BECHERONI, Giuseppe
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- BECHERONI, Giuseppe
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Vernio
- Data di nascita
- 23/08/1887
- Luogo di morte
- Prato
- Data di morte
- 27/12/1917
Attività e/o professione
- Qualifica
- Intagliatore
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a Vernio (PO) il 23 agosto 1887 da Giovan Battista e Maria Meucci, intagliatore. Sposato con Annita Sanesi, aderisce all’anarchismo dopo aver militato nel PSI, e, insieme col compagno di fede Tullio Gambacciani, fonda a Prato “un embrione di gruppo anarchico denominato ‘L’inferno’”. Propagandista infaticabile, l’8 dicembre 1911 viene arrestato per aver gridato “abbasso l’Italia, viva i Turchi”, nel corso di una manifestazione indetta per festeggiare una vittoria dell’esercito italiano impegnato in Libia. È questa la prima condanna riportata da B., che nel 1912 è ritenuto “pericoloso” dalla polizia e risulta essere uno degli uomini di punta del movimento anarchico pratese. Il 3 settembre di quell’anno lancia una sottoscrizione per la costituzione del Circolo Libertario di Studi Sociali: il Circolo, che dispone anche di una biblioteca, è già attivo alla data del 18 ottobre e B. ne è il cassiere. Diffusore del quindicinale antimilitarista milanese «Rompete le file!», nel 1913 crea un Gruppo Libertario Rivoluzionario (ai primi di aprile), partecipa al congresso regionale anarchico che si svolge a Pescia (PT) (11 mag.) e a un convegno libertario che si tiene a La Spezia (1-2 giu.). Fatto ritorno a Prato, la sera del 3 giugno contesta vivacemente, insieme con altri compagni, una dimostrazione studentesca inneggiante all’esercito. In tale circostanza Pietro Barni, un anarchico intimo di B., strappa una bandiera tricolore ed è tratto in arresto. B. riesce invece a eclissarsi e a promuovere una sottoscrizione a favore di Barni: viene per questo condannato a un’ammenda. Il 25 ottobre, alla vigilia delle prime elezioni politiche a suffragio universale maschile, fa affiggere “un manifesto intitolato ‘Non Votate’, diretto ai lavoratori e contenente eccitamento alla rivolta”: nuovamente denunciato, è assolto dal Tribunale di Firenze il 19 marzo 1914. Il 3 maggio dello stesso anno cerca di tenere una pubblica conferenza a Prato, ma il prefetto di Firenze la proibisce per ragioni di ordine pubblico. Il 10 giugno, nel corso delle agitazioni della Settimana rossa, incita i dimostranti della città laniera alla ribellione aperta. Immediatamente denunciato, si allontana da Prato il 29. Colpito da mandato di cattura e attivamente ricercato in tutto il regno, viene arrestato a Prato il 7 settembre e tradotto nelle carceri fiorentine: il 12 novembre è condannato a sette mesi di reclusione per oltraggio agli agenti della forza pubblica. Il 10 maggio 1915, nell’imminenza dell’entrata in guerra dell’Italia, viene deferito all’autorità giudiziaria “per istigazione a delinquere”, avendo, insieme con altri anarchici, indotto gli operai della ditta Forti di Casarsa, uno degli stabilimenti più importanti di Prato, ad astenersi dal lavoro “onde suscitare disordini e commettere violenze sotto il pretesto del richiamo alle armi”. Il 18 maggio il giudice istruttore dichiara il non luogo a procedere nei suoi confronti “per inesistenza di reato”. B. muore di tubercolosi il 27 dicembre 1917 nell’ospedale di Prato: per volontà della famiglia i funerali si svolgono in forma religiosa, e pertanto i compagni non vi prendono parte. (A. Affortunati)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Commemorazione di due compagni, «Il Lavoro» (Prato), 5 gen. 1918.
Bibliografia: A. Affortunati, Prato, terra d’anarchici, «Microstoria», n. 5 (1999).
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
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