BENTINI, Genuzio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
BENTINI, Genuzio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Forlì
Data di nascita
27/06/1874
Luogo di morte
Lodi
Data di morte
15/08/1943

Attività e/o professione

Qualifica
Avvocato

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Forlì il 27 giugno 1874 da Bernardo e Geltrude Gamberini, avvocato. Fin da giovanissimo, attratto dalla politica, entra in contatto con gli ambienti anarchici romagnoli divenendo un convinto propagandista delle idee di rivoluzione sociale. Conosciuto tra i compagni con lo pseudonimo “Romagnolo” – con cui firma gli interventi su «La Rivendicazione», il settimanale anarchico-socialista di Forlì e su altri periodici nazionali ed esteri – a partire dagli anni Novanta è seguito con attenzione dalle forze dell’ordine che lo giudicano: “giovane d’ingegno pronto, di carattere vivace, di facile parola, intimo di Gori, del Nabruzzi Lodovico e degli altri pericolosi anarchici d’Italia” (“Registro rubrica degli affiliati ai partiti sovversivi”). Il 1° maggio 1892, ritenuto responsabile di una manifestazione di lavoratori in Borgo Saffi a Ravenna, subisce la prima denuncia; ricercato, riesce a sfuggire all’arresto. Nel novembre dello stesso anno si trasferisce con la famiglia a Bologna, dove inizia gli studi di legge presso il locale Ateneo. L’impegno universitario non gli impedisce di continuare l’attività politica che lo vede a fianco di P. Gori in numerose conferenze e dibattiti in diverse città della Romagna, dove non manca di sostenere “che solo con la rivoluzione si poteva abbattere i sistemi borghesi e la borghesia” (ivi). Nel 1893 è tra i collaboratori del giornale anarchico imolese «La Propaganda». A Bologna è tra i più attivi organizzatori del Fascio dei Lavoratori, sciolto l’8 gennaio 1894 perché ritenuto “associazione criminosa ai sensi degli articoli 247 e 251 del Casellario politico”(ivi). Nell’occasione, processato assieme ad altri 17 compagni, tra cui il fratello Ferruccio (nato a Forlì il 22 ottobre 1876, farmacista. È arrestato nuovamente il 21 agosto 1895 e schedato con la qualifica “socialista rivoluzionario”. All’inizio del secolo si allontana dall’anarchia per avvicinarsi, senza mai iscriversi, al PSI. Aderisce alla Massoneria. Nel 1917 è nominato direttore della farmacia dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, nel 1923 è allontanato dall’amministrazione fascista. Muore a Bologna il 17 febbraio 1947) e Gaetano Benzi, viene condannato a quattro mesi di carcere. Scontata la pena, nel 1896 si laurea in giurisprudenza con una tesi contestativa del “reato di sciopero”. Le idee politiche che continua a professare ne fanno, agli occhi della polizia, un “individuo pericolosissimo” perché “la sua presenza fra le masse costituisce un permanente pericolo per l’ordine pubblico, avendo in più incontri, manifestato il deliberato proposito di commettere vie di fatto contro gli ordinamenti sociali (ivi). Sono gli anni in cui, come ricorderà Paolo Valera ( «La Folla», 1° nov. 1921), B., dando sfogo alla sua forte e ricca eloquenza, afferma: “L’anarchia è l’ideale della perfettibilità, concepito fino all’ossessione, praticato fino allo spasimo. Non vi pare? Immaginare un mondo, crederci, sognarlo, tutto in armonia, mentre d’intorno v’irridono e vi pungono la legge e i suoi arbitri, le classi e le loro collere; un mondo senza sanzioni, una morale senza costringimenti, mentre il tradizionalismo vi schiaccia sotto il suo peso, non è, non deve essere insopportabile struggimento? Sì, o signori, l’anima anarchica è un cocente e continuo spasimo d’incontentabilità: Non vi spiaccia, chè l’incontentabilità è l’anima del mondo e del suo divenire”. Tra la fine del 1897 e gli inizi del 1898 collabora a «L’Agitazione» di Ancona con lo pseudonimo di “marc!…” o firmandosi “G. B.”. Sul finire del secolo xix inizia a Bologna la sua attività di penalista  che lo vede sempre pronto a difesa i più deboli, gli emarginati, i perseguitati politici. È di quegli anni il suo avvicinamento alle idee socialiste e nel 1901 il prefetto di Bologna segnala il suo passaggio “nel campo socialista”. Scrive ancora Valera: “Genuzio Bentini, anarchico, avrebbe continuato la tradizione di Pietro Gori. Socialista, continua la tradizione di Andrea Costa”. Collaboratore e responsabile legale del giornale socialista «La Squilla», entra a fare parte del Comitato federale socialista e, nel 1904, viene eletto alla Camera dei Deputati quale rappresentante del collegio di Castelmaggiore, un piccolo comune della periferia bolognese. Rieletto ancora nel 1909 e nel 1913, è anche consigliere comunale e provinciale in quella Bologna che è diventata la sua città d’adozione. Fervente pacifista negli anni della Grande Guerra, sceglie la Camera dei Deputati come tribuna per lanciare i suoi messaggi d’opposizione, ma anche le aule dei tribunali sono palcoscenici che non trascura come quando, nel maggio del 1918, difende presso la Corte penale di Roma Costantino Lazzari e Nicola Bombacci giudicati per reati d’opposizione alla guerra. Rieletto deputato nel 1919 e nel 1921, si oppone con forza alla riforma elettorale del 1923 pronunziando un discorso intitolato “per la civiltà e per la libertà del popolo”. Fin che gli è consentito continua instancabile la sua attività di oratore e propagandista, poi, a partire dal 1927, esclusivamente quella di avvocato. Muore a Lodi il 15 agosto 1943; il 3 novembre 1946 la sua salma viene traslata alla Certosa di Bologna “con solenne cerimonia e largo accompagnamento di popolo reverente e commosso” («In memoria di Genuzio Bentini»). (F. Tarozzi)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, Bentini Ferruccio; Archivio dello Stato - Bologna, Gabinetto di Prefettura, Registro rubrica degli affiliati ai partiti sovversivi, s.d., ad nomen; Camera dei Deputati, Discorsi parlamentari.
 
Bibliografia: Scritti di B.: L’anima e l’arte di Giovanni Pascoli, Bologna 1913; Commemorazione di G. Jaurès e Antonio Tosi Bellucci, Milano 1916; La giustizia militare, Milano 1917. Scritti su B.: «In memoria di Genuzio Bentini», numero unico a cura del Comitato nazionale per le onoranze a G.B., 25 giu. 1950; C. Nardi, Genuzio Bentini. L’uomo, la sua arte forense, Genova 1958; N.S. Onofri, La grande guerra nella città rossa, Milano 1966, ad indicemIl movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomen.

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