BELLINI, Umberto

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
BELLINI, Umberto

Date di esistenza

Luogo di nascita
Mantova
Data di nascita
17/04/1881

Attività e/o professione

Qualifica
Falegname

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Mantova il 17 aprile 1881 da Carlo e Virginia Rossi. Frequenta fino alla 3a elementare e diventa falegname. Le sue vicende giudiziarie cominciano quando ha appena 15 anni e proseguono con piccole condanne per tentate lesioni, porto abusivo d’arma, resistenza oltraggio e percosse agli agenti negli anni successivi.

Nel novembre 1900 partecipa, in qualità di presidente del Circolo popolare di Forlì, al Congresso repubblicano di Firenze, ma ben presto è classificato come anarchico. Temperamento irrequieto, nei primi anni del secolo si sposta in continuazione tra Milano, Brescia, Cremona, Mantova con una puntata in Svizzera nel 1903. Amico di Domenico Borghesani e di Carlo Comaschi, partecipa allo sciopero generale del settembre 1904 e nel febbraio 1905 viene arrestato per oltraggio e violenza alla forza pubblica, subendo di conseguenza una condanna a due mesi di reclusione.

Trasferitosi a Verona, collabora a «La Favilla» di Mantova firmandosi con l’anagramma “Libero-ben-litmu”, che continuerà a usare con leggere variazioni anche in seguito nelle corrispondenze per «Il Libertario». Nel 1908 lascia Verona per Brescia e nel 1911 si stabilisce a Milano. Tornato a Brescia nel 1916 dirige un piccolo laboratorio di falegnameria e viene attentamente vigilato. Arrestato nel luglio del 1920 perché trovato in possesso di una bomba a mano, è condannato a tre anni e due mesi di carcere, ridotti poi in appello a due anni, sette mesi e 29 giorni.

Dichiarato in un primo tempo (1924) non pericoloso per l’ordine nazionale, nel novembre 1926 viene ammonito e nel dicembre successivo assegnato al confino per cinque anni a Lampedusa. Tra confino, carcerazione per contravvenzione agli obblighi del confino e vigilanza speciale, B. rimane a Lampedusa, dove esercita l’attività di falegname, fino al 1933, quando viene rimandato a Brescia. Anche il periodo successivo è segnato da continui arresti e piccole condanne per reati comuni, anche se le segnalazioni della polizia lo vogliono sempre fedele alle idee anarchiche.

Nel 1938 lavora in proprio come falegname e alloggia al dormitorio pubblico. Considerato sempre pericoloso nel giugno 1940 è internato nel campo di concentramento di Colfiorito (pg) e trasferito poi a quello di Ariano Irpino e nell’aprile 1941 alla Colonia di Pisticci (MT). Da allora se ne perdono le tracce. S’ignorano data e luogo di morte. (M. Antonioli)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

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