un appello ai soldati, è arrestato per associazione sovversiva e istigazione alla disobbedienza e all’odio di classe. Esce dopo tre mesi e il 22 aprile 1892 è condannato a 14 mesi di carcere. Torna in libertà provvisoria il 6 maggio e ad agosto, a Genova, al congresso di fondazione del PSI, resta con gli anarchici. Arrestato ancora per i tumulti che di lì a poco sconvolgono Napoli, esce quasi subito, ma il 9 dicembre torna in carcere e vi rimane fino al 18 ottobre 1894, quando finisce a Porto Ercole per quattro anni di domicilio coatto. Trasferito a Favignana, il 28 maggio 1896 fugge in Tunisia, ma la Francia lo riconsegna all’Italia. Il 18 novembre ottiene la libertà condizionale, abbandona gli ideali anarchici e si avvicina al PSI, offrendo inizialmente sostegno economico all’«Avanti!» in difficoltà e agli operai socialisti che organizzano a Napoli una nuova CdL.

Dopo i moti del maggio 1898 è assegnato a domicilio coatto, ma si ammala, riesce a non partire e il 4 dicembre ottiene di nuovo la libertà condizionale. Iscrittosi al PSI ai primi del 1899, è incaricato di riorganizzare la CdL di Napoli. Il 9 e il 10 settembre 1900, dopo tre mesi di carcere per eccitamento all’odio di classe, è a Roma, al congresso nazionale del PSI, e di lì a poco, il 26 ottobre, è denunziato per l’opuscolo Athos. La favola delle api in cui, con trasparente metafora, descrive la vittoria delle api unite sui prepotenti calabroni.

Il 10 novembre 1901 è eletto consigliere comunale per il PSI, ma è dichiarato ineleggibile per le condanne subite. Uscito dal partito, nel 1902 guida i dissidenti riuniti nell’Unione Socialista, e accusa Rosano, ministro di Giolitti, di avergli estorto 4.000 lire nel 1898 per evitargli il domicilio coatto. Travolto dallo scandalo, nel 1903 Rosano si uccide. B., laureatosi intanto in scienze naturali, anima la protesta contro la visita dello zar in Italia, e nel 1906, dopo aver organizzato i profughi russi in una Sezione dell’Unione del Lavoro, lascia il PSI e la redazione de «La Propaganda». Vi torna mesi dopo e nel 1908 partecipa al congresso di Firenze.

Il 21 ottobre 1910 è a Milano al congresso del PSI ma, in dissenso con i compagni, lascia di nuovo il partito, al quale poi torna, in un’altalena che nel 1914 lo spinge tra i socialisti mussoliniani. L’avvento del fascismo segna il ritorno a ideali libertari. Ridotto in miseria dai bolscevichi, che gli confiscano i beni ereditati dal padre, e costretto alla disoccupazione dal regime, il 7 febbraio 1932 incolla per strada manifestini di protesta contro fascisti e sovietici e denuncia le “due dittature egualmente nemiche della libertà”, scrivendo con orgoglio: “mi spezzerò, ma non mi piegherò”. Giunge puntuale il ricovero in manicomio: due mesi, che non bastano a piegarlo.

Il 1° dicembre 1933, infatti, è fermato nel porto mentre lancia manifesti in cui invita militari sbarcati da navi sovietiche a rovesciare Stalin, ma se la cava con una denuncia per offese a capo di stato estero. Nell’aprile 1935 si trasferisce a Roma presso la figlia e il 14 marzo 1936, sorpreso mentre scrive su un muro “Viva la libertà”, torna in manicomio per alcuni giorni ed è incluso tra i sovversivi da fermare preventivamente per motivi di ordine pubblico. Il 28 aprile denuncia alla stampa le condizioni penose in cui versano in carcere i dissidenti e chiede un’inchiesta, ma la lettera è consegnata alla questura. Il 26 luglio, quando lancia un sasso contro l’ambasciata sovietica, finisce in manicomio per due mesi. Stanco e vecchio, il 22 ottobre 1937 in una lettera a Mussolini rivendica il proprio antifascismo e chiede invano di essere lasciato in pace. Il 2 luglio 1938 si taglia le vene ma è soccorso, si salva e giunge al 1° agosto del 1940, quando, sorpreso mentre sputa su un manifesto del duce, finisce a Tremiti, confinato per cinque anni. Trasferito a Lauro nell’Avellinese il 15 marzo 1942, non regge agli stenti e si spegne il 30 giugno 1943. (G. Aragno)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio dello Stato - Napoli, Gabinetto di Prefettura, b. 743 e 915; Gabinetto di Questura, 1889-1901, b. 90, 96, 100, 108, 119, 169 e 195.

Bibliografia: Scritti di B.: Athos. La favola delle api, Napoli 1900; Per l’arresto di alcuni socialisti russi in Napoli, Napoli 1903. Scritti su B.: M. Fatica, Origini del fascismo e del comunismo a Napoli 1911-1915, Firenze 1971; L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 1. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Firenze, 1972, ad indicem; M. Marmo, Il proletariato industriale a Napoli in età liberale, Napoli 1978; N. Dell’Erba, Le origini del socialismo a Napoli 1870-1892, Milano 1979; P. F. Buccellato, M. Iaccio, Gli anarchici nell’Italia meridionale. La stampa 1869-1893, Roma 1982; N. Dell’Erba, Giornali e gruppi anarchici in Italia 1892-1900, Milano 1983; G. Aragno, La Camera del Lavoro di Napoli ed i suoi militanti (1894-1900), Napoli 2001, A. Anziano, G. Aragno (a cura di), Storie di antifascisti napoletani. Giovanni Bergamasco, Enrico Russo, Napoli 2002. 

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