BAZZOCCHI, Attilio

Tipologia Persona
Tiglino (pseudonimo)

Intestazione di autorità

Intestazione
BAZZOCCHI, Attilio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Forlì
Data di nascita
05/12/1903
Luogo di morte
Forlì
Data di morte
12/09/1985

Attività e/o professione

Qualifica
Commesso viaggiatore

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Forlì il 5 dicembre 1903 da Agostino e Luigia Amaducci, commesso viaggiatore. Chiamato comunemente “Tiglino”, frequenta le scuole elementari fino alla 6ª classe. Aderisce giovanissimo al movimento anarchico e ne diviene ben presto uno dei membri più rappresentativi a Forlì e in Romagna, svolgendo un’intensa attività nel Primo dopoguerra. Secondo le fonti di polizia ha “carattere vivace, mediocre educazione, intelligenza svegliata e pronta”. Nel luglio 1920 è delegato al Congresso della uai di Bologna e vi conosce, fra gli altri, E. Malatesta, Gigi Damiani, Nello Garavini e soprattutto A. Borghi, con cui avvia un’amicizia ed una collaborazione durate fino alla morte di quest’ultimo (a testimonianza di tale rapporto, fondato su un’affinità umana e ideale, e proseguito in forma epistolare anche durante il secondo soggiorno di Borghi negli Stati Uniti dal 1948 al 1953, rimane un fitto carteggio ora acquisito dalla Biblioteca libertaria “Armando Borghi” – Castel Bolognese (Ra)). Intenso anche il legame con Virgilia D’Andrea, la compagna di Borghi, conosciuta nello stesso periodo (cfr. Attilio, 1921-Ricordo di Virgilia, «L’Aurora», Forlì, 15 mag. 1948); ancora nel 1926 la polizia di Forlì rintraccerà, addosso al comunista Federico Tassi in procinto di espatriare clandestinamente, una lettera di B. indirizzata a D’Andrea esule a Parigi, in cui il mittente assicura il proprio appoggio morale e finanziario per la rivista «Veglia», di prossima pubblicazione nella capitale francese. Il 17 aprile 1922 B., per conto della far, invia alla delegazione russa presso la Conferenza di Genova, un telegramma di protesta contro la repressione del governo bolscevico verso gli anarchici russi. Nello stesso anno pubblica alcuni articoli su «Umanità nova», di cui è il corrispondente da Forlì, e viene picchiato dai fascisti. Dopo l’avvento al potere del fascismo è perseguitato (con diffida e perquisizioni) e più volte arrestato. Nonostante le precarie condizioni economiche, contribuisce a mantenere sotterraneamente vivo il movimento romagnolo e a fare espatriare clandestinamente vari compagni. Nella prima metà degli anni Venti si sposa con Manilla Gaudani, e ben presto alla coppia nasceranno tre figli maschi. Assunto come operaio filatore alla Orsi Mangelli, perde volontariamente due falangi di una mano per avere una piccola pensione e mantenere la famiglia. In seguito riprende il lavoro di commesso viaggiatore. Si dedica anche, con un certo successo, al gioco d’azzardo (una parte considerevole dei proventi sarà utilizzata per aiutare i compagni). Sorpreso più volte a esercitare questa attività, riceve diverse denunce dalle autorità di PS. Subisce inoltre alcune condanne per altri reati minori, trascorrendo in carcere alcuni mesi tra il 1931 e il 1932 (viene scarcerato prima di avere scontato tutta la pena perché gli viene diagnosticata una forma di tbc, e successivamente rientra in una amnistia). Durante la lotta partigiana, pur non entrando mai a far parte di formazioni combattenti, collabora attivamente con i gruppi armati (in particolare le brt Garibaldi), soprattutto mantenendo i contatti fra le formazioni che operano nell’Appennino e quelle operanti in città. Partecipa a numerosi incontri clandestini con anarchici e con antifascisti di altre correnti politiche, sia nel forlivese che nelle Ville Unite di Ravenna (in particolare nelle case degli anarchici Gaetano Triossi di S. Pietro in Trento e Sintoni di Erbosa). Lavora in quegli anni per l’azienda di Edgardo Ridolfi, un ex fascista convertitosi all’antifascismo, di cui diventa amico (morirà da eroe durante la Resistenza). Pur collaborando con socialisti, comunisti e repubblicani allo sforzo comune per liberare il paese dai nazifascisti e condividendo con questi i notevoli rischi della lotta clandestina, gli anarchici romagnoli, grazie anche all’impegno di B., mantengono intatta la loro fisionomia ideale e politica, gettando le premesse per la ripresa del movimento dopo la fine della guerra. Anche la sua compagna si espone a gravi rischi durante la lotta partigiana, tra l’altro riuscendo a fare evadere dal carcere di Forlì il partigiano anarchico ravennate Pietro Guglielmo Bartolini, arrestato dai tedeschi durante un rastrellamento in montagna (cfr. B., Qualche cenno sulla lotta partigiana in Romagna, «Umanità nova», 3 mag. 1964). Nel dopoguerra, insieme a Pio Turroni, B. è tra i maggiori protagonisti della ripresa del movimento in Romagna, e la sua casa diviene un sicuro e accogliente rifugio per i compagni di passaggio o per quelli bisognosi di aiuto (tra l’altro, insieme a Manilla ospiterà nei suoi ultimi anni Gigi Damiani, ormai vecchio e malato). È tra i fondatori e i più importanti esponenti della ricostituita far. Sempre con Turroni e altri fonda e redige il periodico romagnolo «L’Aurora» (Ravenna poi Forlì, 1944-47), contribuendo anche alla redazione ed all’edizione di molti libri e opuscoli (con la casa editrice L’Aurora e poi, a partire dalla fine del 1949, con le edizioni L’Antistato). Dopo il rientro in Italia di Borghi nel 1945, B. e Turroni gli organizzano giri di propaganda in città e paesi (“Quello della Romagna fu il primo tour de force. Si andava da luogo a luogo in pieno inverno, su una camionetta dagli sportelli sconnessi, prestata e guidata dal buon Attilio Bazzocchi. Si partiva gelati per arrivare gelati in posti gelati, si parlava in posti gelati e si dormiva in posti gelati”. A. Borghi, Conferma anarchica, p. 76). Partecipa, in qualità di delegato della fa Romagnola, a numerosi Congressi della FAI (Carrara, 1945; Bologna, 1947; Livorno, 1949; Rosignano Solvay, 1961) e a diversi Convegni nazionali. Al i Congresso di Carrara, in rappresentanza dei Gruppi Giovanili della Romagna, prende parte anche il figlio Nevio, che sarà presente poi tra i promotori e i partecipanti del successivo Convegno giovanile nazionale di Faenza del luglio 1946. Al ii Congresso della Federazione, quello del 1947, B. viene nominato a far parte della cdc nazionale, con sede a Bologna (insieme a Antonio Scalorbi, Pio Turroni, Enzo Cepelli, Primo Bassi). Nel 1965 si schiera con Borghi e con i gruppi e le individualità che lasciano la FAI in dissenso con i deliberati del viii Congresso di Carrara. Collabora al periodico «Iniziativa Anarchica», portavoce precongressuale e poi post-congressuale dei dissidenti (di cui escono quattro numeri, prima a Pisa e poi a Forlì). Prende parte al Convegno nazionale dei gia (Pisa, 19 dic. 1965) che dà vita ufficialmente a una nuova organizzazione nazionale, ed è tra i fondatori e i collaboratori del periodico «L’Internazionale» di Ancona (i cui primi numeri verranno stampati a Forlì). Alieno da ogni settarismo, mantiene peraltro sempre contatti anche con compagni di orientamento diverso dal suo. Dopo il 1968, allorché anche a Forlì e in Romagna si affaccia sulla scena politica una nuova generazione di libertari e si formano nuovi gruppi composti quasi esclusivamente da giovani, B. offre il suo contributo di conoscenza e di esperienza. I suoi suggerimenti, le sue critiche spesso acute ma sempre espresse in modo pacato, e la sua profonda umanità e tolleranza, costituiscono la base di una collaborazione che si traduce, per molti dei suoi interlocutori, in una occasione di riflessione e di orientamento. Negli ultimi anni, pur prostrato dalla morte della sua compagna Manilla (avvenuta nel 1981), che per tanti anni aveva condiviso la sua esistenza, e sempre più costretto a casa dalle malattie, non abbandona l’interesse e la partecipazione emotiva e ideale alle attività del movimento. Muore a Forlì il 12 settembre 1985. Per volontà dei figli il funerale si svolge in forma strettamente privata. (G. Landi – F. Melandri)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Biblioteca libertaria “Armando Borghi” – Castel Bolognese (Ra), Archivio Armando Borghi; Fondo Anarchici Romagnoli; Ricordo di Manilla Gaudani, «L’Internazionale», dic. 1981; F. Melandri, Ricordo di Attilio Bazzocchi, «Umanità nova», 6 ott. 1985; P. Ferrua, Nevio Bazzocchi, ivi, 4 dic. 1994. 
Bibliografia: A. Borghi, Conferma anarchica (Due anni in Italia), Forlì 1949; A. Borghi, Vivere da anarchici, a cura di V. Emiliani, Bologna 1966; Che cosa sono i gia, Torino 1976; La lotta partigiana nella vallata del Bidente. Alcuni episodi realmente vissuti e raccontati dal partigiano Secondo Tartagni (Dino), Forlì 1976; FAI Congressi.

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