BARTOLINI, Pietro Guglielmo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
BARTOLINI, Pietro Guglielmo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Cervia
Data di nascita
02/12/1899
Luogo di morte
Ravenna
Data di morte
27/11/1958

Attività e/o professione

Qualifica
Fuochista

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Cervia (RA) il 2 dicembre 1889 da Domenico e Eugenia Medea Soprani, fuochista. Si trasferisce a Ravenna con la famiglia il 19 novembre 1898. Ancora adolescente lavora come bracciante e poi falegname. Il 29 dicembre 1909, a seguito della chiamata di leva, è arruolato in marina dove riceve punizioni per il fatto di professare idee sovversive e farne propaganda. Dopo il congedo è sottoposto alla sorveglianza dei carabinieri, senza che questi riescano a segnalare alcunchè di rilievo sulla sua condotta politica. Non è dato sapere a che periodo risale la sua adesione all’anarchismo, le fonti di polizia, relativamente ai primi tre lustri del secolo, affermano che “ha professato sempre idee socialiste ma senza molta ostentazione”. Avrebbe inoltre fatto “parte della CdL di Ravenna, tanto d’aver rappresentata nei congressi quella organizzazione”. Si occupa in qualità di fuochista compiendo alcuni viaggi a Cattaro. Convinto neutralista, è richiamato il 10 luglio 1915 e destinato a Venezia e poi a Brindisi sempre come fuochista. Si rende colpevole di un reato militare ed è condannato a un anno di reclusione. Mentre si trova in carcere a Venezia, in attesa di essere tradotto a Gaeta, conosce due militari anch’essi detenuti, il marinaio Achille Moschini e il cavalleggero Giorgio Carpi, che dicono di essere in contatto con agenti segreti austriaci disposti a pagare forti somme di denaro a chiunque faccia saltare in aria navi militari italiane, e gli propongono di unirsi a loro in quest’impresa. B. li sta ad ascoltare, forse incredulo, in ogni caso senza denunciarli nonostante proprio in quel periodo si verifichi il disastro della corazzata Benedetto Brin, affondata nel porto di Brindisi il 27 settembre 1915 per un sabotaggio (456 morti tra ufficiali, sottufficiali e marinai). Il 15 ottobre, B. è trasferito al carcere militare di Gaeta e probabilmente perde i contatti con i due interlocutori. Dopo l’affondamento della nave da guerra Leonardo da Vinci, che il 2 agosto 1916 ha la poppa squarciata da una catena di esplosioni e si capovolge nel Mar Piccolo di Taranto decide a comunicare alle Autorità ciò che sa. Le sue rivelazioni fanno fare un passo decisivo alle indagini della Commissione d’inchiesta, ma egli stesso si ritrova incriminato per tradimento e intelligenza col nemico. Al processo per la Benedetto Brin il Tribunale militare di Roma il 1° agosto 1918 lo condanna all’ergastolo previa degradazione. I suoi due coimputati sono invece condannati alla pena di morte mediante fucilazione (pena poi tramutata in ergastolo). Per il resto della sua vita B. si proclamerà sempre innocente e pur con le cautele del caso va segnalato che, tra le persone che lo hanno conosciuto e frequentato, è diffusa la convinzione che egli possa essere stato incastrato nella vicenda a causa della sua ingenuità. Trascorre in carcere circa 25 anni, prevalentemente a Porto Longone nell’isola d’Elba. Secondo la testimonianza di una nipote, che però non ha finora avuto riscontri, esce dopo avere firmato – dietro insistenze dei familiari – la domanda di grazia, e trascorre poi quasi un anno di confino a Ventotene. Dopo la caduta del fascismo, riacquista la propria libertà e prende parte attiva alla Resistenza come partigiano combattente, con il nome di battaglia “Vecchio” nella 8ª brt Garibaldi che opera nell’Appennino forlivese. Il 20 aprile 1944 è catturato dai tedeschi durante un rastrellamento in montagna e portato nel carcere di Forlì in attesa di fucilarlo. I suoi compagni riescono però a farlo evadere con uno stratagemma (nell’evasione hanno un ruolo di rilievo Manilla Gaudani, moglie dell’anarchico forlivese Attilio Bazzocchi, e la giovanissima partigiana Ginetta Ghirardini). Subito dopo, dal 12 giugno 1944 fino al successivo 4 dicembre, fa parte della Divisione sap Ravenna. Nell’immediato dopoguerra è un esponente di rilievo della fcl, poi Federazione Anarchica Romagnola di Ravenna (tra l’altro, in qualità di segretario della Federazione anarchica ravennate, firma il comunicato di allontanamento di Domenico Zavattero dal movimento anarchico). Insieme a Pirro Bartolazzi e Digione Bosi collabora alla rifondazione de «L’Aurora». Muore a Ravenna per infarto cardiaco il 27 novembre 1958. (G. Landi)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, MI uci (1916-1919), b. 14, f. 283, Moschini Achille, ivi, b. 18, f. 358, Carpi Giorgio; ivi, Pubblica sicurezza ags, (Prima Guerra mondiale); Archivio anpi Ravenna, Schedario partigiani; isrfc, Fondo Flamigni; I processi del giorno. Due condanne a morte e una all’ergastolo per l’affondamento della “Brin”, «Il Corriere della sera», 2 ago. 1918; Lutti nostri, «Umanità nova», 14 dic. 1958; Testimonianze orali di Stefano Bagnoli e Liliana Gasperoni Benelli, rilasciate a Ravenna a G. Landi il 23 e 25 giu. 2003.

Bibliografia: A. Bazzocchi, Qualche cenno sulla lotta partigiana in Romagna, «Umanità nova», 3 mag. 1964; Rossi, ad indicem; G. Sacchetti, Resistenza e guerra sociale, «Rivista storica dell’anarchismo»,«Rivista storica dell’anarchismo», gen.-giu. 1995; R. Gremmo, Gli Anarchici nel CLN di Ravenna, l’epurazione dei fascisti ed il “caso Zavattero”, «Storia Ribelle», aut. 1996.

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