BARRESI, Giulio Cesare
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- BARRESI, Giulio Cesare
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- La Goletta
- Data di nascita
- 19/06/1885
- Luogo di morte
- Roma
- Data di morte
- 1971
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a Goletta (Tunisi) il 19 giugno 1885 da Alberto e Clelia Benedetti. Oriundo di Trapani, viene segnalato come simpatizzante anarchico dalla polizia di Tunisi nel maggio 1908. Frequenta infatti in quell’epoca la colonia anarchica di Tunisi, animata da Nicolò Converti e ben presto rafforzata dai fratelli Casubolo. Ispettore d’avaria al porto di Tunisi per la merce che arriva via mare, conta ben presto le più larghe conoscenze nel campo commerciale e in quello marittimo, delle quali si serve per evitare piccole condanne e ammende causate dalle sue opinioni politiche. Oblatore della stampa anarchica di lingua italiana, è amico personale di Paolo Schicchi che ospita e finanzia nei suoi soggiorni a Tunisi, nel 1924 e nel 1929-30, il secondo in preparazione del fallito sbarco insurrezionale in Sicilia. Dopo l’avvento del fascismo è tra i curatori, con Nicolò Converti e Vincenzo Serio, della rubrica in lingua italiana “In Italia – La voce degli italiani liberi”, apparsaappaRivista storica dell’anarchismo nella seconda pagina del quotidiano «Tunis socialiste» (pseudonimo: “Barisone”). Il 31 luglio 1930 commemora Jean Jaurés e Giacomo Matteotti alla CdL di Tunisi, su iniziativa dei socialisti francesi. È l’inizio di un’opera di raccordo tra le varie componenti dell’antifascismo italiano, che sfocia dal 1930 in una serie di periodici («La Voce nuova», trisettimanale diretto da Vincenzo Serio, di cui B. è gerente fino al novembre 1932, organo della sezione tunisina della Concentrazione Antifascista, sostituito nel dicembre 1933 con «La Libertà») e nella nomina di B. a segretario della LIDU di Tunisi, avvenuta nel corso dell’Assemblea generale del 24 marzo 1932. Sostenuto in particolare dagli anarchici Nino Casubolo, Nicolò Converti, Gigi Damiani, Gino Bibbi, e dal comunista Loris Gallico, B. dà alla LIDU un’impronta di resistenza intransigente alla penetrazione fascista in Tunisia, che cerca di allargare alle altre componenti della sinistra tunisina. A tal fine partecipa al congresso dell’Unione dei sindacati tunisini e al ii congresso confederale dell’Africa del Nord, tenutisi a Tunisi rispettivamente il 7 ed 8 marzo 1931 e al congresso delle logge massoniche dell’Africa del Nord che ha luogo pure a Tunisi in aprile (egli riveste la carica di gran maestro della massoneria locale). Pur mantenendo le idee anarchiche, nel 1935 aderisce al movimento di GL, insieme a Clara Cirino, già fidanzata di Bibbi e ora legata a lui in stretti rapporti di amicizia. Il 22 settembre 1935 esce il primo numero del «Domani», “rassegna libera di idee, uomini e cose”, diretto da Casubolo, Gallico e Damiani, ed emanazione della LIDU. La comparsaLa compaRivista storica dell’anarchismo del giornale porta a una zuffa tra fascisti e antifascisti, di cui sono protagonisti gli anarchici Vincenzo Mazzone e Giovanni Puggioni, difesi da B. in commissariato. In questi anni sostiene una fiera lotta col consolato italiano di Tunisi, che sfida apertamente, nascondendo e proteggendo gli esuli politici, o addirittura procurando la loro fuga dall’Italia e dai luoghi di confino. L’ovra prova a tendergli un tranello, non riuscito, tramite il fiduciario “Turillu” (l’ex anarchico Salvatore Renda), in occasione della richiesta di aiuto all’espatrio inviatagli dall’anarchico alcamese Gaspare Cannone. Il 13 e 14 ottobre 1935 interviene alla riunione degli anarchici italiani di Tunisi, tenutasi in casa di Giovanni Salerno e Giovanni Puggioni, in cui si decide la condotta da tenere nei confronti delle altre forze antifasciste. Dà quindi vita al Circolo Popolare Italiano, altra emanazione della LIDU di cui verrà eletto presidente il 6 giugno 1937, che ha lo scopo di controbilanciare l’influenza nell’elemento operaio dei circoli fascisti del dopolavoro. B. si reca più volte a Marsiglia, dove partecipa a importanti riunioni antifasciste. Il 2 maggio 1937 pronuncia al velodromo del Belvedere, dinanzi a 5.000 persone, un vibrante discorso a nome della LIDU e in difesa della Spagna repubblicana. In queste occasioni riceve larghe sovvenzioni dalla sezione francese della LIDU, che gli permettono prima di pubblicare un quindicinale antifascista, «L’Eco d’Italia», di cui è direttore, e poi di sovvenzionare un prestigioso settimanale, «L’Italiano di Tunisi», redatto unitariamente da anarchici, socialisti, repubblicani, massoni e da un gruppetto di giovani intellettuali comunisti che segue le direttive moscovite sul “fronte unico”. Tra i collaboratori figura l’operaio Giuseppe Miceli, assassinato il 20 settembre 1937 nel corso di una spedizione punitiva promossa dai cadetti delle navi scuola Amerigo Vespucci e Cristoforo Colombo, ancorate nel porto di Tunisi. Il giornale pubblica molte notizie di vita della Sicilia e ospita, tra l’altro, un ampio dibattito, innescato dall’anarchico Giovanni Rosa, sull’indipendenza dell’isola. La crisi di Monaco porta B. a dichiarare alle autorità francesi, il 28 settembre 1938, che, in caso di guerra con l’Italia, avrebbe formato un battaglione di volontari antifascisti per combattere al loro fianco. Tale soluzione, che non dispiace ai comunisti ma è avversataavveRivista storica dell’anarchismota dagli anarchici, innesca una serie di polemiche interne alla LIDU. Cementano l’inedita alleanza tra B. e i comunisti la presidenza che questi assume dell’Unione Popolare Italiana, traduzione locale del “fronte unico” stalinista; l’adesione al progetto di un nuovo quotidiano, egemonizzato dai comunisti, apparso il 5 marzo 1939 col nome de «Il Giornale»; il matrimonio infine della figlia Clelia Giuseppa con Silvano Bensasson, “colonna basilare” del comunismo locale. Allo scoppio del conflitto, B., nel frattempo naturalizzato francese, mette in pratica il suo piano, costituendo dei plotoni, inquadrati militarmente, di antifascisti italiani e spagnoli (questi ultimi ex marinai della flotta repubblicana rifugiata a Biserta) da adibirsi “alla sorveglianza dei connazionali (internati) nei campi di concentramento, nella ‘difesa passiva’, nella pronta occupazione di tutte le istituzioni italiane, come l’Ospedale, il Consolato, ecc.”. Nonostante la sconfitta militare dell’esercito francese e l’avvento del governo Pétain, B. e i suoi amici continuano nel novembre 1940, protetti ancora dalle autorità locali, ad avversareavveRivista storica dell’anarchismore il regime fascista, limitandosi però, secondo le fonti della polizia fascista, “alle mormorazioni e alle chiacchiere di caffè”. Il 3 agosto 1941 viene colpito da mandato di cattura del Tribunale speciale; nel febbraio 1942 si parla di un suo imminente arresto, essendo indicato come lo “Spettro” che, tramite una radio clandestina, disturba le comunicazioni radio italiane; lo si segnala in fitte relazioni con gli antifascisti Carmelo Navarro, anch’egli naturalizzato francese e addetto alla Capitaneria di porto di Tunisi, Gigi Damiani e Pietro Messeri. Anche il fratello Leonello, barbiere, nato a Tunisi il 2 luglio 1895, persiste a professare sentimenti antifascisti e anzi ospita nel suo domicilio diverse riunioni sovversive. Con l’occupazione italiana del novembre 1942 la situazione di B. si fa precaria. Entrato in in clandestinità fa perdere ogni traccia fino al maggio successivo, quando la Tunisia viene liberata dagli Alleati. A capo della LIDU anche nel dopoguerra, muore a Roma nel 1971. (N. Musarra)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ascl, Gabinetto di Questura, b. 149 (1945), f. Trapani. Attentatori. Vigilanza (1939).
Bibliografia: Scritti di B.: Prefazione a Fedullo Mario, Lo Stato corporativo, a cura de “L’Italiano di Tunisi”, Tunisi 1937. Scritti su B.: Spriano, vol. III, ad indicem; J. Bessis, La Méditerranée fasciste. L’Italie mussolinienne et la Tunisie, Paris, 1980; F. Pezzino, L. D’Antone, S. Gentile, Catania tra guerra e dopoguerra (1939-1947), Catania 1983, pp. 147-148; F. Gramignano, Il tentativo rivoluzionario di Paolo Schicchi del 1930, Pescara 1997, pp. 38-39, 47-48, 52-53; G. Galzerano, Vincenzo Perrone, Casalvelino Scalo 1999, p. 67.
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