BELLINA, Giuseppe
Tipologia Persona
- Terersiliano (pseudonimo)
Intestazione di autorità
- Intestazione
- BELLINA, Giuseppe
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Piana degli Albanesi
- Data di nascita
- 26/10/1879
- Luogo di morte
- Piana degli Albanesi
- Data di morte
- 27/06/1902
Attività e/o professione
- Qualifica
- Operaio ebanista
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a Piana dei Greci (oggi Piana degli Albanesi) (PA) il 26 ottobre 1879 da Giorgio e Giuseppa Nocera, operaio ebanista (pseudonimo: “Terersiliano”). Orfano di padre, offeso di un occhio, trascorre l’infanzia presso l’Ospizio di beneficenza di Palermo, da dove viene espulso, il 18 luglio 1896, per avervi propagandato le sue idee socialiste-anarchiche e il suo ateismo. Conseguita nello stesso mese la licenza elementare, rientra a Piana dei Greci e stringe amicizia con i fratelli Riolo, tra i principali esponenti del locale gruppo socialista-rivoluzionario, in fase di transizione verso l’anarchismo. Nell’autunno è nuovamente a Palermo, dove aderisce alla Federazione socialista. Dimessosi a seguito delle polemiche insorte tra gli anarchici e Nicolò Barbato, vi rientra il 1° maggio 1897 per abbandonarla definitivamente alla vigilia del 1° maggio 1898. Svolge nel frattempo una preziosa opera di raccordo col gruppo anarchico, piuttosto numeroso, che sorge a Piana dei Greci. Vi spedisce giornali anarchici e corrispondenze in cui esalta le gesta dei “martiri dell’idea”: Caserio, Ravachol, Vaillant, Lega, Acciarito, Angiolillo e Luccheni. Per tale motivo subisce il suo primo arresto nella notte dal 21 al 22 settembre 1898 e resta in carcere fino al giugno successivo. A Palermo frequenta assiduamente gli anarchici più influenti, come Crisafi, Gulì e Genova, e spiega un’efficace attività di propaganda fra la gioventù. Il 20 luglio 1900 viene sorpreso e arrestato a Piana dei Greci, in una località di campagna, mentre con altri anarchici canta l’Inno dei Lavoratori. Inizia in questo periodo a collaborare al giornale socialista «La Battaglia», con apprezzati dialoghi popolari in cui esaltà le virtù del cooperativismo e della resistenza, e a «L’Avvenire sociale» di Messina. Il 2 marzo 1901 viene nuovamente arrestato mentre incita la folla in tumulto a resistere alla forza pubblica e a gridare “Viva l’anarchia”. Sconta per tale reato otto mesi di reclusione che finiscono per compromettergli la salute. Ritiratosi a Piana dei Greci il 5 marzo 1902, vi muore di polmonite, in casa della madre, il 27 giugno 1902. (N. Musarra)
Fonti
- Fonti: Archivio dello Stato - Palermo, Gabinetto di Questura (1920-1943), b. 437 (1905), ad nomen [contiene anche un’autobiografia, manoscritta, dello stesso B.]; La Redazione, Necrologio. Giuseppe Bellina, «L’Avvenire Sociale», Messina, 16 lug. 1902, p. 3.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181