BARTOLAZZI, Pirro

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
BARTOLAZZI, Pirro

Date di esistenza

Luogo di nascita
Ravenna
Data di nascita
26/05/1880
Luogo di morte
Ravenna
Data di morte
25/01/1956

Attività e/o professione

Qualifica
Calzolaio

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Ravenna il 26 maggio 1880, da Domenico e Gaspara Garroni, calzolaio. Il suo profilo biografico, redatto dalla Prefettura ravennate il 2 maggio 1901, lo segnala quale appartenente alla “sezione socialista-anarchica di Ravenna detta ‘Circolo Nebbia’ […] denunciata siccome associazione sediziosa”, e ne sottolinea l’influenza “sui giovani socialisti anarchici della città e dei sobborghi di Ravenna”. Nel dicembre 1901 dà vita, con altri compagni, ai circoli socialisti-anarchici “Carlo Cafiero” e “Gioventù Libertaria”, dei quali – annota ancora la Prefettura del capoluogo romagnolo – “è […] uno dei capi morali”. Su «Il Ribelle» di Ferrara, organo della Federazione socialista-anarchica romagnola, compare un suo articolo volto a dimostrare come i socialisti anarchici rifuggano dall’uso della violenza fine a se stessa, poiché loro “ideale è l’amore, ed esso sta all’antitesi della forza brutale” (Noi non siamo violenti, «Il Ribelle», 26-27 apr. 1902). Viene arrestato l’11 novembre 1902 per aver tentato, insieme ad altri anarchici ravennati (tra i quali Agostino Masetti) di sovrapporre alla lapide in memoria dei caduti per l’indipendenza una corona di alloro inneggiante “ai martiri di Chicago barbaramente assassinati dalla borghesia”. Rilasciato dopo poco più di un mese, è nuovamente tratto in arresto il 22 aprile 1903 con l’accusa di violenza e oltraggio a pubblico ufficiale, perché “insieme con Tavani Ludovico e con Melandri Fabio […], facendo parte di un assembramento di braccianti che [vogliono] entrare in Ravenna per chiedere lavoro, non obbedisce all’invito di disciogliersi fatto dal funzionario di PS”. Nel gennaio del 1904 lascia Ravenna per Roma, stabilendosi a Fiumicino, presso la locale colonia romagnola. Mantiene nondimeno i contatti con i compagni di Ravenna, tant’è che, nell’aprile del 1904, il suo nome figura, accanto a quelli di Giuseppe “Fabio” Melandri e Lodovico Tavani, tra i fondatori de «L’Aurora». Nel giornale, primo periodico anarchico ravennate, non compaiono tuttavia articoli a suo nome (è probabile che si firmi con uno pseudonimo, ma non è dato sapere quale). Rientra a Ravenna all’inizio del 1908, riprendendo la consueta opera di propaganda e subendo molteplici condanne per attività “sovversive”. Nel marzo del 1912 prende a collaborare con «L’Agitatore» di Bologna, curandovi una rubrica di corrispondenze dal Ravennate, sotto lo pseudonimo di “Impaziente”. Negli anni a venire B. si discosta progressivamente dalla politica attiva, serbando – a quanto riferiscono le carte di polizia – “regolare condotta”. Nel febbraio del 1916 ottiene di essere aggregato come capo squadra a un gruppo di lavoro in partenza per il fronte; mentre una nota della Prefettura ravennate in data 4 marzo lo descrive addirittura come “fervente interventista” e “simpatizzante repubblicano”. Deve trattarsi di una abiura passeggera, indotta forse dalle contrastanti passioni del momento, se è vero che, richiamato alle armi nel gennaio del 1918 (in seguito alla revisione generale dei riformati), l’autorità militare viene convenientemente “avvisata […] delle idee [anarchiche] da lui professate”. Nel dopoguerra, pur avendo del tutto abbandonato l’attività politica, continua a essere vigilato (il 16 marzo 1929 viene anzi arrestato “per omessa denunzia di arma”). È soltanto nel settembre del ’35, allorché risulta con assoluta evidenza che B. è ormai dedito esclusivamente alla sua professione di calzolaio, che il suo nome viene depennato dall’elenco delle “persone da arrestare in determinate contingenze”. Ma B. torna coraggiosamente all’impegno politico nell’ottobre del ’43, nei giorni drammatici di Salò e dell’occupazione nazista, entrando nelle sap e prodigandosi in azioni di sostegno ai partigiani della 28a brt Garibaldi “Mario Gordini”. All’indomani della liberazione di Ravenna è chiamato a far parte, in rappresentanza degli anarchici, della Giunta comunale provvisoria presieduta dal repubblicano Riccardo Campagnoni, nominata con decreto prefettizio il 14 dicembre 1944 e rimasta in carica sino alle elezioni amministrative dell’aprile 1946. Contribuisce altresì alla rinascita de «L’Aurora», di cui – nel periodo ravennate (dopo i primi numeri il giornale passerà da Ravenna a Forlì) – risulta gerente. Sebbene ormai anziano, continua a militare con passione nel movimento libertario. Muore a Ravenna il 25 gennaio 1956. (A. Luparini)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Lutti nostri. Pirro Bartolazzi, «Umanità nova», 5 feb. 1956.

Bibliografia: Qualche cenno sul Ravennate, «Umanità nova», 26 apr. 1964; Borghi, ad indicem; Id., Vivere da anarchici, Bologna 1966, pp. 74, 270; L. Casali, Le giunte popolari nel Ravennate dalla liberazione alla crisi dell’unità antifascista (1944-1946), in La Resistenza in Emilia-Romagna, a cura di L. Bergonzoni, Bologna 1976, p. 276; L. Cilla, Storia di un anarchico in paradiso. Aneddoti e frammenti di vita di Pirro Bartolazzi, calzolaio ravennate di fede anarchica, «Qui», 7 nov. 1996, p. 30.

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